Quinto taglio dei tassi della BCE: prime reazioni degli asset manager
La Banca centrale europea è fiduciosa di poter riportare l'inflazione al suo obiettivo, anche se i gestori evidenziano la debolezza della crescita europea come un possibile rischio, sostenendo lo scenario di base del mercato che prevede almeno altri tre tagli dei tassi nel 2025. L'articolo Quinto taglio dei tassi della BCE: prime reazioni degli asset manager proviene da FundsPeople Italia.
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A differenza della controparte statunitense, la Banca centrale europea continua il suo percorso di allentamento monetario. Come previsto dai mercati, nella riunione di gennaio la BCE ha tagliato i tassi di 25 punti base, il quinto taglio di questo ciclo. Per Mahmood Pradhan, responsabile di Global Macro economics di l'Amundi Investment Institute, il messaggio mandato dall'istituto centrale riconosce il fatto che il contesto di crescita debole aiuterà a raggiungere presto il suo obiettivo di inflazione.
"Il comunicato della BCE sembra suggerire che anche i responsabili delle politiche siano sempre più fiduciosi in un ritorno dell'inflazione verso l'obiettivo. Come lo scorso dicembre, la BCE ha evidenziato che l'inflazione interna resta troppo alta, ma in questa occasione ha aggiunto che le pressioni al rialzo sull'inflazione interna dovute alla forte crescita dei salari si stanno attenuando", commenta Felix Feather, economista di abrdn.
Un 2025 di tagli dei tassi
Il consenso sembra piuttosto chiaro. Esperti come Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, si aspettano ulteriori tagli consecutivi fino a giugno, dato che l'inflazione continua a scendere e i rischi relativi alla crescita persistono. “Riteniamo che la crescita continuerà a rivelarsi più debole di quanto previsto dalla BCE e vediamo la possibilità che i mercati prezzino tassi terminali più bassi”, aggiunge Konstantin Veit, gestore di portafoglio di PIMCO.
Dangoor non esclude nemmeno la possibilità che la BCE debba estendere il suo ciclo di riduzione dei tassi alla seconda metà dell'anno se le prospettive di crescita si deteriorano ulteriormente. Uno scenario condiviso anche da Salman Ahmed, responsabile globale della macro e dell'asset allocation strategica di Fidelity International. Il suo scenario di base, che prevede che la BCE mantenga l'attuale ritmo di tagli dei tassi fino a raggiungere il tasso neutrale di circa il 2%, è più dovish rispetto alle attuali quotazioni di mercato, in quanto si aspetta che i continui venti contrari alla crescita spingano il tasso terminale all'1,5% entro la fine dell'anno, in particolare a causa delle persistenti preoccupazioni sulle tensioni commerciali globali.
La crescita europea è ancora preoccupante
Roelof Salomons, Chief Investment strategist del BlackRock Investment Institute, si unisce al consenso. “In primo luogo, la debolezza della crescita e la moderazione dell'inflazione supportano ulteriori tagli. In secondo luogo, riteniamo che la BCE punterà a un tasso d'interesse neutrale che non stimoli né limiti l'economia. La BCE non dice quale sia il suo obiettivo, ma noi pensiamo che sia intorno al 2%”, afferma. La velocità con cui la BCE raggiungerà la neutralità e se andrà oltre dipende dalle prospettive di crescita. E, a differenza degli Stati Uniti, Salomons ritiene che la crescita in Europa abbia più probabilità di sorprendere negativamente che positivamente.
In effetti, Nicolas Forest, Chief Investment officer di Candriam, ritiene che la BCE debba continuare a concentrarsi sulla crescita piuttosto che sul rischio di inflazione residua, a differenza della Fed. Pertanto, con il costo del credito ancora elevato e le deboli prospettive dell'economia europea, Forest continua a prevedere tre tagli dei tassi da parte della BCE quest'anno. “La prossima riunione della BCE a marzo dovrebbe essere più importante e saranno disponibili più dati, comprese le proiezioni trimestrali”, osserva.
Anche Ulrike Kastens, senior economist per l'Europa di DWS, concorda con il consenso dei gestori di fondi: “Si prevedono ulteriori tagli dei tassi. Il raggiungimento di un tasso neutrale del 2% entro giugno 2025 potrebbe essere un importante obiettivo intermedio”. Kastens ritiene inoltre che i rischi per l'economia siano inclinati verso il basso. “La valutazione dell'attuale situazione economica è molto più preoccupante rispetto all'ultima conferenza stampa di dicembre”, avverte.
Divergenza nella politica monetaria
Con la decisione della Fed di mercoledì di mantenere i tassi fermi, si sta aprendo una divergenza nella politica monetaria da una parte e dall'altra dell'Atlantico. “Con gli asset di rischio scambiati a valutazioni elevate e gli spread di credito a livelli ristretti, gli investitori dovrebbero diffidare di un potenziale aumento della volatilità, soprattutto se l'elevata domanda di dollari continuerà a essere trainata dagli alti tassi di interesse statunitensi e dalla sovraperformance degli asset americani”, conclude Matt Morgan, responsabile del reddito fisso di Jupiter AM.
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