L’impatto del caso Almasri sul governo Meloni

Del caso-Almasri si dovrà sapere e chiarire tutto nell’interesse delle parti coinvolte, del Paese e soprattutto della verità. Il taccuino di Guiglia.

Feb 2, 2025 - 13:17
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L’impatto del caso Almasri sul governo Meloni

Del caso Almasri si dovrà sapere e chiarire tutto nell’interesse delle parti coinvolte, del Paese e soprattutto della verità. Il taccuino di Guiglia

L’impatto dell’avviso di garanzia è come un fulmine sul Palazzo, ma non a cielo sereno. Era tempestoso da tempo il rapporto fra giustizia e politica, in particolare con il governo di centrodestra che ha promosso la riforma costituzionale della separazione delle carriere invisa a buona parte della magistratura. Ma lo scontro deflagra dopo l’annuncio che la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto fare con un video per comunicare a tutti d’essere stata indagata – assieme ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano – per favoreggiamento e peculato a proposito del rimpatrio del generale libico Osama Almasri deciso dal governo. Pur inseguito, il rimpatriato, da un ordine di cattura della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

“Io non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”, ha affermato la presidente del Consiglio, sottolineando che il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, cioè chi ha disposto l’indagine su denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, “è lo stesso del fallimentare processo a Salvini per sequestro di persona”.

Il riferimento è al processo “Open Arms” sui migranti (Salvini assolto perché il fatto non sussiste). Ma l’aver messo insieme due vicende così diverse tra loro, dà l’idea di quanto la maggioranza consideri intrecciata e non casuale l’azione dei magistrati.

Lo confermano le dure reazioni degli alleati (“Vergogna”, commenta Salvini, “sembra una ripicca delle toghe” gli fa eco Tajani), mentre Elly Schlein, leader del Pd, chiede al governo di riferire subito in Parlamento.

Dunque, è politico il risvolto dell’indagine dovuta dopo la denuncia presentata dall’avvocato Li Gotti, “ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi” – ha chiosato la presidente del Consiglio -, e che comunque potrebbe concludersi anche con l’archiviazione.

Il punto giuridico di un caso intricato e controverso (il generale ha girato libero per una dozzina di giorni in tre Paesi d’Europa, prima di assistere allo stadio alla partita Juve-Milan), è semplice: la decisione del governo di non ottemperare alla richiesta della Corte penale internazionale, rientra o no nelle sue sovrane prerogative? Se sì, è stata presa o no nel pieno rispetto delle norme vigenti?

Sono interrogativi non peregrini, se si pensa che il generale, capo della polizia giudiziaria libica e responsabile del centro di detenzione di Mitiga, era stato arrestato a Torino, ma scarcerato dalla Corte d’Appello di Roma, che ha la competenza su questi temi, perché non ne era stata richiesta la necessaria autorizzazione al ministro della Giustizia.

Un groviglio di competenze, cavilli e scelte dall’evidente, anche se inconfessabile interesse politico di mantenere buone relazioni fra Roma e Tripoli anche per evitare ondate di migranti. Non per caso il grande ricercato è stato rimandato a casa (“espulso per la sua pericolosità”, dice il governo) con aereo di Stato italiano.

Ma ora del caso Almasri si dovrà sapere e chiarire tutto nell’interesse delle parti coinvolte, del Paese e soprattutto della verità.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova
www.federicoguiglia.com