Alken e Harrington Cooper, strategie per navigare un contesto macroeconomico incerto

Dazi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie: le sfide e le opportunità per gli investitori al centro di un evento organizzato dalle due società. Focus su mercati emergenti, small cap europee e infrastrutture quotate. L'articolo Alken e Harrington Cooper, strategie per navigare un contesto macroeconomico incerto proviene da FundsPeople Italia.

Feb 7, 2025 - 07:44
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Alken e Harrington Cooper, strategie per navigare un contesto macroeconomico incerto

Le prospettive di mercato, le strategie e gli approcci di investimento più efficaci per affrontare l'attuale fase di incertezza macroeconomica – segnata dai dazi imposti da Trump, dalle tensioni geopolitiche e dalle decisioni delle banche centrali – sono stati al centro di un evento organizzato da Alken e dallo specialista nella distribuzione di fondi Harrington Cooper. L’incontro, dedicato agli investitori professionali italiani, si è svolto recentemente a Milano e ha visto la partecipazione di tre gestori di spicco: Jason Mitra, Founding Partner & Portfolio Manager del Sephira Emerging Markets Long Only Fund, Nicolas Walewski, Managing Partner & Portfolio Manager dell’Alken Small Cap Europe Fund e David Bentley, Partner & Portfolio Manager dell'ATLAS Infrastructure Fund.

Per Harrington Cooper, che rappresenta sul mercato italiano Sephira e ATLAS Infrastructure, era presente Gabino Tuero, responsabile delle vendite per l'Europa meridionale e l'America Latina, mentre Alken ha potuto contare sulla partecipazione del Sales Director & Product Specialist, Jaime Mesia.

Investire nei mercati emergenti: l’approccio di Sephira

"Non seguiamo l’indice MSCI EM come riferimento. Adottiamo invece un approccio agnostico rispetto al benchmark, concentrandoci esclusivamente su aziende di elevata qualità", spiega Jason Mitra presentando la strategia alla base del Sephira Emerging Markets Long Only Fund. "Uno dei nostri principali punti di forza è il team di investimento, che vanta una conoscenza approfondita dei Paesi emergenti: questo rappresenta un vantaggio strategico per comprendere le dinamiche specifiche di ogni singola area geografica di un universo di investimento così ampio", prosegue. L’esperienza e il focus specifico sui mercati emergenti consentono a Sephira di operare scelte che si discostano dagli indici di riferimento più popolari: "Storicamente, manteniamo una posizione di sottopeso nei Paesi più rappresentati nei benchmark emergenti, come Taiwan, Cina e Corea del Sud, mentre il nostro portafoglio è sovrappesato su mercati come Grecia, Indonesia e Messico", sottolinea Mitra.

Un altro elemento chiave della strategia di Sephira è il rigoroso processo di risk management che si sta rivelando particolarmente adatto per navigare l’attuale fase di turbolenza sui mercati per i dazi imposti da Trump. "I dazi rappresentano una sfida, ma anche un'opportunità per gli investitori nei mercati emergenti. Esistono aree del mondo, come il Medio Oriente ad esempio, meno esposte alla guerra commerciale, così come singole aziende che operano in settori potenzialmente immuni agli effetti delle tariffe di Washington", conclude il gestore.

Il primo step della costruzione del portafoglio, basato su un processo di selezione bottom-up, individua 200 aziende a partire da un universo complessivo di 2.500 titoli. Successivamente, vengono selezionati 50 titoli, che entrano nella ‘watchlist’ del gestore, fino ad arrivare a un portafoglio concentrato di 25-35 titoli. Attualmente, i tre titoli con il maggiore peso in portafoglio sono: TSMC, Didi (l’"Uber cinese") e Piraeus Bank.

