Stop al business delle recensioni false, il governo vara il ddl sulle Pmi
Danni, come concorrenza sleale, pubblicità occulta, frodi che vengono fatti in pochi minuti da tastiere anonime e che hotel e strutture termali, ristoranti e attrazioni turistiche impiegano anni a risanare. Sono le recensioni online false contro cui il Consiglio dei ministri ha approvato il primo disegno di legge annuale sulle Pmi, che introduce misure strategiche per rafforzare le micro, piccole e medie imprese italiane, incentivando l’aggregazione, l’innovazione del sistema produttivo e l’accesso al credito. Impresa 14 Gennaio 2025 Pmi, ok dal CdM al primo disegno di legge annuale. Urso: “è una svolta” Tra gli interventi principali spiccano i Mini Contratti di Sviluppo per il settore Moda, le Centrali consortili per coordinare le… 14 Gennaio 2025 pmi urso Guarda ora «Questa giornata – dice il ministro del Turismo Daniela Santanchè – segna un passo importante per la tutela delle nostre imprese: è ufficialmente avviato l’esame preliminare del ddl che introduce un regolamento per contrastare le recensioni false. Diamo così prova di mantenere l’impegno assunto nel difendere il tessuto imprenditoriale del turismo italiano garantendo un mercato equo e trasparente». «Le recensioni, che grazie a questo intervento normativo saranno effettivamente veritiere, sono fondamentali per il successo delle aziende e per la fiducia di consumatori e turisti, e quindi per la credibilità del Sistema Italia. Una misura con cui andiamo a proteggere il lavoro e l’impegno degli imprenditori che credono nel turismo come imprescindibile motore di sviluppo per la nostra nazione», conclude Santanchè. Foto: Ansa L’argomento – spiega il ministero del Turismo – è affrontato nel capo IV del ddl sulle Pmi che si concentra sulla regolamentazione di queste recensioni online stabilendo che solo i consumatori che dimostrano la propria identità e l’effettivo utilizzo di un servizio o prodotto potranno rilasciare una recensione. Le recensioni, si stabilisce ancora nel ddl, devono essere dettagliate e pertinenti e pubblicate entro quindici giorni dall’utilizzo del servizio o dall’acquisto del prodotto. Le strutture recensite hanno il diritto di replicare alle recensioni e di richiedere la cancellazione di quelle false, ingannevoli, non veritiere o eccessive, o di quelle non più attuali (oltre due anni) o relative a situazioni modificate. Il ddl vieta l’acquisto e la vendita di recensioni, anche tra imprenditori e intermediari, l’attribuzione di recensioni a prodotti o servizi diversi da quelli effettivamente valutati, e la promozione o il condizionamento delle recensioni tramite incentivi. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) definirà codici di condotta per i gestori delle piattaforme online e i soggetti attivi nella diffusione di recensioni, per garantire l’identità dei recensori, l’autenticità delle recensioni, la trasparenza e l’imparzialità nella gestione e dettagli utili per il contraddittorio. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) vigilerà sul rispetto di queste norme e potrà sanzionare le violazioni. Le nuove disposizioni non si applicano alle recensioni già pubblicate prima dell’entrata in vigore della legge. Le reazioni alla stretta del governo sulle recensioni false online «Qualsiasi misura che garantisca maggiore trasparenza ai consumatori nella scelta di prodotti e servizi è ben accolta – commenta Assoutenti che chiosa – Allo stesso modo, però, è necessario regolamentare in modo più efficace l’ambito dei social network, dove una miriade di influencer e micro-influencer recensiscono ogni giorno ristoranti, locali, spa e strutture ricettive attraverso con
Danni, come concorrenza sleale, pubblicità occulta, frodi che vengono fatti in pochi minuti da tastiere anonime e che hotel e strutture termali, ristoranti e attrazioni turistiche impiegano anni a risanare.
Sono le recensioni online false contro cui il Consiglio dei ministri ha approvato il primo disegno di legge annuale sulle Pmi, che introduce misure strategiche per rafforzare le micro, piccole e medie imprese italiane, incentivando l’aggregazione, l’innovazione del sistema produttivo e l’accesso al credito.
