Il Mali continua la decolonizzazione: cacciata la multinazionale francese Total
Il Mali continua il suo percorso di decolonizzazione. Questa volta è toccato al gigante francese degli idrocarburi, Total Energies, che ha dovuto vendere le sue attività a Coly Energy Mali, un’entità gestita dalla società beninese Benin Petro. La mossa è stata salutata dalla giunta militare al potere nel Paese come un ulteriore atto liberazione dalla […] The post Il Mali continua la decolonizzazione: cacciata la multinazionale francese Total appeared first on L'INDIPENDENTE.
Il Mali continua il suo percorso di decolonizzazione. Questa volta è toccato al gigante francese degli idrocarburi, Total Energies, che ha dovuto vendere le sue attività a Coly Energy Mali, un’entità gestita dalla società beninese Benin Petro. La mossa è stata salutata dalla giunta militare al potere nel Paese come un ulteriore atto liberazione dalla presenza francese. La cessione arriva due settimane dopo il sequestro dell’oro alle multinazionali straniere. Inoltre, il Mali, insieme a Burkina Faso e Niger, con i quali ha recentemente costituito l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), sta portando avanti altri progetti politici con l’obiettivo della decolonizzazione dagli interessi stranieri, soprattutto occidentali.
Senza dare alcuna spiegazione, Total Energies lascia il Mali dopo più di venticinque anni di presenza. Coly Energy Mali, un’entità gestita dalla società beninese Benin Petro e dalla sua consociata svizzera Neutron, ha rilevato le 80 stazioni di rifornimento che Total Energies aveva in Mali. L’accordo è stato raggiunto il 23 gennaio, dopo circa un anno di trattative. Come fortemente voluto dal governo del Mali, i circa 1.100 dipendenti continueranno a lavorare sotto la nuova compagnia. I rapporti tra la giunta e il gigante petrolifero francese erano tesi da tempo, tra problemi di natura fiscale e ripetuti scioperi dei dipendenti.
Una delegazione del gruppo Coly Energy, guidata da René Hounsinou, nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione, è stata ricevuta dal primo ministro maliano, il generale Abdoulaye Maïga, per mettere a punto gli ultimi dettagli e annunciare ufficialmente la chiusura della trattativa e il passaggio di consegne. Così, tramite Coly Energy Mali, Benin Petro SA estende ora le sue operazioni in Mali, Benin e Costa d’Avorio. Questa acquisizione si inserisce in un contesto di riposizionamento strategico del settore energetico nella regione. Fa anche il paio con la decisione presa dal governo, intorno alla metà di gennaio, di sequestrare l’oro estratto nel Paese dalla Barrick Gold, la seconda azienda mineraria più importante al mondo.
Queste mosse sono la manifestazione politica della volontà del Mali, insieme a Burkina Faso e Niger, di proseguire sulla strada della decolonizzazione. Itre Paesi hanno appena ufficializzato l’uscita dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), che ha provato in tutti i modi a far tornare sui propri passi i governi militari dell’AES. Quest’ultima, la scorsa settimana, ha annunciato la formazione di una forza militare congiunta, composta da 5.000 uomini, per combattere le minacce portate dalle insurrezioni islamiste delle organizzazioni legate ad Al Qaeda e all’ISIS che imperversano nella regione da un decennio. Due giorni fa, invece, il presidente del Mali, Assimi Goïta, in qualità di Presidente dell’AES, ha annunciato il rilascio dei passaporti comuni ai Paesi dell’AES.
[di Michele Manfrin]
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