Europa verde: nel 2024 la produzione di elettricità pulita segna un nuovo record

In Europa, le emissioni di CO2 da produzione di elettricità sono diminuite del 59% nel 2024, rispetto al 1990. Grazie alle fonti rinnovabili.

Gen 26, 2025 - 20:16
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Europa verde: nel 2024 la produzione di elettricità pulita segna un nuovo record
  • Nel 2024, le emissioni di CO2 causate dal comparto dell’energia elettrica sono diminuite del 13 per cento in Europa rispetto all’anno precedente.
  • A guidare la transizione sono il fotovoltaico e l’eolico che hanno segnato nuovi record di produzione.

Il 2024 è stato un anno di svolta per la produzione di elettricità in Europa, con emissioni di CO2 mai così basse e un mix energetico che riflette una transizione decisa verso le fonti rinnovabili. Secondo i dati di Eurelectric, federazione dell’industria elettrica europea, le emissioni derivanti dalla generazione elettrica sono diminuite del 13 per cento rispetto al 2023, passando da 542 a 471 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (MtCO2eq). Nel contempo, i combustibili fossili hanno visto la loro quota nel mix elettrico scendere al 28 per cento, mentre le fonti rinnovabili hanno raggiunto il 48 per cento e il nucleare il 24 per cento.

Questi risultati dimostrano l’impegno del continente nel perseguire obiettivi di decarbonizzazione e resilienza energetica. In particolare, il nucleare ha registrato la produzione più alta con 656,4 terawattora (TWh), seguito dall’eolico (496,5 TWh) e dal gas naturale (401,3 TWh). Il fotovoltaico e l’idroelettrico, congiuntamente, hanno superato i 40 TWh di crescita rispetto all’anno precedente, segnando nuovi record. Il carbone ha continuato il suo declino, attestandosi a 265,2 TWh, evidenziando un progressivo abbandono delle fonti più inquinanti. Eurelectric sottolinea che nel 2024 la domanda elettrica europea è stata di 2.726 TWh, l’1,1 per cento in più in confronto all’anno precedente, ma comunque un dato inferiore ai livelli pre-crisi. La crescita è stata frenata da una maggiore efficienza energetica oltre che dal rallentamento della produzione industriale.

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Un grosso impianto di pannelli fotovoltaici e termici © AerialPerspective Works/iStock

Germania: un nuovo equilibrio tra record e sfide

Ci sono due esempi europei che più di altri dimostrano questo trend positivo per le rinnovabili. In Germania, le fonti di energia pulite hanno segnato una pietra miliare all’inizio del 2024, con una produzione di elettricità che ha superato il fabbisogno nazionale in alcune giornate. Secondo i dati del Fraunhofer-Institut, il 1 gennaio è stato registrato un picco in cui il contributo delle rinnovabili ha raggiunto il 125 per cento della domanda elettrica durante le ore di punta. Questo risultato straordinario è stato reso possibile dalla combinazione di condizioni meteorologiche favorevoli, con venti forti nel nord della Germania e un’elevata produzione da impianti solari.

L’intero anno ha visto un incremento significativo nella capacità installata di rinnovabili, con l’aggiunta di 3 gigawatt (GW) di energia eolica e quasi 15 GW di fotovoltaico, portando la capacità totale rispettivamente a 72,4 GW e 97,6 GW. Complessivamente, in Germania le rinnovabili hanno coperto il 54 per cento del consumo di elettricità, segnando un aumento rispetto al 52,5 per cento del 2023. Nonostante questi successi, permangono sfide legate alla necessità di utilizzare centrali a gas e carbone in alcune aree per garantire l’approvvigionamento energetico locale. Inoltre, la Germania è diventata un importatore netto di elettricità dopo l’abbandono del nucleare, esportando comunque quantitativi significativi di energia nei giorni di surplus rinnovabile.

