Rete 5G, radiofrequenze e salute: la nota informativa dell'Istituto Ramazzini

lentepubblica.it Negli ultimi anni, l’impatto delle radiofrequenze sulla salute umana e in particolare della tecnologia 5G è diventato un tema di crescente interesse scientifico: prova a fare chiarezza sul tema una nota dell’Istituto Ramazzini di Bologna. L’Istituto Ramazzini di Bologna ha condotto una serie di studi approfonditi per analizzare gli effetti dell’esposizione alle onde elettromagnetiche, concentrandosi […] The post Rete 5G, radiofrequenze e salute: la nota informativa dell'Istituto Ramazzini appeared first on lentepubblica.it.

Feb 6, 2025 - 19:54
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Rete 5G, radiofrequenze e salute: la nota informativa dell'Istituto Ramazzini

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Negli ultimi anni, l’impatto delle radiofrequenze sulla salute umana e in particolare della tecnologia 5G è diventato un tema di crescente interesse scientifico: prova a fare chiarezza sul tema una nota dell’Istituto Ramazzini di Bologna.


L’Istituto Ramazzini di Bologna ha condotto una serie di studi approfonditi per analizzare gli effetti dell’esposizione alle onde elettromagnetiche, concentrandosi in particolare sulle reti di telefonia mobile.

Rete 5G, radiofrequenze e salute: la nota informativa dell’Istituto Ramazzini

Tra il 2005 e il 2008, i ricercatori hanno sottoposto 2.448 ratti a livelli di radiofrequenza comparabili a quelli emessi dalle reti 2G e 3G, simulando l’esposizione agli impianti di telecomunicazione. Il lavoro dell’équipe ha permesso di distinguere tra le radiazioni ionizzanti, come i raggi X e gamma, che possiedono un’energia elevata capace di modificare la materia biologica, e le radiazioni non ionizzanti, come le onde elettromagnetiche a bassa energia.

La dottoressa Eva Tibaldi, responsabile dell’Unità Operativa di Istopatologia presso il centro di ricerca indipendente “Cesare Maltoni”, ha evidenziato come l’esposizione alle radiofrequenze generi campi elettrici che penetrano nei tessuti cranici per alcuni centimetri, con un’incidenza maggiore nei bambini piccoli. Mentre la ricerca ha già analizzato gli effetti delle reti 3G e 4G, l’attenzione si è ora spostata sul 5G, con particolare interesse verso le conseguenze della coesistenza con le infrastrutture 4G.

Il 5G: tecnologia e implicazioni

La rete 5G rappresenta l’ultima evoluzione nel campo delle telecomunicazioni mobili, affiancando e integrando le tecnologie precedenti. Questo standard promette velocità di connessione elevate, ridotti tempi di latenza e una maggiore capacità di gestione dei dispositivi interconnessi, creando un ecosistema in cui oggetti di uso quotidiano, dai semafori agli elettrodomestici, saranno connessi alla rete.

Dal punto di vista tecnologico, il 5G opera su tre bande di frequenza principali: 700 MHz, 3.5 GHz e 26 GHz. Mentre le prime due sono simili a quelle già in uso, la terza, basata su onde millimetriche, è stata finora impiegata soprattutto in ambito militare. Una delle innovazioni chiave del 5G è l’impiego di sistemi avanzati di trasmissione, come il “Massive MIMO” e il “beamforming”, che consentono di concentrare i segnali solo verso i dispositivi che ne fanno richiesta.

Tuttavia, secondo l’Istituto Ramazzini, i benefici di questa nuova tecnologia dovrebbero essere bilanciati da una valutazione attenta dei possibili rischi. Il principale interrogativo riguarda gli effetti biologici dell’esposizione combinata a diverse frequenze radio. Studi condotti in passato hanno suggerito che le onde elettromagnetiche non si limitano a generare calore nei tessuti, ma potrebbero anche avere effetti biologici più complessi, inclusi potenziali rischi per la salute. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato le radiofrequenze tra i possibili agenti cancerogeni.

Un approccio prudente

Di fronte a queste incertezze, il Parlamento Europeo ha sollecitato la Commissione Europea a condurre ulteriori studi indipendenti per approfondire il tema. La dottoressa Tibaldi ha sottolineato l’importanza di adottare un approccio prudente, ricordando che “le radiazioni a bassa frequenza, se combinate con altri fattori inquinanti presenti nelle nostre città, possono avere conseguenze significative sulla salute umana”. Ha inoltre ribadito che “le valutazioni economiche non devono prevalere sulla tutela della salute pubblica”.

Mentre la ricerca continua a indagare i potenziali impatti del 5G, l’Istituto Ramazzini suggerisce che la sua implementazione dovrebbe essere accompagnata da misure di precauzione, soprattutto nelle aree più sensibili come scuole e ospedali, dove alternative sicure come la fibra ottica possono garantire prestazioni elevate senza esposizione alle onde elettromagnetiche.

Conoscenza e consapevolezza

Il dibattito sul 5G resta aperto e la comunità scientifica è impegnata nel fornire risposte basate su dati oggettivi. La dottoressa Tibaldi ha rivolto un appello ai giovani ricercatori affinché continuino a studiare questi fenomeni, sottolineando l’importanza della ricerca indipendente per garantire un equilibrio tra progresso tecnologico e tutela della salute.

In un’epoca in cui la connettività è sempre più pervasiva, il principio di precauzione può rappresentare una strategia utile per gestire l’evoluzione delle reti senza compromettere il benessere della popolazione. L’attenzione della scienza su questi temi resta dunque fondamentale per comprendere appieno le implicazioni delle tecnologie emergenti.

La nota informativa

Qui il documento completo.

Il video andato in onda sulla trasmissione Petrolio di Ra1

Nelle scorse edizioni della trasmissione Petrolio su RAI1, il tema dell’elettrosmog è stato approfondito attraverso una serie di test pratici che hanno messo in luce l’impatto delle emissioni elettromagnetiche degli smartphone. Gli esperti hanno misurato la potenza delle radiofrequenze emesse dai dispositivi, evidenziando come alcuni semplici accorgimenti possano ridurre in modo significativo l’esposizione.

Uno degli aspetti più interessanti emersi dal programma riguarda il confronto tra i telefoni di nuova e vecchia generazione: i dispositivi più datati, infatti, risultavano molto più invasivi dal punto di vista delle emissioni elettromagnetiche. Attraverso esperimenti pratici, la trasmissione ha mostrato come sia possibile limitare la quantità di radiazioni assorbite dal corpo adottando piccole modifiche nell’uso quotidiano dello smartphone, come l’impiego di auricolari o il mantenimento di una certa distanza dal dispositivo.

Questi test confermano la necessità di un approccio prudente, in linea con quanto sostenuto dagli studi scientifici sull’argomento.

Qui di seguito il video.

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