Burioni contro Chiara Nasti: “Contraria al vaccino? Sbaglia, la pertosse può uccidere i neonati o causare gravissimi danni cerebrali”
Le dichiarazioni dell'influencer hanno provocato subito la reazione anche degli esperti pediatri come Antonio D’Avino, Presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) L'articolo Burioni contro Chiara Nasti: “Contraria al vaccino? Sbaglia, la pertosse può uccidere i neonati o causare gravissimi danni cerebrali” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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In gravidanza non si è vaccinata contro la pertosse perché in quella condizione non farebbe “nulla del genere”. Preferisce che il suo corpo “resti così com’è, senza iniettarci niente”. Lo racconta Chiara Nasti, influencer da 2,1 milioni di follower su Instagram e moglie del calciatore Mattia Zaccagni, rispondendo sui social a una domanda di un utente. “Gli effetti avversi mi spaventano… Vedo gente che ormai si indigna per tutto – ha aggiunto Nasti -. Quasi ti vuole convincere a fare ogni tipo di vaccino. I nostri parenti all’epoca non hanno fatto niente di ‘sta roba”. Dichiarazioni che hanno provocato subito la reazione degli esperti pediatri come Antonio D’Avino, Presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), sottolineando che, in base ai dati, “purtroppo oggi di pertosse a un mese di vita si può morire”. Se un lattante di poche settimane “contrae la pertosse dalla mamma, perché la mamma non si è vaccinata in gravidanza – ha spiegato D’Avino -, aveva un titolo anticorpale basso ed è stata contagiata da una persona con la malattia, quel piccolo, a parte essere ricoverato, può avere difficoltà respiratorie tali che lo possono anche condurre al decesso”.
Sulla questione è intervenuto anche il virologo Roberto Burioni, professore di Virologia e Microbiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Più che no-vax, penso che la moglie del mio eroe Mattia Zaccagni sia stata male informata“, ha scritto su Facebook. “La pertosse è una malattia contagiosissima e pericolosissima per i neonati – continua Burioni – Li può uccidere o può causare gravissimi danni cerebrali. Nei confronti di altre malattie i neonati sono protetti dagli anticorpi che vengono trasferiti dalla madre al feto nelle ultime settimane di gravidanza: ma gli anticorpi per la pertosse in generale la mamma non ce li ha, in quanto l’immunità indotta dall’infezione o dal vaccino non è di lunga durata. Per questo è indispensabile che la mamma faccia un richiamo di vaccino verso il termine della gravidanza. In questo modo gli anticorpi vengono prodotti dalla mamma, trasferiti tramite la placenta al feto, e il bambino quando nasce è protetto”.
“Un consiglio ulteriore è quello di fare il richiamo del vaccino anche all’illustre marito, a me molto caro. In questo modo lui non si infetterà con questo pericoloso batterio e i rischi saranno ulteriormente ridotti – ha aggiunto il virologo – Insomma, Mattia sa benissimo che si vince facendo gol, ma ci vuole anche una difesa robusta per non prenderli. Il vaccino è sicuro ed efficace e proteggerà il nascituro da una pericolosissima infezione”.
Allarme pertosse
Già verso la fine di ottobre 2024, i pediatri italiani avevano lanciato l’allarme proprio sulla pertosse. Un neonato di 34 giorni era appena morto a Padova, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) aveva segnalato un aumento dei casi di 10 volte in tutta Europa nel 2023 e in Italia solo nei primi 5 mesi del 2024 (gennaio-maggio) i ricoveri in terapia intensiva fra i lattanti erano stati oltre 15 su oltre un centinaio di casi, con 3 neonati deceduti. “Il problema – ha dichiarato D’Avino all’Adnkronos Salute – è che parlano di argomenti medici persone che non sanno di medicina”. E “noi non possiamo più ascoltare persone parlare di medicina senza competenza medica”. “Perché è pericoloso un messaggio del genere? – si domanda D’Avino – Perché non solo va vaccinata la mamma contro la pertosse, ma va vaccinato assolutamente anche il lattante a partire dal 61esimo giorno di vita. Quindi il messaggio che sarebbe opportuno passasse è questo. E come io non mi occupo degli argomenti che tratta una influencer perché sono un medico e parlo di medicina, sarebbe altrettanto bello che chi non è un medico non affrontasse argomenti che non conosce”.
Il parere dell’esperto
“Durante il Covid-19 è esploso il problema della vaccinazione e dell’utilità dei vaccini che però era già latente da molti anni nella popolazione – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive dell’Università Cattolica e dell’Università Campus bio-medico e consulente per le malattie infettive dell’European Medicines Agency (EMA) – . Di fatto, è indubbio che i vaccini abbiano contribuito, come i farmaci e le migliorate condizioni igieniche a partire dalla diffusione dell’acqua potabile, ad allungare la vita media delle persone fin dalla prima introduzione della vaccinazione contro il vaiolo. Se possono verificarsi degli effetti collaterali per l’azione del vaccino, ciò accade in una minoranza di casi e riguardano in genere fenomeni modesti e transitori”.
Ma in gravidanza come comportarsi? “Nel tempo, grazie alla ricerca scientifica, la vaccinazione in gravidanza può rappresentare un duplice effetto benefico, perché protegge la madre e il neonato – continua Cauda. È fondamentale in questi casi che la vaccinazione sia in programmata sotto la guida di personale medico competente che ha il dovere di spiegare l’utilità della vaccinazione e fugare tutti i dubbi. Ricordo che in merito ad alcuni tipi di vaccini esiste circa il 20-30% di persone che sono ‘esitanti’, non sono contrarie a priori ai vaccini, ma devono essere convinte e rassicurate sulla loro utilità, soprattutto in determinate condizioni proprio come una gravidanza. In questo caso appoggiarsi a solide argomentazioni scientifiche risulta efficace per convincere della bontà di vaccinarsi”. Di fatto, il vaccino contro la pertosse, malattia dovuta a un batterio che si chiama Bordetella pertussis, non può assolutamente determinare la malattia nel soggetto a cui viene inoculato. “Il suggerimento è che le mamme ascoltino le indicazioni dei medici, dei pediatri che si occupano di vaccinazione da decenni. E sappiano che, se vengono diffuse delle linee guida, sono la conseguenza di tutte le evidenze scientifiche che arrivano dall’Italia, dall’Europa e dal mondo”, ha sottolineato con forza D’Avino.
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