Clima, cosa sono le soluzioni basate sulla natura e perché possono essere utili

Per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ai loro impatti esistono anche soluzioni che si basano su ciò che la natura ci mette a disposizione.

Gen 28, 2025 - 17:39
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Clima, cosa sono le soluzioni basate sulla natura e perché possono essere utili

Adattarsi a un mondo nel quale gli eventi meteorologici estremi provocati dai cambiamenti climatici sono sempre più presenti. Cercare al contempo di mitigare il riscaldamento globale. Lavorare per salvare gli ecosistemi sconvolti dalla perdita di biodiversità e tutelare quelli che ancora sono in buono stato. Si tratta di sfide con le quali l’umanità dovrà necessariamente confrontarsi. Anche qualora le azioni per limitare la crescita della temperatura media globale e tutelare la diversità biologica venissero moltiplicate improvvisamente, infatti, gli impatti di tali dinamiche sarebbero ormai, almeno in parte, inevitabili. In alcuni casi, però, alcune soluzioni sono più a portata di mano di quanto si possa pensare. E a fornirle è la natura stessa.

Come vengono definite le nature-based solutions

Si chiamano nature-based solutions (NbS, la sigla con la quale sono spesso abbreviate): soluzioni basate, appunto, sulla natura. Capaci di fornire aiuto alle comunità, evitare danni eccessivi, limitare le perdite economiche, i problemi sanitari. Secondo la definizione fornita dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn), si tratta di “azioni che puntano a proteggere, gestire in modo sostenibile e restaurare ecosistemi naturali o modificati, per affrontare in modo efficace le sfide sociali legate all’adattamento, garantendo il mantenimento del benessere umano e producendo benefici per la biodiversità”.

La stessa organizzazione internazionale individua tre diverse tipologie di nature-based solutions: la preservazione di ecosistemi funzionali e in buono stato, il miglioramento della gestione degli ecosistemi stessi per un uso sostenibile attraverso attività umane e, infine, il ripristino di ecosistemi degradati o la creazione di nuovi. Si tratta di una definizione, quella dell’Uicn, che è stata poi ripresa in larga parte della quinta sessione dell’Assemblea per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unea-5.2) che si è tenuta nel marzo del 2022 e che ha riconosciuto appunto l’utilità delle soluzioni basate sulla natura per i loro effetti benefici dai punti di vista sociale, economico e ambientale.

Secondo i dati dell’Unccd, la Convenzione contro la desertificazione delle Nazioni Unite, le soluzioni basate sulla natura potrebbero consentire di creare 395 milioni di posti di lavoro, soltanto per progetti utili per combattere la siccità, di qui al 2030. Potrebbero poi generare 27 dollari di ricavi per ogni dollaro investito. E complessivamente possono generare un’economia capace di creare valore fino a 10mila miliardi di dollari all’anno.

Un’alternativa spesso meno costosa degli investimenti in tecnologie

Il concetto, però, era emerso alcuni anni prima: alla quindicesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop15), che si tenne a Copenhagen nel 2009. In quell’occasione, infatti, per attenuare i cambiamenti climatici si propose di sfruttare in particolare gli effetti benefici della riforestazione, nell’ambito del programma Redd. Fu proprio su tale scia che l’Uicn promosse il concetto come uno degli assi delle sue azioni, a partire dal 2013.

Le soluzioni basate sulla natura, inoltre, rappresentano un’alternativa economicamente vantaggiosa, poiché spesso meno costose sul lungo termine rispetto agli investimenti in tecnologie o alla costruzione di infrastrutture.

L’importanza di coinvolgere le popolazioni locali nelle soluzioni basate sulla natura: il caso del Belize

Alcuni esempi concreti di nature-based solutions sono stati raccolti dall’Iisd (Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile), secondo il quale “per far sì che una di queste azioni sia davvero utile, inclusiva e sostenibile è bene supportare idee che nascono a livello locale. Perché nessuno capisce meglio le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità di chi le vive sulla propria pelle”. Residenti e popolazioni indigene sono per questo cruciali in tale approccio.

Lo dimostra, ad esempio, un progetto nato dall’Associazione di pescatori del villaggio di Hoplkins, in Belize. Il gruppo si è attivato per rimuovere i detriti presenti nei corsi d’acqua e utilizzando conoscenze tradizionali ha ripristinato le mangrovie, fondamentali per difendere le terre dall’erosione costiera. In questo modo è stato possibile limitare i rischi di alluvioni e ripristinare habitat naturali ittici, garantendo una gestione sostenibile delle risorse e, di conseguenza, benefici sociali e ambientali.

Mangrovie soluzioni basate sulla natura
Le mangrovie sono fondamentali per proteggere i territori © Ingimage

In Uganda recupero dell’acqua piovana, nello Zambia erbe al posto dei pesticidi

Sempre in Belize, l’Associazione delle donne coltivatrici di alghe ha deciso di creare una banca dei semi di alghe. Assicurando così la solidità dell’attività economica nonostante gli impatti dei cambiamenti climatici, a cominciare dalla crescita della temperatura del mare, che sta rallentando lo sviluppo delle stesse alghe, diminuendo la redditività per le coltivatrici. Il progetto è stato lanciato nei pressi delle riserve marine di Glover’s Reef e si basa su una coltivazione rigenerativa, che rende più sani anche gli ecosistemi per la fauna. È stato inoltre lanciato un tour delle fattorie di alghe, utile per sfruttare il potenziale turistico della regione in un modo alternativo, diversificando le fonti di reddito per la popolazione.

In Uganda, un gruppo di agricoltori ha invece ideato un metodo per raccogliere l’acqua piovana utilizzando materiali di provenienza locale: mattoni e sabbia di fiume per costruire dei serbatoi all’interno del parco nazionale Queen Elizabeth. Un sistema capace di evitare consumo di suolo e, al contempo, conservare in modo sostenibile preziose risorse idriche. Nello Zambia, la comunità Kalobolelwa punta a creare due appezzamenti di terreno dimostrativi: uno per sperimentare tecniche di gestione delle foreste, finalizzate anche a limitare i rischi di incendi; un altro per utilizzare erbe naturali per fertilizzare il terreno e combattere i parassiti senza ricorrere a pesticidi chimici.

Per fronteggiare la crisi climatica servono però finanziamenti

Naturalmente, affinché le nature-based solution non restino testimonianze puntuali ma divengano davvero strumenti efficaci per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e permettere alle popolazioni di adattarsi ad essi, sarebbe necessario che fossero diffuse in modo capillare sui territori.

La Cop29 di Baku si è chiusa con alcuni passi avanti ma tante, troppe questioni lasciate in sospeso
La Cop29 di Baku si è chiusa con decisioni deludenti sul tema dei finanziamenti necessari per affrontare la crisi climatica © Sean Gallup/Getty Images

A tale scopo servono finanziamenti, trasferimenti di conoscenze e organizzazione sui territori: ancora una volta, saranno fondamentali le decisioni assunte dai governi di tutto il mondo nel prossimo futuro. A partire dalle discussioni in corso sul Nuovo obiettivo quantificato collettivo (New collective quantified goal, Ncqg) necessario proprio per stanziare finalmente i capitali necessari per far fronte alla crisi climatica e indennizzare le nazioni più povere, e meno responsabili del riscaldamento globale, rispetto alle perdite e ai danni (loss and damage) che patiscono.