Intervista a Romina Falconi: “La bellezza sta nell’abbracciare la propria ombra e nel celebrare anche le debolezze”
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Intervista a Romina Falconi, che ha recentemente pubblicato il nuovo singolo Ti saluta questo canto, frizzante brano pop-dance estemporaneo, che racconta la storia di un amore casalingo in vestaglia e calzini durante la visione del Festival di Sanremo!
Intervista a Romina Falconi
Romina, siamo vicini al Festival di Sanremo, e tu hai deciso di omaggiarlo con il brano Ti Saluta Questo Canto.
Sanremo è una delle mie grandi passioni, ed è stato il motore che mi ha portata a fare musica. Da bambina lo seguivo con una dedizione assoluta. Ricordo ancora quando vidi Giorgio Faletti cantare Signor Tenente: anche se ero troppo piccola per comprenderne a pieno il significato, mi colpì profondamente. Sanremo per me è magia, è tradizione, è un appuntamento che ci unisce come paese.
Come mai hai deciso di scrivere una canzone in cui c’è un insolito omaggio a Sanremo?
Per celebrare la mia passione in modo romantico e goffo, come lo definisco io. Ho voluto raccontare l’amore semplice e casalingo, fermare il tempo, rompere gli orologi, e celebrare la tenerezza, ma sempre a modo mio. Sai che non sono una romantica classica, anzi! Sono un po’ goffa, ma questo è il mio stile.
Il brano sembra voler ridare valore ai piccoli gesti e alle emozioni semplici.
Ne abbiamo bisogno, ma serve lavorare su se stessi. Viviamo in una società che ci spinge sempre a performare, a essere vincenti a tutti i costi. Invece è fondamentale accettare le nostre emozioni e la nostra fragilità. La persona che è sempre vincente mi spaventa. La bellezza sta nell’abbracciare la propria ombra e nel celebrare anche le proprie debolezze.
La produzione del brano è stata affidata a Niccolò Savinelli e Leonardo Camminati. Come hai lavorato con loro?
Niccolò e Leonardo hanno sposato al 100% la mia follia, e per questo li adoro. Produttori come loro, capaci di spaziare e sperimentare, sono ormai rari come tigri bianche. Mi hanno aiutata a rendere il brano leggero e ironico, proprio come lo immaginavo. Con loro ho in cantiere molti altri pezzi, che usciranno a maggio.
Romina, hai partecipato a Sanremo diversi anni fa, quando il patron era Pippo Baudo. Che ricordo hai di quell’esperienza?
“Sanremo per me è stato come una giostra meravigliosa. Pippo Baudo è stato una figura fondamentale nella mia vita artistica. Era anche un musicista e si impegnava davvero tanto, si vedeva che metteva anima e corpo in quello che faceva. Ricordo che quell’anno il regolamento prevedeva che tra i tantissimi iscritti – eravamo più di mille! – venissero selezionati venti artisti, e da quei venti solo dieci avrebbero avuto l’occasione di esibirsi. Io ero una di quei venti e ho avuto la possibilità di cantare dal vivo davanti a Baudo.
Non mi scorderò mai il suo consiglio: dopo aver ascoltato il mio brano, mi disse che mancava uno special finale. Tornai a casa e, senza nemmeno sapere se sarei stata scelta, chiamai subito i miei amici per aggiungerlo. Era impossibile ignorare un consiglio così, arrivava da qualcuno che sapeva davvero di cosa stava parlando. E poi esibirsi con l’orchestra di Sanremo… Che emozione indescrivibile! Quei suoni, quell’arrangiamento orchestrale, non li risentirai mai più nella vita.”
Sanremo è noto anche per la complessità organizzativa. Come l’hai vissuta?
È una macchina gigantesca. Quello che il pubblico vede è solo la punta dell’iceberg, ma dietro c’è un lavoro immenso, un’attenzione ai dettagli incredibile. Giustamente, perché è un programma che viene seguito da grandi e bambini, quindi deve essere tutto impeccabile. Per me, che venivo dal mondo del piano bar, fu un salto enorme. Passare da impianti audio improvvisati a quel livello di professionalità mi fece sentire un piccolo pulcino in mezzo a una macchina mastodontica. Però è stato bellissimo, un’esperienza che mi ha arricchita tantissimo.”
Sanremo negli ultimi anni è cambiato molto. Qual è la tua opinione sul Festival attuale?
È vero, Sanremo è cambiato tantissimo, e lo trovo affascinante. Tra i brani degli ultimi anni, uno che secondo me rappresenta bene questa evoluzione è Ciao Ciao de La Rappresentante di Lista. Ha una forza incredibile, e credo che tra dieci anni avrà ancora lo stesso impatto. È un pezzo che profuma di immortalità.
Penso che la musica debba evolversi, certo, ma deve anche restare fedele a ciò che si ha dentro. Mi piacciono le canzoni che seguono le mode, ma amo ancora di più quei brani che nascono da un’idea personale, unica, che non assomiglia a niente e a nessuno. Ecco perché il mio cuore batterà sempre per quegli artisti indipendenti che riescono a creare qualcosa di diverso, anche quando è difficile. La gavetta ti insegna tanto, e io amo vedere persone che hanno cucito le loro canzoni su misura, perché è qualcosa che riconosco e rispetto profondamente.
Torniamo al presente. Ti Saluta Questo Canto non farà parte del tuo prossimo album, Rottincuore. Come mai questa scelta?
Il brano è una parentesi romantica. Rottincuore è un concept album in cui tutte le canzoni sono legate, e racconta le ombre umane. Ho studiato molto per realizzarlo, confrontandomi con psichiatri e psicologi. Volevo esplorare le nostre debolezze e dare dignità alle nostre ombre, mostrando che anche le parti più oscure di noi meritano di essere comprese e accettate.
Oggi un album è spesso considerato una playlist più che un progetto unitario. Tu cosa ne pensi?
Penso che sia bello avere la libertà di sperimentare, ma trovo importante preservare l’idea del concept album. È un’opera che ha un senso unitario, ed è un modo per raccontare una storia completa. Certo, non è facile da spiegare al pubblico di oggi, ma credo che valga la pena provarci.
Recentemente sei stata a Varese e hai partecipato a un evento importante. Ci racconti com’è andata?
Certo! Ho avuto il piacere di conoscere il direttivo dell’Arcigay di Varese. Sono persone che lavorano duramente tutto l’anno, perché organizzare un Pride è molto impegnativo. Per me è stato un onore immenso partecipare. Ogni anno arrivano sempre più persone, è una vera sfida per una città piccola, ma è stato bellissimo vedere famiglie, nonni e nipoti, arrivare persino dalla Svizzera. Un momento di gioia e rispetto.
Oggi qual è il messaggio che vuoi esprimere con più forza con la tua musica?
Voglio celebrare la libertà, la vulnerabilità e l’autenticità. La musica è il mio modo di connettermi con gli altri, e niente è più bello che sentirsi capiti senza dover indossare maschere. Spero che le mie canzoni possano essere uno spazio in cui le persone si riconoscono e si sentono accolte.
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