Per Orsted ed Equinor il vento non soffia più sulle rinnovabili
Orsted, la più grande azienda di eolico offshore al mondo, ha tagliato del 25% gli investimenti, dicendo di volersi concentrare sugli impianti già avviati. Il settore delle rinnovabili sta attraversando una fase difficile: anche Equinor taglia gli obiettivi e torna sul petrolio. Tutti i dettagli.
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Orsted, la più grande azienda di eolico offshore al mondo, ha tagliato del 25% gli investimenti, dicendo di volersi concentrare sugli impianti già avviati. Il settore delle rinnovabili sta attraversando una fase difficile: anche Equinor taglia gli obiettivi e torna sul petrolio. Tutti i dettagli
La società danese Orsted, la più grande sviluppatrice di parchi eolici in mare, ha annunciato un taglio del 25 per cento agli investimenti al 2030, facendo sapere che si concentrerà sulla realizzazione degli impianti già avviati. La società ha anche sostituito l’amministratore delegato, Mads Nipper, a cui è succeduto Rasmus Errboe.
LA CRISI DELL’EOLICO OFFSHORE VA BEN OLTRE TRUMP
Orsted ha motivato queste decisioni con le difficili condizioni sul mercato dell’eolico offshore, dovute anche – ma non solo – all’inizio del mandato di Donald Trump negli Stati Uniti. Il presidente, infatti, è ostile a questa tecnologia: pensa che le turbine in mare siano brutte, costose e dannose per l’ecosistema, così ha sospeso le assegnazioni di nuove concessioni sulle acque federali.
La crisi del settore dell’eolico offshore, comunque, è precedente all’elezione di Trump. Infatti già all’inizio del 2024 Orsted aveva annunciato la sospensione della distribuzione dei dividendi, il licenziamento di ottocento dipendenti e l’uscita dai mercati di Norvegia, Spagna e Portogallo. Sempre in quell’occasione, la società ridimensionò gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili al 2030, prevedendo di arrivare per quella data a una capacità installata di 35-38 gigawatt, anziché di 50 GW come da target precedenti
Negli ultimi quattro anni le azioni di Orsted hanno perso quasi l’80 per cento del loro valore. Più che con Trump, dunque, le difficoltà dell’eolico offshore si spiegano piuttosto con l’aumento dei tassi di interesse e con i problemi alle filiere.
I NUOVI OBIETTIVI (AL RIBASSO) DI ORSTED
Il nuovo amministratore delegato di Orsted, Rasmus Errboe, ha detto che la “priorità numero uno” della società per i prossimi tre anni è il completamento dei progetti di eolico in mare già avviati nel mondo, dalla capacità totale di 8,4 GW.
Pur dicendosi fiducioso sulle prospettive del settore dell’eolico offshore e delle energie rinnovabili in generale, Errboe ha fatto sapere che Orsted ha rinunciato all’obiettivo di sviluppo di 35-38 GW di capacità al 2030 e che ha ridimensionato i piani di investimento per i prossimi cinque anni a 29-32 miliardi di dollari circa, il 25 per cento in meno di quanto comunicato in precedenza.
Il completamento dei progetti rinnovabili in costruzione permetterà alla società di raggiungere una capacità installata totale di oltre 27 GW al 2027, rispetto ai circa 18 GW attuali.
Orsted, inoltre, potrebbe presto annunciare nuovi licenziamenti, avendo anticipato di stare “ridimensionando continuamente la nostra base di costi e la nostra organizzazione”. Ha specificato che il piano aziendale non richiederà la raccolta di nuovo capitale e ha ribadito l’obiettivo di ripristinare i dividendi nel 2026.
ANCHE EQUINOR FA MARCIA INDIETRO SULLE RINNOVABILI
Anche il gruppo energetico statale norvegese Equinor, uno dei principali investitori di Orsted, ha annunciato un ridimensionamento degli obiettivi sulle rinnovabili e un aumento, invece, della produzione petrolifera per accrescere il flusso di cassa e i dividendi da distribuire agli azionisti.
Fino al 2018 Equinor era nota come Statoil: il cambio di nome serviva proprio a enfatizzare la diversificazione del business dagli idrocarburi. Adesso, però, conta di produrre 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno entro il 2030, cioè il 10 per cento in più rispetto alle stime precedenti; parallelamente, l’obiettivo di capacità rinnovabile è stato portato da 12-16 GW a 10-12 GW. Gli investimenti nelle fonti e tecnologie low carbon nel periodo 2025-2027 passeranno da 10 miliardi di dollari a 5 miliardi.