Albania, FdI attacca: “A decidere sui migranti gli stessi giudici di prima, Parlamento preso in giro”. Ma il motivo è la carenza di organico
La competenza sulle convalide era stata spostata per “liberarsi” dei giudici dell’immigrazione. Che però a Roma sono stati applicati in secondo grado per far fronte al carico di lavoro aumentato L'articolo Albania, FdI attacca: “A decidere sui migranti gli stessi giudici di prima, Parlamento preso in giro”. Ma il motivo è la carenza di organico proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Una chiara presa in giro del Parlamento“. Nel centrodestra monta la rabbia per il nuovo stop ai trasferimenti di migranti in Albania arrivato dai giudici, che venerdì non hanno convalidato i trattenimenti di altri 43 richiedenti asilo, frustrando anche il terzo tentativo del governo di inaugurare il centro di Gjader. E questa volta la beffa è doppia, anzi tripla. La bocciatura infatti è arrivata dalla Corte d’Appello di Roma, a cui la maggioranza aveva affidato con un emendamento la competenza sulle convalide: una mossa dettata dal solo scopo di esautorare i giudici della sezione Immigrazione del Tribunale, considerati politicizzati. Insomma, l’obiettivo mai nascosto del centrodestra era di cambiare i magistrati per ottenere decisioni diverse. Solo che quegli stessi giudici, cacciati dalla porta, sono rientrati dalla finestra: il presidente della Corte, Giovanni Meliadò, li ha applicati al proprio ufficio in via temporanea, cioè li ha “presi in prestito” – con il loro consenso – per periodi da sei mesi a un anno, per rinforzare l’organico in vista del lavoro aggiuntivo. Così, nonostante il diverso ufficio, a decidere sulla nuova “ondata” di richieste di convalida sono stati gli stessi magistrati che le avevano negate in primo grado. E la decisione è stata uguale a quella presa dal Tribunale a novembre, in occasione dell’ultimo tentativo di trasferimento di migranti in Albania: la Corte ha sospeso il giudizio in attesa della Corte di Giustizia europea, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità della definizione di “Paese sicuro” adottata dal governo. E nel frattempo, non potendosi rispettare il termine di 48 ore per la convalida, i richiedenti asilo sono stati liberati e riportati in Italia.
Il fallimento del piano ha fatto infuriare il centrodestra: i capigruppo di Fratelli d’Italia in Parlamento, Galeazzo Bignami e Lucio Malan, accusano il presidente Meliadò di volersi sostituire al potere politico (parole in scia a quelle recenti della premier Giorgia Meloni, secondo cui “alcuni magistrati vogliono governare”). “Tutti e cinque i giudici che ieri hanno firmato i provvedimenti della Corte di appello provengono dalla Sezione specializzata del Tribunale di Roma. Sono addirittura ancora sul portale pubblico di Giustizia. Quindi, il governo e il Parlamento hanno trasferito la competenza alla Corte di Appello per sottrarla alle Sezioni specializzate del Tribunale e loro migrano in massa, grazie anche al provvedimento del presidente della Corte che glielo consente. Una chiara presa in giro del Parlamento”, attaccano in un comunicato. “Anche le opposizioni”, sostengono Bignami e Malan, “dovrebbero far sentire la propria voce di sdegno. Perché si può essere d’accordo o meno con una legge dello Stato, ma in democrazia la legge si rispetta e si applica. E questo vale anche per chi fa parte della magistratura”. In realtà Meliadò ha solo fatto uso di una facoltà attribuitagli dalla legge, quella di varare un interpello per l’applicazione alla Corte di magistrati dei Tribunali del distretto: una scelta difficilmente contestabile, considerato che il Parlamento ha scelto da un giorno all’altro di scaricare sul suo ufficio una montagna di nuovi fascicoli senza prevedere alcun aumento di organico.
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