Phone Free February: riuscirete a non usare lo smartphone?
Adesso vi voglio. Ora arriva la vera sfida. Altro mese, altro trend social da seguire. Ci eravamo tuffati a capofitto nell’ardua impresa del dry january: niente alcol per 31 giorni. Neanche una birra il sabato sera. Che fatica. Ma sembra nulla in confronto a quello che sta per arrivare. Faremo i conti con la Dipendenza. E no, la lettera in maiuscolo non è un refuso. Signore e signori, date il benvenuto al “Phone Free February”. Perché quella faccia? Ancora non avete capito di che si tratta? È una campagna no-profit che vi metterà alla prova: ridurre l’utilizzo del vostro smartphone sarà l’obiettivo. Nel caso ve la vogliate prendere con qualcuno, l’ideatore si chiama James Warn, animatore della comunità “Global Solidarity Foundation”. L’idea alla base è semplice: non vietare il telefono ma stimolare una riflessione sul tempo trascorso online e sulla sua effettiva necessità. “Ridurre l’uso del cellulare anche solo di un’ora al giorno, invece di smettere di colpo, può avere un impatto notevole sulla qualità della vita e sui livelli di depressione”, ha affermato Jennifer Katzenstein, direttrice di neuropsicologia presso il Jhon Hopkins All Children’s Hospital. In effetti è di vera e propria assuefazione che si parla. La tecnologia da neutra sta diventando matrigna, come la Natura in Leopardi. Da occasione a fonte di infelicità. Gli occhi seguono tutto il giorno lo schermo come se ne fossero innamorati. Mentre il cuore inizia a battere per i mi piace e le notifiche. Così il trend del “Phone Free February” si sforza di interrompere questo meccanismo. Ma come? Il primo step, dice Warn, “dipende da quanto puoi rendere noioso il tuo telefono”, attraverso l’utilizzo di colori come il grigio o disattivando la riproduzione automatica dei video. E poi iniziare con piccole pause: si parte da 15 minuti. Se durante questo lasso di tempo non si entra in crisi di astinenza, allora sarà possibile aumentare i periodi di non utilizzo. Come suggeriscono gli esperti, intraprendere questi minimi cambiamenti può ripristinare i neurotrasmettitori nel cervello e farci sentire meglio. La sfida prevede altre due prove: stilare una lista di attività da compiere al di fuori del mondo digitale e spegnere ogni tipo di device elettronico almeno un’ora prima di andare a dormire. Difficile? Sicuramente. Tuttavia, non può che far riflettere. È notizia di pochi giorni fa che in Italia sono aumentati i “lupi solitari”. Ovvero adolescenti con scarse interazioni sociali, che si autorecludono dentro casa. E lo smartphone diventa il loro carceriere. Lo studio è stato il frutto di un lavoro condotto dall’Istat in collaborazione con l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr di Roma. “Come società occidentale post pandemica ci stiamo avviando verso la trasposizione delle relazioni umane reali in relazioni virtuali, un fenomeno che storicamente non è mai accaduto”, avverte Antonio Tintori, uno degli autori. Vietare completamente lo smartphone sarebbe controproducente, è vero. Ma utilizzarlo in maniera diversa è possibile. Esistono infatti tutta una serie di programmi che ci aiutano a monitorare quanto tempo trascorriamo sui telefoni. Tra i più famosi vi è “Quality Time”: un vero e proprio grillo parlante pronto a non farvi smarrire la retta via. Potrete visualizzare quante volte sbloccate lo schermo e quanto tempo passate sulle singole app. E ogni volta fornirà un report di riepilogo con i dati giornalieri e settimanali. Per i più indisciplinati, Quality Time invierà delle notifiche di avvertimento. Da non sottovalutare neanche il programma “Moment”, che offre agli utenti delle sessioni di coaching guidato per capire in che modo limitare l’uso del cellulare. Insomma, la tecnologia ha anche i suoi risvolti postivi e questi trend possono essere delle opportunità divertenti per prendere maggiore consapevolezza. Tuttavia, se siete arrivati a leggere fin qua ho una brutta notizia per voi. Il tempo è scaduto. Spegnete lo smarthpone.
