Servizi segreti o Servizi pubblici?

Considerazioni a margine del caso Servizi-Lo Voi. La lettera di Walsingham

Feb 8, 2025 - 11:53
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Servizi segreti o Servizi pubblici?

Considerazioni a margine del caso Servizi-Lo Voi. La lettera di Walsingham

 

Caro direttore.

a beneficio di quei quattro gatti di lettori di Startmag che non lo sanno, lo dico – anzi lo ribadisco – subito: sono un ex agente dei Servizi segreti da anni in pensione. Lo dico – e lo ribadisco – perché a differenza di tutti gli augusti editorialisti di giornaloni e giornalini non sono sopra le parti, non sono asettico, non sono equidistante, ma sono di parte.

Vieppiù quando sento e leggo commenti e analisi che mi fanno imbestialire.

Dunque la narrazione prevalente sul caso Servizi-Lo Voi è scontro tra poteri (versione soft) o attacco delle istituzioni e dei Servizi alla magistratura (versione hard).

Ora, posto che quello giudiziario non è un potere ma un ordine (Cossiga ha predicato nel deserto…), il Dis (la struttura di coordinamento dell’Intelligenze che sta alla presidenza del Consiglio) doveva sorseggiare un thé caldo dopo aver appreso che in un atto della magistratura a disposizione delle parti erano spiattellate – e sono state infatti divulgate – azioni e opere con tanto di nomi e cognomi di agenti dei Servizi?

La leale collaborazione istituzionale invocata ed evocata ad ogni pie’ sospinto dalla presidenza della Repubblica implica che i magistrati posso prendere tutte le iniziative che vogliono e gli altri devono assistere fumando un sigaro?

Sono queste alcune delle considerazioni che stamattina mi sono posto leggendo giornali di sinistra e di destra, ma alla fine ho preferito informarmi approfonditamente con il quotidiano meno partigiano, ossia il Corriere della sera, che con un abilissimo metodo cerca sempre di dare la voci a tutte le versioni, anche se poi nella sua asetticità nasconde perle di cui ti parlerò alla fine.

Quanto lo sforzo di equilibrio al quotidiano della Rcs di Cairo sia avvertito è indicato anche dalla progressiva presenza nei commenti e negli editoriali del campione del volemose bene, della vita è bella, del damose da fa’, ovvero l’ex direttore del quotidiano l’Unità, Valter Veltroni.

Ma a beneficio dei lettori vediamo ora le informazioni salienti fornite sul caso del giorno dal giornale diretto da Luciano Fontana, che ha da sempre un aplomb veltroniano e non perché anche lui è stato ai vertici del quotidiano fondato da Antonio Gramsci.

Ti faccio una summa.

I servizi segreti presentano un esposto contro Francesco Lo Voi (nella foto, ndr). La Procura di Roma, che Lo Voi guida, avrebbe consegnato agli avvocati documenti riservati di cui avrebbe dovuto «tutelare la riservatezza». Il Dis (Dipartimento di informazioni e sicurezza) l’ha messo nero su bianco in un atto depositato alla Procura di Perugia: le carte che — affidate agli avvocati degli indagati — sono finite pubblicate sul Domani , sono quelle dell’informativa dell’Aisi sul caso di Gaetano Caputi, capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni, che sarebbe stato spiato dai servizi segreti.

L’indagine, aperta su denuncia di Caputi, ha portato a conoscenza degli investigatori tre accessi da parte di agenti dell’Aisi (sicurezza interna) alla banca dati Punto Fisco. Lo Voi ne aveva quindi chiesto ragione e aveva ricevuto in risposta un documento con la qualifica «riservato» firmato dal direttore dell’Aisi, Bruno Valensise. In base alla legge 124 del 2007, la Procura di Roma, si legge nell’esposto, avrebbe dovuto adottare le «necessarie cautele» per garantire «il diritto delle parti a prenderne visione» ma «senza estrarne copia».

È stato lo stesso Lo Voi, infatti, a comunicare, trasferendo la pratica al tribunale dei ministri, l’avvio delle indagini nei confronti di Meloni, del sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la responsabilità politica del Dis, e dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi.

La richiesta presentata ai servizi segreti non prevedeva alcun obbligo di esibizione e in ogni caso i documenti sono arrivati senza alcun timbro di segretezza. La difesa del procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, dall’accusa di aver diffuso, mettendoli a disposizione dei giornalisti indagati, atti riservati dei servizi segreti, sarà argomentata quando sarà chiamato in audizione davanti al Copasir. E si baserà sullo scambio di documenti avvenuti per approfondire la denuncia del capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi. Per questo, come già ribadito in questi giorni di polemiche e tensioni — tre giorni fa al Copasir il sottosegretario con delega ai servizi, Mantovano, ha adombrato un «grave reato» — , il capo dei pm capitolini resta assolutamente «tranquillo e convinto di aver seguito le norme» ma certamente amareggiato da quella che considera una manovra ai suoi danni. Piuttosto, una volta chiarita anche formalmente la correttezza del proprio operato e visto il clima di attacco che ritiene di aver subito dopo aver indagato la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Mantovano e i ministri Nordio e Piantedosi per il caso Almasri, il procuratore potrebbe decidere le contromosse. Senza escludere una denuncia per calunnia.