«Questa giornata – dice il ministro del Turismo Daniela Santanchè – segna un passo importante per la tutela delle nostre imprese: è ufficialmente avviato l’esame preliminare del ddl che introduce un regolamento per contrastare le recensioni false. Diamo così prova di mantenere l’impegno assunto nel difendere il tessuto imprenditoriale del turismo italiano garantendo un mercato equo e trasparente».
«Le recensioni, che grazie a questo intervento normativo saranno effettivamente veritiere, sono fondamentali per il successo delle aziende e per la fiducia di consumatori e turisti, e quindi per la credibilità del Sistema Italia. Una misura con cui andiamo a proteggere il lavoro e l’impegno degli imprenditori che credono nel turismo come imprescindibile motore di sviluppo per la nostra nazione», conclude Santanchè.
L’argomento – spiega il ministero del Turismo – è affrontato nel capo IV del ddl sulle Pmi che si concentra sulla regolamentazione di queste recensioni online stabilendo che solo i consumatori che dimostrano la propria identità e l’effettivo utilizzo di un servizio o prodotto potranno rilasciare una recensione.
Le recensioni, si stabilisce ancora nel ddl, devono essere dettagliate e pertinenti e pubblicate entro quindici giorni dall’utilizzo del servizio o dall’acquisto del prodotto.
Le strutture recensite hanno il diritto di replicare alle recensioni e di richiedere la cancellazione di quelle false, ingannevoli, non veritiere o eccessive, o di quelle non più attuali (oltre due anni) o relative a situazioni modificate.
Il ddl vieta l’acquisto e la vendita di recensioni, anche tra imprenditori e intermediari, l’attribuzione di recensioni a prodotti o servizi diversi da quelli effettivamente valutati, e la promozione o il condizionamento delle recensioni tramite incentivi.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) definirà codici di condotta per i gestori delle piattaforme online e i soggetti attivi nella diffusione di recensioni, per garantire l’identità dei recensori, l’autenticità delle recensioni, la trasparenza e l’imparzialità nella gestione e dettagli utili per il contraddittorio.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) vigilerà sul rispetto di queste norme e potrà sanzionare le violazioni. Le nuove disposizioni non si applicano alle recensioni già pubblicate prima dell’entrata in vigore della legge.
Le reazioni alla stretta del governo sulle recensioni false online
«Qualsiasi misura che garantisca maggiore trasparenza ai consumatori nella scelta di prodotti e servizi è ben accolta – commenta Assoutenti che chiosa – Allo stesso modo, però, è necessario regolamentare in modo più efficace l’ambito dei social network, dove una miriade di influencer e micro-influencer recensiscono ogni giorno ristoranti, locali, spa e strutture ricettive attraverso contenuti che sembrano opinioni personali e disinteressate, ma che in realtà sono frutto di accordi commerciali o concessioni di regalie non sempre comunicati in modo chiaro al pubblico».
Confesercenti invece spiega: «Ci attendevamo tanto, ci troviamo con pochissimo. Annunciata come un atto rivoluzionario, la prima legge delle Pmi appare deludente, e certamente insufficiente a valorizzare efficacemente il sistema delle micro, piccole e medie imprese italiane. Dopo 14 anni, la legge annuale era stata inizialmente prevista nel 2011 dallo Statuto delle Imprese, era lecito attendersi di più».
La Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha accolto positivamente la nuova misura contro le recensioni false introdotta nel disegno di legge sulle Pmi.
Il direttore generale della Fipe, Roberto Calugi, sottolinea che «il fenomeno delle recensioni ingannevoli ha da troppo tempo messo in difficoltà il settore della ristorazione e, più in generale, i pubblici esercizi, causando danni economici e minando la fiducia dei consumatori. Non possiamo più tollerare che le imprese siano danneggiate da valutazioni fraudolente o non veritiere, che spesso sfociano in concorrenza sleale e pubblicità occulta. La proposta contenuta nel Ddl PMI rappresenta un segnale significativo che accogliamo con favore e che, se implementata correttamente, potrà finalmente garantire maggiore trasparenza e correttezza nel sistema delle recensioni online».
Cosa cambia per le false recensioni online: le nuove misure
Nel testo ci sono norme più stringenti per le recensioni online fatte dagli utenti sul turismo e la ristorazione, in modo da evitare che i consumatori possano essere condizionati da notizie false.
Queste recensioni devono essere fatte entro un massimo di 15 giorni dalla fruizione del servizio o del prodotto, e devono anche essere dettagliate e pertinenti.
