Pressing su Fed e Opec: «Giù tassi e prezzo del petrolio»

E niente. Sul delicato tema dei dazi, Donald Trump non svela le carte. Anche ieri al World Economic Forum, dove è intervenuto in collegamento, non ha aggiunto nulla di significativo su questo tema. Ha solo mostrato toni amichevoli con la Cina («Con il presidente Xi ho una buona relazione») e con l’Europa («I love Europe»), […] L'articolo Pressing su Fed e Opec: «Giù tassi e prezzo del petrolio» proviene da Iusletter.

Jan 24, 2025 - 10:10
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Pressing su Fed e Opec: «Giù tassi e prezzo del petrolio»

E niente. Sul delicato tema dei dazi, Donald Trump non svela le carte. Anche ieri al World Economic Forum, dove è intervenuto in collegamento, non ha aggiunto nulla di significativo su questo tema. Ha solo mostrato toni amichevoli con la Cina («Con il presidente Xi ho una buona relazione») e con l’Europa («I love Europe»), ma ha sottolineato ancora una volta che i deficit commerciali degli Stati Uniti verso queste due aree geografiche non vanno bene e non sono «equi». Senza però aggiungere nulla su eventuali dazi. Però ha detto due cose che un movimento sui mercati l’hanno creato: che chiederà all’Opec di abbassare i prezzi del petrolio e che domanderà alla Fed di ridurre i tassi come fanno le banche centrali di tutto il mondo.

Petrolio, tassi, Borse

Così gli unici movimenti sono arrivati proprio sui prezzi del petrolio, che sono scesi anche più dell’1% (con il Wti andato sotto i 75 dollari al barile e il Brent sotto i 79) prima di risalire a causa del dato che nel pomeriggio ha certificato che le scorte statunitensi sono ai minimi dal 2022. E poi a muoversi sono stati i rendimenti dei titoli di Stato, che negli Stati Uniti sulla scadenza decennale sono saliti (a dispetto delle pressioni sulla Fed per tagliare) dal 4,60% al 4,64%. Le Borse invece sono rimaste pressoché invariate oltreoceano: Wall Street quando Trump ha iniziato a parlare a Davos era poco mossa, con una variazione intorno allo zero rispetto alla sera prima quando aveva toccato il nuovo record storico. E quando ha finito di parlare era ancora lì: poco sopra lo zero. Con il Nasdaq ancora lievemente negativo. Invece le Borse europee hanno chiuso più briose: Milano +0,72%, Francoforte +0,77%, Parigi +0,70% e Londra +0,23%.

La grande incognita

Dopo le emozioni forti dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca e degli innumerevoli ordini esecutivi firmati con un ritmo impressionante, ora il mercato è dunque tornato alla finestra. La domanda principale che si pongono gli investitori riguarda i dazi, che potrebbero avere un forte impatto (negativo) sulla crescita economica e sull’inflazione: il mercato si chiede se Trump usi i dazi come semplice arma negoziale con i vari Paesi stranieri oppure se davvero li varerà nella forma più aggressiva proposta in campagna elettorale. Ma a questa domanda ancora non arriva risposta. E il fatto che tardi ad arrivare è visto da tutti come un fattore relativamente positivo: perché fa pendere la bilancia dalla parte dei dazi usati come arma negoziale. Insomma: dalla parte del cane che abbaia ma non morde come dice di voler fare.

Ieri per esempio quando Trump ha iniziato a parlare della «slealtà» con cui Europa, Cina e Canada mantengono un surplus commerciale con gli Stati Uniti, i rendimenti dei titoli di Stato hanno iniziato la marcia al rialzo preoccupati per l’inflazione che una guerra commerciale potrebbe portare. Ma quando poi non ha aggiunto nulla sul tema dazi, anche i rendimenti si sono un po’ sgonfiati. E soprattutto le Borse non hanno mostrato alcun movimento particolare. Segno che questo è il tema più caldo sui mercati, ma che finché non arrivano dettagli gli investitori tendono a considerarlo ancora una tema dai contorni indefiniti.

Gli altri temi del giorno

In attesa di avere una risposta sul fronte commerciale, ieri le Borse sono state tirate in alto e in basso da forze contrastanti. Positivo è stato di certo il calo del prezzo del petrolio. Negativo è invece stato l’impatto dei conti di una società coreana del settore chip, SK Hynix , che ha registrato profitti record ma ha messo in guardia su un calo della domanda futura sul fronte degli smartphone e sul fronte degli investimenti in intelligenza artificiale. Questo ha tagliato le gambe inizialmente alle quotazioni di tante big tech, a partire da Nidia che poi si è ripresa, che comunicheranno i risultati trimestrali a breve (a partire dal 29 gennaio). Positivo, infine, il fatto che Trump non abbia ancora parlato di dazi in maniera concreta. Questo ha permesso alle Borse di vivacchiare ieri, di restare a galla, in attesa di dettagli. L’incertezza, in fondo, è l’unica certezza che i mercati hanno di fronte.

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