In Procura sono state più volte riesaminate le procedure seguite nell’indagine nata dalla denuncia di Caputi. La richiesta avanzata al Dis per conoscere identità e motivi degli accessi effettuati alla banca dati Punto Fisco dai pc del Dis in uso all’Aisi — viene sottolineato — è stata formulata appunto come richiesta di informazioni. «Dove non sussistano ragioni ostative» è la formula netta utilizzata in quell’atto. L’istanza era destinata al Dis ma è stata l’Aisi a rispondere un mese dopo, lo scorso luglio. E — questa è la linea della Procura di Roma — mai è stato fatto cenno al vincolo della segretezza.

E solo se si fosse trattato di un «ordine di esibizione di documenti» al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza avrebbe fatto ricadere questo passaggio nella tipologia nel comma 8 dell’articolo 42 della legge istitutiva dei servizi segreti richiamato nell’esposto del Dis. E che avrebbe autorizzato solo la visione degli atti da parte dei soggetti convolti, senza poterne estrarre copia. Ecco perché — questo sarà sostenuto al Copasir e di fronte ai magistrati di Perugia se e quando arriverà la convocazione — in mancanza di indicazioni contrarie da parte dei Servizi, la Procura ha tutelato il diritto degli indagati ad avere accesso agli atti.

Nella risposta alla Procura di Roma, l’Aisi aveva chiarito nel merito due accessi su tre (il 23 gennaio e il 4 e 25 settembre del 2023), quelli più brevi da pochi minuti, spiegando che nascevano da verifiche su soggetti che avrebbero provato ad avvicinare Caputi per avere un contatto con la Presidenza del Consiglio. Il terzo accesso, durato un’ora circa, è stato invece motivato in modo generico con un riferimento ad «attività ad alta sensibilità» non specificate. Di fatto, non si è entrati nel merito del «segreto» e tanto è bastato ai titolari dell’inchiesta per sollevare da ogni responsabilità gli agenti dell’Aisi perché il documento spiegava che la loro attività era stata preventivamente autorizzata dai loro superiori, quindi lecita.

Ecco, questa finora la sintesi dei pezzi di cronaca del Corriere con le varie versioni.

Poi la parola passa all’analisi di Giovanni Bianconi, giornalista espertissimi di giustizia e dintorni, che subito mette le mani avanti: “Mai era accaduto che i servizi segreti si rivolgessero alla magistratura per segnalare comportamenti del procuratore di Roma; nella storia d’Italia è successo più volte il contrario. Un ribaltamento di ruoli che s’intreccia con gli altri motivi del contrasto, sfociati pure nell’iniziativa dei consiglieri laici di centrodestra del Csm contro lo steso Lo Voi, e dà il senso di una sfida senza esclusione di colpi”.

Insomma la leale collaborazione prevede thé caldo e sigaro…

Ma c’è di più. Nonostante le faccende incasinate, le interpretazioni giuridiche non chiare, le dispute normative, i casini regolamentari ecc ecc, Bianconi è sicuro: “Sul piano giuridico, la presunta violazione di legge commessa dal sostituto procuratore titolare dell’inchiesta sui giornalisti di Domani, nonché dal procuratore che ha vistato l’avviso di conclusione indagini e il contestuale deposito degli atti, è questione controversa”.

Ok, bene. E ancora:

“Le relazioni dell’Aisi che davano conto delle attività svolte su Caputi sono state inserite nel fascicolo consegnato agli indagati. Insieme a tutto il resto e senza alcuna «cautela». Tuttavia, la possibilità garantita agli indagati di visionare quelle carte pur senza poterne fare la copia rende difficilmente ipotizzabile la violazione di segreto, giacché le informazioni contenute nei documenti sono comunque conoscibili. Inoltre quella norma riguarda i documenti classificati che l’autorità giudiziaria «ordina» di esibire, mentre in questo caso c’era stata una semplice richiesta, lasciando all’Aisi la discrezionalità sul come rispondere.

Diverso può essere il discorso sui nomi dei funzionari dell’Aisi che avevano svolto gli accertamenti, indicati nei documenti, che sono considerati un «segreto di Stato» intrinseco, nel senso che non possono essere mai diffusi né divulgati. Ma anche in questo caso si dovrà stabilire se fosse compito dell’Agenzia indicare quali parti dei documenti (compresi i nomi degli agenti) classificare e con quale grado, come previsto dalla stessa legge.

Ogni valutazione spetterà ora al procuratore di Perugia Raffele Cantone, chiamato a decidere l’eventuale rilievo penale di quanto segnalato dal Dis”.

A questo punto, caro direttore, visto che tutto può essere spiattellato delle azioni dei Servizi segreti propongo di chiamarli Servizi pubblici.

Cordiali saluti

Francis Walsingham

Ps: ma vista la materia scivolosa, incerta e controversa, la leale collaborazione di cui sopra non può prevedere una telefonata informale per dirimere la questione e chiarirsi le idee? O il Dis non ha un centralino? Comunque ci sono pur sempre i piccioni viaggiatori.