Cos’è l’alimentazione funzionale?
L'alimentazione funzionale si basa sulla concezione del cibo come "medicina" e su programmi rigorosamente personalizzati. Cerchiamo di comprendere meglio questo approccio.
«Sono una persona che ha sempre prestato grande attenzione all’alimentazione, faccio alimentazione funzionale da molti anni»: questa la rivelazione fatta da Luisa Ranieri nel corso di una recente intervista al Corriere della Sera. E poiché stiamo parlando di una delle attrici italiane più amate, nonché di una donna dalla forma fisica invidiabile, era ovvio che tali parole incrementassero il grado di curiosità nei confronti del suddetto regime alimentare. Dunque: cos’è l’alimentazione funzionale, quali benefici ne derivano?
L’IFM (The Institute of Functional Medicine) descrive la nutrizione funzionale come un approccio di tipo olistico che «sottolinea l’importanza degli alimenti di alta qualità e la diversità dei fitonutrienti per affrontare gli squilibri clinici e portare l’individuo verso la massima espressione della salute». Inoltre, è basata sull’idea che il corpo umano sia un insieme di sistemi biologici che interagiscono tra loro tramite precisi meccanismi. Quindi bisogna trovare un equilibrio tra questi stessi meccanismi. Cerchiamo di fare maggiore chiarezza.
Cosa si intende per dieta funzionale
Partiamo dalla teoria: i cosiddetti alimenti funzionali si possono considerare, per certi versi, strategici. Aiutano, cioè, a migliorare lo stato di salute e svolgono anche azioni preventive nonché curative. Ad esempio possono ridurre le infiammazioni, lo stress ossidativo; il rischio di cancro, di malattie cardiovascolare, di diabete.
Questo significa che bisogna scegliere cibi funzionali in base alle proprie necessità e agli eventuali “punti deboli”, non c’è un elenco univoco per tutti. Facciamo ancora esempi per capire meglio. Per chi tende a soffrire di stipsi, l’ideale può essere un’alimentazione funzionale ricca di fibre. Chi deve fare i conti con la celiachia, sono da considerare funzionali gli alimenti privi di glutine. Per chi è intollerante al lattosio, la dieta funzionale ottimale prevede la totale assenza di tale sostanza. Ma non è necessario avere qualche “problema”. Un’alimentazione funzionale che abbondi di sostanze antiossidanti, per dirne un’altra, può essere un’ottima scelta per coloro che intendano contrastare – nei limiti del possibile – l’invecchiamento della pelle e delle membrane cellulari.
Una dieta personalizzata
L’alimentazione funzionale, quindi, si traduce in una dieta personalizzata. Il nutrizionista considera l’individualità biochimica del paziente, eventuali disturbi o patologie; anche e sempre tenendo conto, naturalmente, del legame tra alimentazione e malattie. Perché va sottolineato: molti disturbi sono associati a ciò che si mangia abitualmente. Correggendo il tiro, di conseguenza, e scegliendo determinati alimenti (al contempo eliminandone altri), si possono ottenere miglioramenti netti. Anche nel giro di poco tempo.
C’è quindi un cambiamento di prospettiva rispetto al concetto secondo cui il cibo è semplicemente un carburante. Il cibo è molto di più. Può aiutare a prevenire, a guarire. Star bene a 360 gradi. Per dirla in una frase sola: il cibo è medicina.
Parola d’ordine: mixare
A questo punto, la deduzione risulta semplice: il programma alimentare funzionale non può essere definito in modo autonomo, è necessario l’intervento di un esperto. Assodato questo, la parola d’ordine è mixare. Variare la propria alimentazione creando abbinamenti di cibi mirati, ma anche combinare le buone abitudini a tavola con buone condotte di vita in generale. Fare una costante attività fisica, tanto per cominciare. Evitare di eccedere con gli alcolici, dire no al fumo. E a questo punto, vien fuori un’altra parola chiave: consapevolezza.