Foto: Shutterstock
È inoltre previsto un diritto di replica da parte del titolare, che può anche cancellare recensioni false o ingannevoli. Inoltre sarà possibile rimuovere anche quelle non più attuali, trascorsi due anni dalla fruizione del servizio.
Il ddl vieta inoltre l’acquisto e la vendita di recensioni, anche tra imprenditori e intermediari, l’attribuzione di recensioni a prodotti o servizi diversi da quelli effettivamente valutati, e la promozione o il condizionamento delle recensioni tramite incentivi.
Le sanzioni per le recensioni false
In un articolo del Sole 24 Ore viene analizzato il divieto di «acquisto e cessione a qualsiasi titolo, anche tra imprenditori e intermediari, di recensioni, apprezzamenti o interazioni, indipendentemente dalla loro successiva diffusione». Vietata anche la «promozione di commenti mediante incentivi».
In caso di violazione sono previste le pene del Codice del consumo in materia di pratiche commerciali scorrette. Le sanzioni vanno dai 5 mila euro ai 10 milioni.
Il costo delle recensioni false online
In un mondo fortemente digitalizzato come quello in cui viviamo è necessario che le attività economiche prestino molta attenzione alla reputazione online.
Il classico passaparola tra amici e conoscenti oggi vive una nuova era nella quale tutti possono lasciare una recensione su un ristorante, un servizio o un negozio, che potrà essere letta da chiunque mostri interesse verso quella specifica attività. Appare evidente che chi ha un’impresa che ha rapporti diretti con il pubblico non può rischiare di vedere compromesso il proprio lavoro da recensioni negative, soprattutto se queste si palesano essere false.
In quest’ultimo caso si fa specifico riferimento a un fenomeno sempre più evoluto, con utenti che volutamente danneggiano l’immagine di una data attività per avvantaggiarne altre concorrenti o semplicemente per fare un torto ai proprietari.
I numeri parlano chiaro, ben il 30 per cento delle recensioni online sono false, con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita di trasparenza e di costi (perdita di guadagno).
Le recensioni false online rappresentano un fenomeno che sempre più nel corso degli anni ha visto salire i propri numeri. Secondo quanto riportato BusinessDIT nel suo ultimo report, The state of fake online review, il 30 per cento delle recensioni online sono false.
La trasparenza viene dunque meno, soprattutto considerando che ben il 77 per cento dei consumatori a livello globale controlla con frequenza le recensioni presenti su internet prima di effettuare un acquisto, con il 75 per cento degli stessi che decide di comprare solo dopo aver letto delle recensioni positive.
E ancora, per tornare al fenomeno dei falsi giudizi, il 54 per cento dei consumatori non acquisterebbe mai un prodotto o un servizio se sapesse che le recensioni sugli stessi sono false.
I numeri delle recensioni false online
Il costo delle recensioni false online grava completamente sulle attività commerciali che potrebbero ritrovarsi di fronte a una perdita dei loro guadagni.
Luciano Sbraga, direttore del centro studi Fipe-Confcommercio, ha spiegato che nella sola ristorazione italiana, il fenomeno in analisi “ha conseguenze sul fatturato nell’ordine del 6-8% nei locali dove la clientela è fidelizzata; dove è bassa o residuale si può arrivare anche al 20-30% dei ricavi.
Valori certamente non trascurabili, soprattutto se li si guarda nel loro complesso: le recensioni false online hanno un’influenza negativa sulla spesa globale di circa 152 miliardi di dollari.
Per capire l’entità del fenomeno delle recensioni false online, può essere utile guardare ai numeri pubblicati sul tema dalle piattaforme digitali più importanti.
Amazon, nel 2022, ha comunicato di aver bloccato oltre 200 milioni di recensioni sospette, citando in giudizio più di 10mila amministratori di gruppi Facebook all’interno dei quali venivano venduti pacchetti di recensioni finte.
Nello stesso anno Google ha rimosso 115 milioni recensioni false inerenti hotel, ristoranti e aziende, mentre nel caso di Tripadvisor il numero è di 1,3 milioni.
La mancanza di prove e la difficoltà di difesa per le aziende
Un problema chiave delle recensioni negative è l’assenza di dati verificabili che permettano all’azienda di difendersi.
