Criptovalute: ecco perchè alla fine i dazi potrebbero dare il via a un nuovo uptrend
Dopo che lo scorso 1° febbraio il nuovo presidente statunitense, Donald Trump, ha imposto dazi del 25% sulle importazioni di beni provenienti da Canada e Messico (per ora sospesi su quest’ultimo), in tutto il mondo si sono registrate performance negative nelle maggiori Borse. Tuttavia, anche il comparto cripto ne ha risentito negativamente, con il Bitcoin... Leggi tutto
Dopo che lo scorso 1° febbraio il nuovo presidente statunitense, Donald Trump, ha imposto dazi del 25% sulle importazioni di beni provenienti da Canada e Messico (per ora sospesi su quest’ultimo), in tutto il mondo si sono registrate performance negative nelle maggiori Borse. Tuttavia, anche il comparto cripto ne ha risentito negativamente, con il Bitcoin che è sprofondato fino a 92mila dollari di valore, prima di compiere un rimbalzo che ha riportato i corsi in area 95mila. Un evento che ha lasciato molti stakeholder interdetti e con molte domande.
Perché il mercato crypto ha reagito così?
È ormai appurato che nei primi istanti in cui l’incertezza sui mercati aumenta, le cripto tendono a reagire con cospicue ondate di vendite, anche a causa del fatto che, mentre il trading di azioni e obbligazioni è legato agli orari di apertura delle varie piattaforme di scambio, quello degli asset digitali è sempre attivo. Pertanto, quando accadono eventi economici o geopolitici inaspettati, gli investitori che vogliono proteggersi con maggiore liquidità tendono a vendere i loro panieri cripto in primis. Ciò è particolarmente vero nei weekend, quando le borse sono chiuse.
L’imposizione dei dazi da parte di Trump ha innescato una violenta reazione del mercato, simile a quella osservata lo scorso agosto con il carry trade dello yen giapponese, che in ambito cripto è poi stata amplificata dalla leva molto alta, che in caso di brusche correzioni comporta sempre grandi liquidazioni e volatilità.
Che cosa c’entrano le criptovalute con i dazi?
Tuttavia, al di là delle vendite immediate, legate ai fattori appena discussi, per capire come dazi e Bitcoin sono collegati bisogna considerare i primi in un’ottica più ampia. Noi di 21Shares riteniamo che questi siano parte di una strategia degli Stati Uniti volta a indebolire il dollaro. Se Washington vuole ridurre l’eccessiva sopravvalutazione della sua moneta, ma anche mantenere basso il costo dell’indebitamento, allora il governo potrebbe spingere i suoi partner commerciali a vendere riserve di USD e aumentare la duration dei Treasury. Al tempo stesso, avrebbe senso fare pressione sulla Federal Reserve affinché riprenda il suo percorso di taglio dei tassi d’interesse.
Storicamente, il Bitcoin ha prosperato in condizioni come quelle appena descritte. Se poi la Fed dovesse capitolare e adottare un orientamento più accomodante, un dollaro più debole e rendimenti più bassi potrebbero alimentare un afflusso di liquidità verso gli asset rischiosi. Ciò accrescerebbe anche l’attrattiva del Bitcoin come copertura contro la svalutazione delle valute fiat. Sebbene la volatilità a breve termine sia inevitabile, la traiettoria a lungo termine continua a favorire il Bitcoin come riserva di valore decentralizzata. Pertanto, sebbene la politica commerciale di Trump possa sembrare deleteria per il mercato delle criptovalute nel breve termine, nel lungo periodo queste dinamiche potrebbero fungere da catalizzatore per le condizioni di mercato necessarie affinché BTC superi i massimi storici precedentemente raggiunti e raggiunga la fascia di prezzo 150mila – 200mila dollari.
Ci sono altri fattori che hanno accentuato la caduta?
Oltre ai dazi, ci sono state altre dinamiche che hanno determinato la recente contrazione del mercato cripto e una è l’euforia che si era diffusa, come dimostrato dal successo del memecoin di Trump. Infatti, negli ultimi 6-8 mesi, con il lancio di memecoin e anche con i progressi dell’AI, la speculazione è aumentata considerevolmente, toccando il suo picco proprio con il lancio di $TRUMP, una valuta virtuale legata a un presidente che ha eliminato i confini tra politica e culto della celebrità.
In ogni caso, nonostante le perdite a breve termine, questo tipo di shakeout è salutare. I mercati delle criptovalute raramente riescono a sostenere andamenti parabolici senza correzione, e la storia suggerisce che questi momenti spesso preparano il terreno per il prossimo importante passo verso l’alto. Febbraio, in particolare, è stato storicamente un mese forte per Bitcoin, tanto che negli ultimi 14 anni, 12 volte che ha registrato rendimenti positivi in questo periodo e in 10 di questi casi, ha registrato perfino guadagni a due cifre. Se la storia insegna qualcosa, questa correzione potrebbe servire da reset prima di un nuovo rally.
A cura di Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares