Benefici e sviluppo locale, il valore delle comunità energetiche
La Comunità Energetica Rinnovabile CER Gesuiti è una società cooperativa, costituita l’11 maggio 2024. La prima configurazione costituita all’interno della CER Gesuiti, ammessa dal Gse a verifica preliminare di ammissibilità del 5 novembre 2024 (prot. n. GSEWEB/P20240855118) è relativa alla cabina primaria n. AC001E00091, ubicata a sud-est della provincia di Taranto. CER Gesuiti si pone […] The post Benefici e sviluppo locale, il valore delle comunità energetiche first appeared on QualEnergia.it.
La Comunità Energetica Rinnovabile CER Gesuiti è una società cooperativa, costituita l’11 maggio 2024.
La prima configurazione costituita all’interno della CER Gesuiti, ammessa dal Gse a verifica preliminare di ammissibilità del 5 novembre 2024 (prot. n. GSEWEB/P20240855118) è relativa alla cabina primaria n. AC001E00091, ubicata a sud-est della provincia di Taranto.
CER Gesuiti si pone come obiettivo principale l’equilibrio tra produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, agrivoltaico) e consumi di energia pulita all’interno dei territori di competenza di ciascuna configurazione al fine di promuovere lo sviluppo locale, sostenibile e innovativo, la riduzione della povertà energetica, l’aumento dell’efficienza dei consumi tradizionali e l’introduzione di nuovi modelli produttivi, che coniugano tecnologia avanzata e vocazione artigianale e agricola dei territori.
Gli impianti a fonti rinnovabili all’interno della Comunità sono distribuiti e integrati in modo omogeneo sul territorio, ognuno con potenza nominale minore di 1 MW, vicini il più possibile alle utenze di consumo e utili allo sviluppo di nuovi centri di consumo produttivi innovativi.
La diversificazione delle rinnovabili e della tipologia dei consumatori incrementano la disponibilità e affidabilità dei servizi energetici.
L’attuale piano di sviluppo della CER Gesuiti prevede la realizzazione di circa 3 MW di impianti agrivoltaici sperimentali su colture esistenti, 1,5 MW di impianti in aree industriali e su lastrici solari, circa 60 kW di eolico di piccola taglia, per una produzione totale annua di circa 6.000.000 di kWh, di cui circa 1000 kWh/giorno immagazzinabili in sistemi di accumulo elettrochimico ubicati in più siti.
L’analisi energetica globale del contesto territoriale rileva minori consumi rispetto al totale delle produzioni: in Puglia i dati dell’anno 2022 (fonte: Terna) evidenziano una sovraproduzione di circa 20.000 GWh, determinata sia da fonti fossili che rinnovabili.
In queste condizioni le sottostazioni elettriche presentano spesso una inversione dei flussi di energia: si produce male, utilizzando il 70% di fonti fossili, mentre le stesse fonti rinnovabili generano grandi quantità di energia in poco spazio e in poco tempo, costringendo i flussi energetici ad essere utili solo in altri luoghi molto lontani dalle zone di produzione, ma transitanti attraverso le grandi arterie di trasporto e distribuzione.
Si consuma poco, neanche la metà di quanto si produce, e si consuma male, senza un’adeguata educazione energetica, a causa della obsolescenza e bassa efficienza di molte utenze nell’industria, nell’artigianato, nel commercio e nel domestico.
La elevata densità di produzione eolica e fotovoltaica, in gran parte nella titolarità di grandi utility e fondi di investimento, satura in molte aree le sottostazioni elettriche che drenano l’energia sulle linee di alta tensione.
Occorre distinguere le produzioni destinate esclusivamente ai consumi locali da quanto si produce per essere utilizzato altrove, promuovendo quindi due modelli di sviluppo in parallelo:
(a) la concentrazione necessaria a salvaguardare i livelli minimi indispensabili dei parametri elettrici
(b) quella distribuita per consentire un corretto utilizzo dell’energia pulita da indirizzare allo sviluppo locale.
La CER Gesuiti, ma anche le CER in generale, rappresentano un potenziale volano di sviluppo che va ben orientato al fine di equilibrare produzioni e consumi, garantendo al contempo la disponibilità di energia da condividere con le utenze di consumo che dovranno sempre più sostituire il termico.
Se non si tiene presente questo aspetto si rischia di vedere soltanto l’effetto immediato delle CER in termini di installazione di nuovi impianti rinnovabili, mentre le potenzialità di lungo termine consistono nella capacità dei sistemi locali di determinare l’equilibrio tra produzione e consumi in un percorso virtuoso di crescita contestuale che mette a disposizione delle utenze le produzioni da rinnovabili in sostituzione delle fonti fossili, ecco che i benefici ambientali diventano sempre più significativi soprattutto perché viene indicata una direzione di cambiamento da percorrere insieme, produttori e consumatori.
Il limite di potenza di 1 MW per ciascun impianto alimentato da fonti rinnovabili e l’esclusione delle grandi imprese dalla partecipazione alle CER è una precisa scelta di politica industriale volta a favorire la disseminazione degli impianti, evitando la cristallizzazione di interessi consolidati e rendite di posizione dei grandi gruppi finanziari e industriali.
Quello che si vuole dire è che, per la prima volta, i benefici economici derivanti dalla disponibilità delle fonti energetiche rinnovabili dovranno essere condivisi localmente e non potranno essere oggetto di speculazione finanziaria, mantenendo nelle aree sottostanti la medesima cabina primaria, sia le produzioni che i consumi.
È una opportunità che gli attori locali devono poter cogliere: produttori e consumatori potranno in tal modo essere protagonisti della transizione energetica e non subirla sostenendone i costi senza alcun beneficio diretto.The post Benefici e sviluppo locale, il valore delle comunità energetiche first appeared on QualEnergia.it.
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