Recensioni senza nome, cognome, numero d’ordine o prove di acquisto mettono le aziende in una posizione di svantaggio.
Foto: Shutterstock
Senza queste informazioni, è impossibile per le aziende risalire al cliente e risolvere il problema o difendersi da accuse infondate. Inoltre, la mancanza di una politica di verifica da parte delle piattaforme lascia le aziende esposte a possibili abusi.
Recensire il cliente: Una possibile soluzione
Una possibile soluzione per migliorare l’affidabilità del sistema di recensioni potrebbe essere introdurre la possibilità per le aziende di recensire i clienti, fornendo prova dell’acquisto e altri dettagli rilevanti.
Questo approccio consentirebbe ai futuri venditori di avere una visione più completa dei potenziali clienti e decidere se procedere con la vendita. La possibilità di recensire i clienti potrebbe ridurre comportamenti fraudolenti e promuovere un sistema più equo e trasparente.
Minacce e delle estorsioni tramite recensioni
Un’altra pratica problematica che si sta diffondendo è quella delle minacce e delle estorsioni tramite recensioni.
Alcuni clienti minacciano di lasciare recensioni negative se non ricevono sconti o regali, creando un clima di ricatto che mette le aziende in una posizione difficile. Le minacce sono spesso fatte verbalmente, senza lasciare traccia scritta, il che rende difficile per l’azienda difendersi.
Questa pratica non solo è eticamente scorretta, ma può anche avere ripercussioni legali. È fondamentale creare una regolamentazione chiara per prevenire e punire questi comportamenti.
Business delle recensioni esploso negli anni
Il business delle recensioni false è esploso negli anni, grazie ad alcuni programmi di intelligenza artificiale si è riusciti a conteggiare i feedback: nel 2021, circa il 4% delle recensioni online era falso, mentre ora il numero è arrivato a superare il 40%.
Sul web ci sono molti siti che offrono recensioni finte a prezzi scontati ed è quasi impossibile stanarli tutti perché si nascondono dietro a VPN o a provider residenti all’estero.
La compravendita
L’esempio: dieci recensioni positive su Google a 127 euro, 100 a 997 euro, 10 recensioni su Facebook costano 79 euro, per portare a casa un migliaio di follower su Instagram ne bastano 15.
Comprarerecensioni.it è solo uno dei tanti siti che si occupano di brokeraggio di finte recensioni. In vendita online c’è anche la possibilità di screditare i rivali, in calce il link per pagare e la partita iva, si può chiedere fattura.
Il fenomeno della compravendita di recensioni online non è nuovissimo ma oggi, complice l’arrivo dell’AI generativa, che ha reso la manipolazione del web davvero alla portata di tutti, sta raggiungendo proporzioni allarmanti.
Secondo il collettivo di tutela dei consumatori americani PIRG, il 40% dei feedback che leggiamo online è completamente inventato. Nel 2021 era il 4%, cioè dieci volte meno.
L’impatto sulle grandi aziende per ora è contenuto. Discorso diverso per le piccole imprese, dove la web reputation si è trasformata in una tenaglia capace di stritolare le Pmi.
L’Antitrust e il codice penale
C’è il faro dell’Antitrust e c’è il codice penale, che per questa fattispecie integra i reati di sostituzione di persona e di diffamazione. Ma resta il problema più grande, quello dell’individuazione dei soggetti responsabili.
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Seguire la scia della fibra per capire chi ha pubblicato cosa potrebbe non essere semplicissimo. Specialmente quando gli anonimi del web (o i loro broker) si appoggiano a VPN (reti private virtuali, più difficili da tracciare) o a provider residenti all’estero.
Solo nel 2022, Google afferma di aver rimosso 115 milioni di recensioni fittizie, Tripadvisor 1,3 milioni, Trustpilot 2,7 milioni.
Normative: prima che l’Italia si adeguasse sulle recensioni false, l’Ue ha detto basta con il decreto Omnibus
Oltre il 90% degli utenti dichiara di procedere con un acquisto dopo aver letto le recensioni. Quindi senza dubbio le recensioni sono una componente fondamentale del nostro processo di acquisto e selezione delle aziende.
