Perché i Maestri sono senza eredi?

“Senza eredi. Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li cancella” di Marcello Veneziani letto da Tullio Fazzolari

Feb 2, 2025 - 13:17
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Perché i Maestri sono senza eredi?

“Senza eredi. Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li cancella” di Marcello Veneziani letto da Tullio Fazzolari

Chi ha un po’ di fantasia creativa può costruirsi un pantheon immaginario assolutamente originale in cui non c’è posto né per santi né per sovrani o altri illustri personaggi del genere. Ci sono, invece, quelli che con qualche margine di approssimazione è possibile definire i “grandi del pensiero”: scrittori, poeti, filosofi, teologi, ideologi e giornalisti. Ne individua e ne racconta una settantina Marcello Veneziani con il suo libro più recente: “Senza eredi. Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li cancella” (Marsilio, 336 pagine, 19 euro).

Premesso che fra i tanti ce n’è qualcuno che gode ancora di buona salute, pare subito evidente che l’obiettivo di Veneziani non è quello di rendere omaggio alla loro memoria. Di ciascun maitre-à-penser o scrittore viene tracciato un breve profilo biografico che ne sottolinea sia l’importanza imperitura sia gli aspetti controversi. Ma lo scopo primario del libro è quello esplicitato con estrema chiarezza nel titolo “Senza eredi”: i “maestri” hanno senza dubbio lasciato un grande patrimonio culturale ma, con tutta la più buona volontà, è assai difficile intravedere qualcuno che ne abbia raccolto il testimone. Non c’è attenzione per il passato e la conseguenza è che il presente non ha nulla da tramandare al futuro.

La tesi di Veneziani, malgrado un po’ di pessimismo, è purtroppo abbastanza realistica. Fra i tanti esempi abilmente riassunti in “Senza eredi” si può indicarne uno che forse ha una sua attualità politica. Passata la festa per i 150 anni dell’unità d’Italia, non si parla quasi più del Risorgimento. Tanto meno viene ricordata l’ideologia di Giuseppe Mazzini che delineava un pensiero nazionale e superava sia il liberalismo individualista sia il socialismo materialista. In qualche misura anticipava la necessità di quella che poi è stata definita la “terza via”. Nessuno è riuscito a percorrerla e il pensiero politico di oggi, a corto di ideali e di capacità di visione strategica, non va oltre le chiacchiere sulla creazione di un improbabile terzo polo che a volte è laico e altre cattolico. Non si prevedono grandi sviluppi. “

Senza eredi” puntualizza anche aspetti delle vicende vaticane di cui la Chiesa preferisce non parlare. Prevale l’opinione diffusa che Benedetto XVI sia stato un papa debole tanto da rinunciare al trono di San Pietro e la sua immagine è sovrastata dall’esuberanza del successore. Ma questo non dovrebbe far dimenticare che il cardinale Ratzinger è stato un grande teologo e in questo nessuno finora è stato in grado di sostituirlo.

Particolarmente interessante è poi il racconto che Veneziani fa dell’antitesi tra Eugenio Scalfari e Indro Montanelli: in comune, a ben vedere, avevano solo il fatto di essere due grandi del giornalismo. Su tutto il resto dallo stile di scrittura alle capacità imprenditoriali erano completamente diversi. Anni dopo li accomunano i posteri: “Repubblica” non è più quella dei tempi di Scalfari e “il Giornale” non è più quello di Montanelli. Per dirla con le parole di Letizia Moizzi, nipote di Montanelli, quando qualche giorno fa le è stato chiesto chi fosse l’erede di suo nonno ha risposto: “Nessuno”. Come scrive Marcello Veneziani, non ci sono eredi.