Leo allontana ancora il taglio Irpef al ceto medio: “Non mi impegno sui tempi”. Il nodo risorse e l’incrocio col contrasto all’evasione

Il viceministro con delega al fisco cauto dopo il flop del concordato. La riduzione strutturale dell'evasione fiscale, che potrebbe essere impiegata per tagliare la seconda aliquota, resta un'incognita L'articolo Leo allontana ancora il taglio Irpef al ceto medio: “Non mi impegno sui tempi”. Il nodo risorse e l’incrocio col contrasto all’evasione proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 5, 2025 - 15:06
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Leo allontana ancora il taglio Irpef al ceto medio: “Non mi impegno sui tempi”. Il nodo risorse e l’incrocio col contrasto all’evasione

“Sicuramente, risorse permettendo, quest’anno un’attenzione riconoscibile credo che vada data al ceto medio“. Così Giorgia Meloni, nella conferenza stampa del 9 gennaio, prometteva per il 2025 la riduzione delle tasse per chi ha redditi fino a 50mila euro circa, più volte ventilata ma mai realizzata. Tra crescita stentata e flop del concordato preventivo biennale, la caccia alle coperture si sta però rivelando più complicata del previsto. Tanto che il viceministro con delega al fisco Maurizio Leo non se la sente di prendere impegni. Parlando a Telefisco del Sole 24 Ore, alla domanda sulle probabilità di un taglio dell’Irpef al ceto medio entro fine anno ha risposto di non potersi “impegnare sui tempi” perché “dobbiamo essere prudenti sui conti”.

Per ridurre l’aliquota mediana dal 35 al 33% servono 2,5 miliardi e altri 1,5 ne occorrerebbero per allargare lo scaglione a cui viene applicata alzando la soglia da 50mila a 60mila euro, altra suggestione evocata in molte occasioni da Leo. Ma dove trovare 4 miliardi? L’esponente di Fratelli d’Italia ha nuovamente tirato in ballo l’aumento delle somme “recuperate” dall’evasione fiscale, che come annunciato a metà gennaio sul Corriere nel 2024 sono salite a “32,7 miliardi. Cifra che di per sé dice poco: in attesa dei dati ufficiali dell’Agenzia delle Entrate, ancora non si sa quanta parte dipenda da misure straordinarie come definizione agevolate e rottamazioni che nulla c’entrano con la capacità strutturale di contrastare il nero.

Lo stesso Leo ha spiegato che “bisognerà capire quali margini ci sono per un recupero strutturale che può essere messo a sostegno del ceto medio”. Infatti le uniche somme davvero utilizzabili come coperture sono le maggiori entrate permanenti calcolate dal Mef sulla base dell’andamento del tax gap stimato nelle relazioni annuali della commissione che stima l’evasione fiscale.

L’anno scorso il governo l’ha sfangata perché, grazie alla riduzione del cosiddetto tax gap (la differenza tra gettito atteso e effettivo) registrata nel 2021, nonostante i peggioramenti attesi nel 2022 e nel 2023 è stato possibile alimentare con 2,19 miliardi il fondo per la riduzione della pressione fiscale poi usato come copertura per la manovra. Ma per il futuro la situazione si preannuncia più complicata: stime successive della Commissione europea dicono che l’evasione Iva nel 2023 è aumentata più di quanto risulta a via XX Settembre. Il rischio è che il recupero strutturale si azzeri.

A Leo non resta che sperare negli introiti in arrivo dalla sanatoria forfettaria offerta alle circa 470mila partite Iva soggette alle “pagelle” di affidabilità fiscale Isa che hanno aderito al concordato, l’accordo con le Entrate sulle tasse da pagare per il 2024 e 2025. Il condono copre eventuali redditi evasi tra 2018 e 2023 e prevede il pagamento di una mini imposta sostitutiva dell’Irpef del 10, 12 o 15% a seconda dell’affidabilità fiscale sul reddito già dichiarato incrementato di una quota fissa che dipende sempre dal punteggio Isa. La somma minima da versare è di 1000 euro per ogni annualità. Se tutti cogliessero l’occasione, racimolare almeno 2,5 miliardi non sarebbe difficile.

Altri 1,6 miliardi sono attesi come gettito del concordato stesso, ma si tratta di una cifra lorda che non tiene conto di quanto l’erario avrebbe incassato dagli stessi contribuenti che hanno aderito in assenza della nuova misura. Visto il forte sconto fiscale offerto per invogliarli a firmare, è probabile che il gettito sarebbe stato superiore.

Nulla arriverà invece dalla rottamazione quinquies auspicata dalla Lega: l’emendamento al decreto Milleproroghe che l’avrebbe introdotta è stato valutato improponibile. Resta invece in campo l’ipotesi di una proroga della Quater, riaprendo i termini fino a fine anno e confermando il pagamento in 18 rate. I pareri del governo non sono ancora arrivati e Leo non pare entusiasta: “Sono sempre molto prudente”, ha detto ieri, “si può valutare ovviamente con tutte le cautele delle coperture finanziarie”. Perché, come tutti provvedimenti di questo tipo, comporterebbe una ulteriore perdita di gettito: gli incassi finali si fermano sempre molto sotto le cifre attese, che già in partenza sono ben lontane dal debito originario visto che per rendere appetibile l’offerta vengono abbuonati interessi, sanzioni, aggio e diritti di notifica.

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