Le modalità con cui vengono collezionate e presentate all’utente sono decisive, tant’è che la Commissione europea è intervenuta ponendo delle regole con la Direttiva UE 2019/2161 in vigore dal 7 maggio 2020 e in applicazione dal 28 maggio 2022.
La Direttiva ha introdotto regole fondamentali a tutela dei consumatori in materia di indicazione dei prezzi dei prodotti ovvero l’obbligo di evidenziare il mutamento dei prezzi negli ultimi 30 giorni.
Certamente ogni nuova regola può apparire per il titolare di eCommerce gravosa ed onerosa da implementare, ma in realtà può tramutarsi in un’opportunità di fidelizzazione. L’adeguamento, oltre che per evitare sanzioni, è un ottimo strumento di marketing per accrescere la fiducia nei propri consumatori. Parola chiave: trasparenza.
L’iter legislativo e ambito di applicazione
La Direttiva Omnibus è entrata in vigore il 7 maggio 2020 con termine di recepimento da parte di tutti gli Stati europei entro il 28 maggio 2022.
Alcuni Stati europei, come Francia e Germania, hanno già apportato le modifiche nel proprio ordinamento.
L’obiettivo della normativa è una migliore applicazione e modernizzazione delle norme dell’Unione in materia di protezione dei consumatori, difatti questa direttiva, che si applica appunto ai rapporti commerciali B2C, fa parte del programma di “Revisione del diritto dei consumatori dell’UE” (New Deal).
Nel concreto, le principali novità possono riassumersi così:
- recensioni: i merchant dovranno informare i consumatori se hanno o non hanno implementato sulla propria piattaforma procedure che garantiscano che le recensioni siano verificate, ovvero provengano da consumatori reali;
- offerte a pagamento: se la piattaforma di vendita compara le offerte è obbligata ad indicare i principali parametri che determinano la classificazione e quindi se vi sono “posizioni a pagamento”;
- personalizzazione dei prezzi: i professionisti possono personalizzare il prezzo delle loro offerte per determinati consumatori o specifiche categorie di consumatori sulla base di processi decisionali automatizzati e di profilazione del comportamento, a patto che ci sia un’informativa ad hoc;
- sconti: ogni annuncio di riduzione di un prezzo deve indicare il prezzo precedente applicato per un determinato periodo di tempo (comunque non inferiore a 30 giorni) prima dell’applicazione di tale riduzione (il sito Zalando è un esempio “virtuoso” di applicazione su tale fronte);
- garanzie dei rimedi a tutela del consumatore: il consumatore deve poter ottenere il risarcimento dei danni e, se pertinente, una riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto, in modo proporzionato ed efficace.
Recensioni: qualche dato per comprendere il fenomeno
Da un autorevole studio condotto su 3.099 partecipanti provenienti da Italia, Germania, Olanda, Francia e Spagna, è ormai assodato che il 90% di tutti noi legge le recensioni prima del click di pagamento.
In quanti, anche leggendo più e più recensioni, si chiedono “Saranno reali? Ci si può fidare?”
Il dubbio è lecito, basti pensare agli store di like e recensioni positive o allo scandalo di Tripadvisor di qualche anno fa dove la gran parte delle recensioni si scoprirono essere state acquistate.
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Molti marketplace, come Amazon, ogni anno investono miliardi per intercettare pratiche commerciali di compravendita di recensioni false che potrebbero andare dritte sulla propria piattaforma. Ciononostante, il fenomeno risulta ancora dilagante.
Anche la Commissione Europea ha condotto uno screening sulle recensioni:
- 104 su 223 dei siti esaminati non informano i consumatori sulle modalità di raccolta e trattamento delle recensioni.
- Solo 84 siti rendono tali informazioni accessibili ai consumatori nella pagina di recensione stessa, mentre il resto le menziona in “caratteri piccoli”, ad esempio nei loro termini e condizioni legali.
- 118 siti non contengono informazioni su come prevenire le recensioni false. In questi casi i consumatori non hanno la possibilità di verificare se le recensioni siano state scritte da consumatori che hanno effettivamente utilizzato il prodotto o servizio.
- 176 siti indicano che alcune recensioni sono stimolate (ad es. dietro corrispettivo di un buono).
Pre direttiva: pratica commerciale scorretta
Facendo un passo indietro a prima dell’avvento della Direttiva europea, non era lecito inserire in maniera arbitraria le recensioni.