Gran Bretagna: verso una rete elettrica sempre più pulita

L’altro Paese che si è contraddistinto per il suo impegno rinnovabile è il Regno Unito, per il quale il 2024 ha rappresentato un anno di record per l’elettricità pulita, con il 58 per cento della produzione totale proveniente da fonti a basse emissioni di anidride carbonica. Secondo un’analisi di Carbon Brief, il Paese ha più che dimezzato l’utilizzo di combustibili fossili rispetto a dieci anni fa e raddoppiato la produzione da fonti rinnovabili. Tuttavia, il gas naturale ha mantenuto il primato come singola fonte di generazione, rappresentando il 28 per cento del totale, sebbene il contributo dell’eolico sia cresciuto fino al 26 per cento.

Grazie a una riduzione del 67 per cento delle emissioni di CO2 per unità di elettricità rispetto al 2014, il Regno Unito si avvicina all’obiettivo di decarbonizzare il sistema elettrico entro il 2030. Il governo ha promesso di accelerare l’espansione delle energie rinnovabili, in particolare del solare e dell’eolico, per raggiungere una rete a basse emissioni di CO2 al 95 per cento entro la fine del decennio. Nonostante le sfide poste dalle fluttuazioni della produzione eolica nel 2024, le proiezioni indicano che l’eolico potrebbe superare il gas come principale fonte di energia già nel 2025.

E in Italia?

Nel 2024, l’Italia ha fatto progressi nella transizione energetica, con un aumento della capacità rinnovabile installata: oltre 7 GW, meglio del 2023 (5,7 GW). La quota di energia elettrica da rinnovabili sul totale del fabbisogno per la prima volta si attesterà oltre il 40 per cento, rispetto al 37 dello scorso anno.

Tuttavia, a minare la decarbonizzazione del sistema elettrico c’è un forte scetticismo di fondo, che va superato intervenendo in maniera decisa sui meccanismi di costruzione del prezzo dell’energia elettrica. Solo nel momento in cui si potrà misurare “una diretta correlazione causa-effetto fra aumento della quota energia prodotta da rinnovabili e riduzione del prezzo dell’energia, tutti gli stakeholder del settore, a cominciare dagli amministratori della cosa pubblica ai clienti finali, imprese e abitazioni, assumeranno maggiore consapevolezza e sicurezza sbloccando la crescita dal basso”, spiega bene l’esperto energetico Fabrizio Bonemazzi su QualEnergia. Un tema complesso, in discussione da tempo a livello europeo, ma ormai non più procrastinabile.

Come sarà il 2025 delle rinnovabili?

Analizzare il settore dell’energia pulita comporta un continuo conflitto tra buone e cattive notizie. Se da un lato, infatti, il 2024 ha registrato una crescita significativa nelle tecnologie pulite, tali progressi sono ancora insufficienti per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni entro il 2050.

Tra le maggiori difficoltà persiste il rallentamento dell’elettrificazione dei trasporti e la produzione di batterie per lo stoccaggio di energia rinnovabile, su cui l’Europa fatica a tenere testa alla concorrenza. Inoltre, il contesto geopolitico con il ritorno dell’amministrazione Trump accentua l’incertezza.

Nonostante ciò, sono cinque le lezioni che i giornalisti economici di Bloomberg mettono in evidenza:

  • La transizione energetica non rallenterà: perché nonostante le sfide, le tecnologie pulite continuano a crescere;
  • La fase attuale è la più complessa: perché i mercati più maturi stanno esaurendo le opportunità più semplici, spingendo verso soluzioni come maggiore stoccaggio e flessibilità, mentre i mercati emergenti necessitano di politiche adeguate;
  • Facciamo attenzione ai dati: i rallentamenti percepiti ci sono, come nel mercato europeo dei veicoli elettrici, ma spesso riflettono specificità normative e non mancanza di domanda;
  • Profittabilità della transizione: per attrarre investimenti privati, le tecnologie devono garantire rendimenti adeguati;
  • Competizione geo-economica: la transizione è influenzata da rivalità tra paesi che cercano vantaggi economici e di sicurezza energetica. Questo introduce complessità nel settore delle tecnologie pulite, con eccessi di capacità produttiva e pressioni sui prezzi.

In sintesi, la transizione energetica prosegue tra successi e sfide. Se vogliamo che questo processo continui in maniera non disfunzionale, è necessario promuovere maggiore unità politica e contrastare le divisioni che stanno invece caratterizzando la nostra società. Difendere il multilateralismo in campo ambientale deve essere un imperativo politico nel 2025.