Schlein e Conte? Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire (Nordio e Piantedosi)
Reazioni e commenti delle opposizioni alle informative dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri. I Graffi di Damato.
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Reazioni e commenti delle opposizioni alle informative dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri. I Graffi di Damato
Non vi è peggior sordo – dice un vecchio proverbio – di chi non vuol sentire, come hanno dimostrato i discorsi preconfezionati dei parlamentari di opposizione dopo le comunicazioni dei ministri della Giustizia e dell’Interno sull’affare del generale libico Almasri. Che, accusato di crimini compiuti nelle prigioni da lui comandate e arrestato in Italia su ordine di cattura della Corte penale internazionale dell’Italia, dopo essere stato lasciato libero di viaggiare fra Gran Bretagna, Belgio e Germania, è stato prima liberato dalla magistratura e poi rimpatriato dal governo con un volo di Stato per ragioni di sicurezza e di urgenza.
Neppure le circostanze dettagliate riferite, in particolare, dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sugli errori ammessi dalla Corte dell’Aia nella stesura dei primi documenti, poi corretti in altri, hanno indotto, per esempio, la segretaria del Pd Elly Schlein alla Camera ad aggiornare il discorso già scritto prima della seduta. Ridotte quelle circostanze a “cavilli” e il ministro della Giustizia a “difensore” del generale libico, la Schlein ha ripetuto in aula quello che da giorni diceva contro la premier Gorgia Meloni per non aver voluto riferire lei direttamente al Parlamento. E le ha dato della presidente non del Consiglio ma del coniglio, con tanto di cartelli alzati a sinistra.
Una volta tanto la segretaria del Pd ha dettato la linea a Giuseppe Conte. Che di suo ha aggiunto gli insulti alla Meloni di viltà, fuga, obbedienza agli ordini di Tripoli, di Bruxelles e di Washington. Dove peraltro è appena tornato alla Casa Bianca quel Donald Trump al quale proprio lui, come gli ha ricordato Maurizio Lupi, era riuscito la prima volta a diventare così simpatico e disponibile, mentre a Roma cambiava disinvoltamente maggioranza per restare a Palazzo Chigi, da guadagnarsi il nome al plurale: Giuseppi.
Di tutto il dibattito svoltosi sul caso Almasri fra Camera e Senato quello che è destinato a rimanere nella politica non riguarda la Libia e il generale che le è stato restituito, ma l’impegno ribadito dal Guardasigilli di portare in porto la riforma della giustizia che ne porta il nome. La cui necessità è stata confermata dall’uso che nella magistratura si è fatto anche del caso Almasri per fare opposizione al governo.
Accusato sarcasticamente fuori dall’aula, in particolare dal capo della Procura di Napoli Nicola Gratteri nel salotto televisivo di Lilli Gruber, di avere compattato i magistrati contro il governo, Nordio li ha ringraziati di avere compattato sulla separazione delle carriere e il resto della sua riforma la maggioranza di centrodestra. A brigante, brigante e mezzo, diceva l’indimenticabile presidente della Repubblica Sandro Pertini ripetendo un proverbio non meno efficace di quello sul sordo peggiore che non c’è di chi non vuol sentire. Proverbio applicabile, ripeto, alle reazioni alle comunicazioni del governo sul caso Almasri.