Belloni e non solo. Qual è l’immagine diplomatica dell’Italia nelle istituzioni?
Lo sapete che la nomina di Elisabetta Belloni ha fatto storcere il naso a molti a Bruxelles? Fatti, nomi e indiscrezioni nella lettera di Francis Walsingham
Lo sapete che la nomina di Elisabetta Belloni ha fatto storcere il naso a molti a Bruxelles? Fatti, nomi e indiscrezioni nella lettera di Francis Walsingham
Caro direttore,
lo sai che la nomina di Elisabetta Belloni a Chief Diplomatic Adviser del presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fatto storcere il naso a molti a Bruxelles (e non solo a Bruxelles) peggiorando ulteriormente quella che è attualmente l’immagine diplomatica dell’Italia nelle istituzioni?
La Belloni lascia l’incarico di direttore del Dipartimento per la Sicurezza e le Informazioni (Dis), nominata nel 2021 dall’allora primo ministro, Mario Draghi, autore del rapporto sul futuro della competitività europea a lui commissionato proprio dalla von der Leyen. Una congiunzione astrale non indifferente tra i tre personaggi…
Il contesto diplomatico italiano a Bruxelles in cui cala la Belloni non eccelle in risultati, bensì in litigiosità, poltrone e ovviamente in cibo.
C’è un’Italia calata dall’alto (o meglio da Roma) che apprezza molto la bontà culinaria che caratterizza gli eventi a volte goffamente organizzati dall’Ambasciatore d’Italia a Bruxelles, Federica Favi, che rappresenta il nostro paese in modalità “Wedding planner” vantando – si dice – una liaison con un attuale Vice Ministro della Repubblica (già molto considerato da Silvio Berlusconi per la sua conoscenza della lingua russa e per questo nominato sherpa dei suoi rapporti personali con Putin).
Pur pasteggiando amabilmente, c’è un’Italia che lavora imbarazzata come quella dei due Rappresentanti permanenti presso l’Unione Europea che si dividono i compiti istituzionali (lasciando molti interlocutori stranieri basiti), laddove l’ambasciatore Vincenzo Celeste nonostante il suo grande spessore diplomatico, umano e la sua classe, è comunque targato sinistra e per questo non particolarmente ben visto dall’attuale governo di centrodestra.
Inoltre c’è un Italia che emerge (in assenza di concorrenti) come quella della nutrita comunità di poltrone occupate nella nostra rappresentanza alla NATO con il Capo Missione, l’ambasciatore Marco Peronaci (che molti ricordano per aver cercato, infruttuosamente, di sostenere come nuovo Rappresentante speciale per il fianco Sud della Nato la candidata-a-tutto Elisabetta Belloni), il Presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica, l’ammiraglio Cavo Dragone, e la Rappresentante Speciale per l’Agenda donne, pace e sicurezza della NATO, Irene Fellin.
A questo circo da “unicorni che cagano arcobaleni” (imperdibile commento live all’Apple Keynote del settembre 2019), va aggiunto l’ambasciatore Stefano Sannino recentemente spodestato dal vero (e unico) ministro degli Affari Esteri della von der Leyen, l’estone Kaja Kallas (nota negli ambienti maligni dell’Ue per “mangiare i russi a colazione”) dal suo ruolo di Segretario generale del Servizio Esterno per l’Azione Europea dopo aver distribuito a pioggia incarichi a soggetti italiani a lui graditi.
A Sannino è subentrata l’iberica rampante Belén Martinez Carbonel che, a quanto si dice, metterà un tappo a nuovi ingressi di funzionari italiani.
A fronte di questo spettacolo desolante, c’è anche un’Italia che lavora a Bruxelles, che è cresciuta con le proprie forze, che spesso subisce umiliazioni dagli stessi rappresentanti delle istituzioni italiane e che ha raggiunto posizioni apicali nell’Ue senza aiuti, e dei tanti direttori generali italiani, Capi Unità, molto noti agli addetti ai lavori e meno amati dagli addetti ai livori.
Cordiali saluti
Francis Walsingham