Discarica di Bulicata, inquinanti nella media. Ma occhio al selenio
Valori degli agenti inquinanti nel terreno che rispettano le medie consentite, con un unico sforamento da monitorare nel corso del...
Valori degli agenti inquinanti nel terreno che rispettano le medie consentite, con un unico sforamento da monitorare nel corso del 2025 per quel che concerne il selenio. Ma, soprattutto, nessun collegamento fra i materiali inerti, oramai dormienti da decenni, nella vecchia discarica e il possibile inquinamento della falda di zona. La sintesi estrema del lavoro di analisi portato avanti da Alia e Arpat nella conferenza dei servizi per l’analisi di rischio alla discarica di Bulicata di via Forramoro, nella zona di Chiesina Montalese, è questa. Mesi di approfondimenti, di studi, di valori rilevati sul terreno mentre, come si evince nella documentazione, "la matrice acque sotterranee è oggetto di indagini di caratterizzazione non ancora concluse" e pertanto bisognerà attendere ancora ulteriori approfondimenti.
Secondo le rilevazioni svolte da Alia, pertanto, sono state analizzate quelle sostanze che destavano preoccupazione e valori anomali, ovvero berillio, cobalto, selenio, tallio e idrocarburi c12. Superamenti che, scritto nero su bianco, vengono così analizzati: "non sembrano avere un’origine associabile alla discarica, dato che nessuno degli analiti ritrovati nel terreno presenta concentrazioni significative nei percolati né tanto meno nelle acque sotterranee, mentre i rilevati di tallio e selenio sono dovuti, in parte, ad un’origine naturale e in parte all’utilizzo agronomico di tali sostanze, data la presenza di attività vivaistiche nelle aree nell’intorno della discarica". Secondo questa ricostruzione, gli agenti inquinanti riscontrati nell’area – sulla quale comunque insistono decine e decine di abitazioni con fossi e piccolissimi corsi d’acqua che poi scendono a valle in direzione del torrente Bure e Brana – sono riconducibili a passate attività legate alle coltivazioni a vivaio che insistono nella zona.
Secondo l’analisi di rischio effettuata, comunque, il rischio sanitario per l’esposizione a sostanze non cancerogene risulta su valori accettabili e nullo per quelle cancerogene. Come già detto, l’unico dato che risulta fuori dai parametri è quello del selenio dove "emerge una potenziale criticità associata ad un rischio teorico non accettabile per lisciviazione in falda". Tradotto: bisognerà attendere i risultati che emergono dai riscontri sulle acque sotterranee per capire se il pericolo è scongiurato oppure no, al momento il dubbio resta. Nel rapporto di Arpat, invece, si fa riferimento a ben dodici trincee esplorative realizzate per andare ad analizzare eventuali valori fuori norma per quanto riguarda gli inquinanti presupposti, andando ad aggiungere che bisognerà attendere l’estate 2025, con minor presenza di acqua nella zona, per avere i risultati completi e capire se il valore del selenio può ritenersi comunque nella norma oppure no.
Saverio Melegari