Intervista a Silvia Salemi: “Sono fortunata a vivere un momento in cui il vinile sta tornando di moda”

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Gen 27, 2025 - 22:06
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Intervista a Silvia Salemi: “Sono fortunata a vivere un momento in cui il vinile sta tornando di moda”

Intervista a Silvia Salemi che ha pubblicato “23 ORE – LIMITED EDITION“, il vinile bianco, edizione limitata contenente 10 canzoni estratte dall’omonima raccolta disponibile in digitale (http://ada.lnk.to/23ORE).

Intervista a Silvia Salemi

Silvia Salemi, è emozionante presentare “23 Ore – Limited Edition”, proprio per la preziosità del vinile…
Questo progetto mi emoziona tantissimo, soprattutto nell’anno in cui festeggio i miei 30 anni di carriera. Sono fortunata a vivere un momento in cui il vinile sta tornando di moda, e non ho potuto resistere: ho voluto anch’io una raccolta fisica, qualcosa di tangibile, da custodire e condividere con il mio pubblico.

Perché la scelta di una copertina bianca per il vinile?
Il bianco rappresenta libertà e creatività. Dopo tante copertine colorate, ho voluto lasciare spazio all’immaginazione, come una tela bianca su cui chi ascolta può scrivere e sognare. Inoltre, si collega perfettamente al titolo “23 Ore”, lasciando spazio alla 24ª ora, simbolo di opportunità e cambiamento, proprio come raccontava Eugenio Montale nelle sue “Occasioni”.

Cosa significa per te la “24ª ora”?
È l’ora mancante per completare un giorno intero, ma anche quella in cui tutto può cambiare. È il momento delle scelte, dell’imprevedibilità, in cui possiamo riscrivere il risultato della nostra vita. È un concetto che invita a riflettere su quanto ogni attimo possa essere decisivo.

Hai citato Eugenio Montale come ispirazione. Quanto è importante la letteratura nella tua musica?
La letteratura è una parte fondamentale del mio percorso. Sono laureata in Lettere Moderne, e il mio amore per autori come Montale, Garcia Lorca e altri si riflette spesso nei miei brani. Per me, la musica è anche un mezzo per far conoscere e apprezzare la bellezza della poesia e della letteratura, portando a riflettere su temi profondi e senza tempo.

“A casa di Luca” è uno dei brani iconici della tua carriera. Che significato ha oggi per te?
“A casa di Luca” è un inno alla semplicità e all’incontro umano. Non parla d’amore, ma della connessione tra le persone, lontano dai mezzi digitali e dall’intelligenza artificiale. Oggi provo una grande gratitudine verso questa canzone, che il pubblico continua a cantare con entusiasmo. È un regalo che ha lasciato un segno indelebile nella mia carriera.

Come vedi il rapporto tra musica e condivisione, specialmente nell’era dei social?
La parola “condivisione” è centrale oggi, ma spesso viene banalizzata. Con i social è facile cliccare e condividere un’emozione, ma la vera condivisione va oltre: richiede di sentire, capire e trasferire le proprie emozioni agli altri. È un atto più profondo, che non può essere ridotto a un semplice gesto digitale.

Hai curato ogni dettaglio del progetto, anche dal punto di vista grafico. Qual è stata la parte più complessa?
La parte grafica è stata sicuramente impegnativa. Avevamo tanto materiale fotografico e poco spazio per rappresentare l’eternità e la libertà che volevo trasmettere. La scelta dei brani è stata altrettanto difficile, ma non poteva mancare “A casa di Luca” in una nuova versione. Questo vinile racchiude momenti critici e significativi della mia carriera.

Rispetto a quando ci hai partecipato tu, ora al Festival di Sanremo c’è una serata riservata alle cover. Come si sceglie una cover?
Una cover si sceglie in base alla propria vocalità e al messaggio che si vuole trasmettere. È importante trovare un equilibrio tra l’espressività personale e il rispetto dell’originale. Poi si può riadattare, arrangiare, e fare propria la canzone. È un processo che va vissuto con il cuore.

Hai vissuto dei Festival di Sanremo iconici, tra cui spiccano partecipazioni consecutive. Che ricordi hai di quegli anni?
Sono stati anni incredibili, pieni di grandi artisti e canzoni che ancora oggi ricordiamo. Erano tempi in cui le canzoni duravano e lasciavano un segno profondo. È cambiato il modo di fruire la musica, oggi tutto è più veloce, ma credo che trovare un equilibrio sia essenziale per apprezzare davvero una canzone.

Quanto il tuo lavoro in radio influenza il tuo rapporto con la musica di oggi?
Tantissimo. La radio mi permette di scoprire e apprezzare anche gli artisti più giovani. Credo ci sia spazio per tutti: ogni generazione porta qualcosa di unico. La musica giovane è fresca, e anche se non sempre viene capita subito, è comunque preziosa perché riflette il presente.

Dopo “23 Ore – Limited Edition”, cosa c’è nel futuro di Silvia Salemi?
Adesso ci giocheremo la 24ª ora! Da settembre partirò con uno spettacolo di storytelling nei teatri, un’occasione per incontrare il pubblico in un contesto intimo e diretto. È lì che capisci veramente se quello che fai funziona, se arriva. Sono entusiasta di questa nuova avventura.

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