In attesa del recepimento della nuova normativa, allo stato, sebbene non ci siano specifiche indicazione su come raccogliere e mostrare le recensioni, la precedente Direttiva 2005/29/CE e il nostro attuale Codice del Consumo (D.lgs. 206/2005, artt. 21-23) configurano come pratica commerciale sleale qualsiasi comportamento dell’operatore online che incida negativamente sul comportamento dell’utente medio (“una pratica è sleale quando falsa o è idonea a falsare in misura rilevante il comportamento economico del consumatore medio in relazione al prodotto”).
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In particolare, l’art. 7 (Omissioni ingannevoli) della Direttiva 2005/29/CE recita “È considerata ingannevole una pratica commerciale che nella fattispecie concreta…ometta informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno in tale contesto per prendere una decisione consapevole di natura commerciale e induca o sia idonea ad indurre in tal modo il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso. Una pratica commerciale è altresì considerata un’omissione ingannevole quando un professionista occulta o presenta in modo oscuro, incomprensibile, ambiguo o intempestivo le informazioni rilevanti di cui al paragrafo 1 o non indica l’intento commerciale della pratica stessa, qualora non risultino già evidenti dal contesto e quando, in uno o nell’altro caso, ciò induce o è idoneo a indurre il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”.
Se ne deduce che anche l’assertività, ovvero cercare di persuadere l’utente medio circa la attendibilità delle recensioni, configura un’informazione ingannevole soggetta a sanzione.
Tuttavia, l’assenza di una politica specifica e dettagliata sulle recensioni ha dato seguito a contrasti giurisprudenziali in relazioni a medesimi casi di specie, in particolare, ricordiamo il citato caso Tripadvisor.
Nel 2014, l’AGCM condannava la società per non essersi attivamente adoperata a verificare le recensioni o quantomeno ad informare i propri utenti circa l’assenza di idonee garanzie sull’attendibilità delle stesse.
Recensioni secondo la direttiva Ue 2019/2161: come mettere in pratica le disposizioni
La nuova regola dispone testualmente che “se un professionista fornisce l’accesso alle recensioni dei consumatori sui prodotti, sono considerate rilevanti le informazioni che indicano se e in che modo il professionista garantisce che le recensioni pubblicate provengano da consumatori che hanno effettivamente acquistato o utilizzato il prodotto”
La legge non introduce alcun obbligo di implementazione di un sistema di verifica o certificazione delle recensioni nell’iter di raccolta e loro pubblicazione.
Di contro, vige l’obbligo di informare specificamente se non si adotta alcuna procedura in tal senso, con lo scopo di rendere consapevoli i consumatori che la piattaforma non può assicurare, ad esempio, che i pregi e le qualità di un prodotto o servizio si basino su acquisti verificati. In questo modo, l’acquisto diventa più consapevole e non indotto in maniera automatica solo da ciò che si legge nei commenti di altri utenti.
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Quindi, in questi casi, occorre inserire una dicitura del seguente tenore sia accanto al box recensioni che nei termini e condizioni (si consiglia l’inserimento di una clausola ad hoc): “Purtroppo non possiamo verificare l’autenticità di tutte le recensioni che riceviamo”.
Se ci sono meccanismi di verifica “adeguati e proporzionati”, occorre invece spiegare quali sono e come funzionano o quale tool/plugin viene utilizzato in grado di garantire l’applicazione di sistemi di verifica idonei.
Ad esempio: “Utilizziamo XXX come un fornitore di servizi indipendente per ottenere recensioni. XXX ha adottato misure per garantire che queste recensioni siano genuine. Leggi qui più informazioni (link al fornitore terzo)”.
Rimane ovviamente salvo il divieto di inserire recensioni false (si rientra nella previgente disciplina della pratica commerciale scorretta ai sensi degli artt. 21-23 del Codice del Consumo).
Sanzioni
La Direttiva delega l’entità delle sanzioni a ciascun paese e stabilisce come minimo edittale (da cui partire per sanzionare) il 4% del fatturato annuo della società sanzionata tenendo in considerazione, caso per caso, la natura e la durata della violazione.
Si deve tenere in considerazione, ai fini dell’applicazione della sanzione, il comportamento assunto dalla piattaforma quindi degli eventuali rimedi posti in essere e di eventuali azioni “recidive”.
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