Adesso vi voglio. Ora arriva la vera sfida. Altro mese, altro trend social da seguire. Ci eravamo tuffati a capofitto nell’ardua impresa del dry january: niente alcol per 31 giorni. Neanche una birra il sabato sera. Che fatica. Ma sembra nulla in confronto a quello che sta per arrivare. Faremo i conti con la Dipendenza. E no, la lettera in maiuscolo non è un refuso. Signore e signori, date il benvenuto al “Phone Free February”. Perché quella faccia? Ancora non avete capito di che si tratta? È una campagna no-profit che vi metterà alla prova: ridurre l’utilizzo del vostro smartphone sarà l’obiettivo. Nel caso ve la vogliate prendere con qualcuno, l’ideatore si chiama James Warn, animatore della comunità “Global Solidarity Foundation”. L’idea alla base è semplice: non vietare il telefono ma stimolare una riflessione sul tempo trascorso online e sulla sua effettiva necessità. “Ridurre l’uso del cellulare anche solo di un’ora al giorno, invece di smettere di colpo, può avere un impatto notevole sulla qualità della vita e sui livelli di depressione”, ha affermato Jennifer Katzenstein, direttrice di neuropsicologia presso il Jhon Hopkins All Children’s Hospital. In effetti è di vera e propria assuefazione che si parla.
La tecnologia da neutra sta diventando matrigna, come la Natura in Leopardi. Da occasione a fonte di infelicità. Gli occhi seguono tutto il giorno lo schermo come se ne fossero innamorati. Mentre il cuore inizia a battere per i mi piace e le notifiche. Così il trend del “Phone Free February” si sforza di interrompere questo meccanismo. Ma come? Il primo step, dice Warn, “dipende da quanto puoi rendere noioso il tuo telefono”, attraverso l’utilizzo di colori come il grigio o disattivando la riproduzione automatica dei video. E poi iniziare con piccole pause: si parte da 15 minuti. Se durante questo lasso di tempo non si entra in crisi di astinenza, allora sarà possibile aumentare i periodi di non utilizzo. Come suggeriscono gli esperti, intraprendere questi minimi cambiamenti può ripristinare i neurotrasmettitori nel cervello e farci sentire meglio. La sfida prevede altre due prove: stilare una lista di attività da compiere al di fuori del mondo digitale e spegnere ogni tipo di device elettronico almeno un’ora prima di andare a dormire. Difficile? Sicuramente. Tuttavia, non può che far riflettere.
È notizia di pochi giorni fa che in Italia sono aumentati i “lupi solitari”. Ovvero adolescenti con scarse interazioni sociali, che si autorecludono dentro casa. E lo smartphone diventa il loro carceriere. Lo studio è stato il frutto di un lavoro condotto dall’Istat in collaborazione con l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr di Roma. “Come società occidentale post pandemica ci stiamo avviando verso la trasposizione delle relazioni umane reali in relazioni virtuali, un fenomeno che storicamente non è mai accaduto”, avverte Antonio Tintori, uno degli autori. Vietare completamente lo smartphone sarebbe controproducente, è vero. Ma utilizzarlo in maniera diversa è possibile. Esistono infatti tutta una serie di programmi che ci aiutano a monitorare quanto tempo trascorriamo sui telefoni. Tra i più famosi vi è “Quality Time”: un vero e proprio grillo parlante pronto a non farvi smarrire la retta via. Potrete visualizzare quante volte sbloccate lo schermo e quanto tempo passate sulle singole app. E ogni volta fornirà un report di riepilogo con i dati giornalieri e settimanali. Per i più indisciplinati, Quality Time invierà delle notifiche di avvertimento. Da non sottovalutare neanche il programma “Moment”, che offre agli utenti delle sessioni di coaching guidato per capire in che modo limitare l’uso del cellulare. Insomma, la tecnologia ha anche i suoi risvolti postivi e questi trend possono essere delle opportunità divertenti per prendere maggiore consapevolezza. Tuttavia, se siete arrivati a leggere fin qua ho una brutta notizia per voi. Il tempo è scaduto. Spegnete lo smarthpone.