Mercati, settimana positiva: il nuovo anno si avvia con le banche centrali

Gli investitori si preparano alle prime riunioni del nuovo anno delle banche centrali mondiali. Intanto si avvia la stagione delle trimestrali in USA

Jan 24, 2025 - 19:11
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Mercati, settimana positiva: il nuovo anno si avvia con le banche centrali

Si chiude una settimana all’insegna degli acquisti per i mercati finanziari mondiali, in cui si è assistito all’insediamento di Donald Trump, alla Casa Bianca e ai suoi primi executive orders che lasciano intendere un approccio meno aggressivo delle attese sui dazi. Sullo sfondo, ma non meno importante, resta l’appuntamento con le banche che ha visto la riunione in questa ottava della Bank of Japan, mentre la prossima toccherà alla Federal Reserve e alla BCE.

Parola alle banche centrali

La Banca Centrale Europea, dopo le quattro riduzioni dei tassi di interesse decise nel 2024, si avvia a proseguire l‘allentamento in tema di politica monetaria anche nel corso del nuovo anno. Nella riunione in programma il 30 gennaio, gli addetti ai lavori si attendono un ulteriore taglio del costo del denaro, che con ogni probabilità sarà di un quarto di punto, e gli analisti prevedono un secondo ribasso anche nella riunione di marzo. Sempre a fine gennaio ci sarà il meeting della Federal Reserve avviata verso la decisione di lasciare inalterati i tassi di interesse, dopo che i tre tagli consecutivi operati nella seconda metà del 2024 hanno portato il tasso ufficiale nel range 4,25-4,50%. Per la decisione della Bank of England bisognerà aspettare la prima settimana di febbraio. Secondo gli analisti, il calo dell’inflazione spingerà l’istituzione centrale verso la strada dell’allentamento, con un taglio previsto di 25 punti base. In Giappone, la Bank of Japan ha aumentato i tassi di interesse allo 0,50%, come ampiamente atteso, ma ha previsto un’inflazione più alta e una crescita più lenta negli anni a venire. Inoltre, ha avvertito che aumenterà ulteriormente i tassi, su livelli che non si vedevano in Giappone dal 1995.

I dati macroeconomici

A gennaio, nell’Eurozona, l’Indice Pmi manifatturiero S&P Global è salito a 46,1 punti, in aumento dai 45,1 punti dello scorso dicembre, e ai massimi degli ultimi otto mesi. Di contro, l’Indice Pmi relativo al settore dei servizi è diminuito a 51,4 punti, dai 51,6 punti di dicembre.
Negli USA, l’attività nel settore servizi statunitense è rimasta in espansione, a gennaio. La lettura preliminare dell’indice servizi PMI, redatto da Markit, è scesa a 52,8, ai minimi degli ultimi otto mesi, dai 56,8 di dicembre, quando aveva toccato i massimi in 33 mesi, con le stime a 56,5. Il dato si è dunque mantenuto a un livello associato a un’espansione, ovvero superiore ai 50 punti; dal luglio 2022 al gennaio 2023 era stato in contrazione. Per quanto riguarda l’indice sull’attività manifatturiera statunitense è cresciuto a gennaio, segnalando che il settore è ora in espansione. Il dato – stilato da Ihs Markit – che ne misura l’andamento è salito, in lettura preliminare, a 50,2 punti, dopo i 47,7 di dicembre. Le attese erano per un dato a 49,7 punti.

L’ascesa del dollaro e le implicazioni per l’oro

A dicembre il dollaro statunitense ha proseguito la sua tendenza rialzista, nonostante il taglio dei tassi di 25 punti percentuali da parte della Federal Reserve. Il FOMC (Federal Open Market Committee) ha alzato le proiezioni di crescita del PIL e dell’inflazione degli Stati Uniti per il 2025 e il dot plot della Fed evidenzia aspettative per due soli tagli dei tassi di 25 punti base nel 2025. I rendimenti statunitensi sono saliti lungo la curva e l’USD Index è salito a 108. Il biglietto verde, spiega Michael Lok, Group CIO e Co-CEO Asset Management di Union Bancaire Privée (UBP), continuerà ad avere un profilo elevato nel primo trimestre, a causa delle incertezze legate al commercio e ai dazi, che peseranno sulla maggior parte delle altre valute principali.
Al contrario, il franco svizzero si è indebolito leggermente in seguito al taglio di 50 punti percentuali del tasso della BNS (Banca Nazionale Svizzera), che ha portato il tasso di deposito allo 0,50%.
L’oro ha registrato una modesta flessione, fino a raggiungere livelli di circa 2.600 dollari per oncia nel mese di dicembre. Anche l’argento è sceso verso livelli di circa 30 dollari per oncia. “Notiamo che gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono aumentati nuovamente negli ultimi mesi, con la Cina che ha effettuato acquisti per il secondo mese consecutivo. Anche il forte aumento dei rendimenti obbligazionari trentennali è costruttivo sia per l’oro che per l’argento, in quanto riflette i timori per l’inflazione e la sostenibilità del debito”, sottolinea l’esperto.

La performance settimanale delle borse

La palma dei rialzi, in questa settimana, viene conquistata dalla piazza di Parigi che porta a casa un progresso del 3,8% circa. Segue la Borsa di Francoforte con un +3,58% e quella di Londra con un +1,3%. Sulla stessa linea Milano +1,06% e Madrid +1,14%. Il finale si prepara in salita anche per la borsa di Wall Street in attesa della riunione della Federal Reserve, la prossima settimana.

I migliori e peggiori a Piazza Affari

A Piazza Affari protagonista il risiko bancario: MPS, la peggiore del principale paniere, con una discesa dell’8% dopo l’OPS totalitaria lanciata su Mediobanca che balza in vetta al FTSE MIB con un +9%. Tra le altre banche, sale Unicredit (+4%) dopo che l’amministratore delegato Andrea Orcel è tornato a parlare sia dei potenziali benefici di un’aggregazione con Banco BPM, sia della volontà di chiarire con il Governo tedesco per portare avanti l’operazione su Commerzbank. Fra i migliori titoli della settimana, rally di Buzzi che guadagna oltre otto punti percentuali. Segue il lusso, rappresentato dai titoli Moncler +7% e Brunello Cucinelli +6%. Dal lato dei ribassi, perde terreno il settore energetico, con Eni -3%, Enel 6% e Saipem -5%.

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