Europa sotto pressione: settori in crisi e opportunità

Dopo aver esaminato i mercati emergenti, la discussione si è concentrata sull'Europa, che attraversa una fase complessa, caratterizzata da difficoltà nell’innovazione e nel mantenere il ritmo di crescita degli Stati Uniti. Il manifatturiero è in forte difficoltà, mentre i servizi si stanno dimostrando più resilienti. “Nel 2024, circa il 10% delle industrie chimiche in Europa ha chiuso, un dato allarmante. Mentre la forte crisi dell’automotive è da tempo sotto gli occhi di tutti”, afferma Nicolas Walewski, Managing Partner & Portfolio Manager dell’Alken Small Cap Europe Fund.

A livello di mercato, la concentrazione delle performance nelle Big Tech e la dispersione delle valutazioni che ha raggiunto livelli record sono elementi da osservare con grande attenzione. L'Europa presenta valutazioni sostanzialmente allineate alle medie storiche, mentre gli Stati Uniti si confermano il mercato più costoso, con un rapporto prezzo/utili significativamente superiore alla media. Al contrario, Regno Unito e Cina scambiano a livelli inferiori. Nel frattempo, la concentrazione di mercato e il peso delle 5/10 aziende statunitensi sulla capitalizzazione di mercato globale ha toccato livelli superiori a quelli della bolla delle dot-com, rendendo la diversificazione più importante che mai”, dice Walewski.

Secondo l’esperto, nonostante il sentiment negativo, l’Europa potrebbe offrire un’interessante opportunità di investimento in particolare nelle piccole e medie imprese. Storicamente, le small cap europee tendono a sovraperformare le large cap nel lungo periodo, e attualmente il gap di valutazione tra i due segmenti è ai massimi da 20 anni. Inoltre, i titoli europei non sono eccessivamente esposti all’economia reale europea, il che potrebbe rappresentare un vantaggio in questo momento di debolezza macroeconomica”, spiega Walewski.  Attualmente, il fondo Alken Small Cap Europe è sovrappesato rispetto al benchmark MSCI Europe Small Cap nel settore finanziario, con particolare esposizione a banche italiane e greche, oltre che a titoli del settore energetico. Al contrario, è in significativo sottopeso rispetto all’indice nei consumi discrezionali e del real estate, penalizzati secondo il gestore da un contesto sfavorevole. Le vendite di auto in Europa continuano a scendere e il settore edilizio è in stallo, complice anche l’impatto di anni di scelte regolamentari penalizzanti per questi settori da parte dell’Unione Europea”, conclude Walewski.

Difendere il portafoglio con le infrastrutture quotate

Infine, David Bentley, Partner & Portfolio Manager dell'ATLAS Infrastructure Fund, ha presentato le opportunità nelle infrastrutture quotate. Secondo il gestore, gli investimenti in questa asset class richiedono un approccio altamente specializzato e un’analisi approfondita “per individuare le migliori opportunità in un universo di investimento relativamente ristretto”, dice. “In questo contesto, il nostro team di investimento, composto da 18 professionisti, si dedica a una ricerca dettagliata per trovare i ‘diamanti nel fango’, selezionando solo le aziende più solide e promettenti del settore”, afferma.

La strategia di investimento si concentra su aziende altamente liquide, che operano in settori regolamentati e caratterizzati da una forte stabilità finanziaria. In Italia, ad esempio, il portafoglio include società come Italgas e Snam, leader nel settore delle infrastrutture energetiche. Uno degli aspetti chiave di queste aziende è la loro capacità di trasferire direttamente l’aumento dei costi agli utenti finali, grazie a contratti regolamentati e indicizzati all’inflazione: “queste società possono mantenere margini di profitto stabili anche in contesti di elevata pressione inflazionistica”, dice Bentley. Una caratteristica che potrebbe risultare vincente nel caso in cui le politiche di Trump e le guerre commerciali dovessero, come molti temono, alimentare una nuova ondata inflazionistica. Infine, un elemento fondamentale nella costruzione del portafoglio è l'attenzione ai titoli con la più alta previsione di IRR (Internal Rate of Return) a 10 anni, un fattore chiave che ha contribuito alle performance consistenti della strategia sin dal suo lancio nel 2017.

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