"Lottavo e urlavo chiedendo aiuto. Mamma si lanciò addosso all’uomo"
Ricostruita l’aggressione a una donna in via Mentana. "L’ho riconosciuto, era l’operaio che mi fece i lavori"
di Laura Valdesi
SIENA
"Sentii delle urla strazianti, mai udita una cosa del genere. Erano di mia nipote. Passato un momento in cui rimasi gelata, mi precipitai là trovando mia figlia che combatteva con una persona. Cercava di trascinare fuori l’uomo da dentro casa. Allora mi gettai verso di lui, si liberò di me buttandomi in terra", racconta al collegio presieduto da Simone Spina l’anziana. Protagonista, suo malgrado, di uno degli episodi più inquietanti avvenuti in città negli ultimi tempi. L’aggressione nella villetta di via Mentana, intorno a mezzanotte, era fine luglio 2023, da parte di un operaio che aveva effettuato lavori nell’abitazione della figlia. "All’inizio teneva la maglietta alta per coprire parzialmente il volto – aveva riferito quest’ultima poco prima ai giudici – ma quando mi afferrò per il collo per spingermi dal loggiato dentro l’abitazione lo riconobbi. Si trattava dell’operaio che aveva eseguito dei lavori di imbiancatura per circa una settimana. Mi ero lamentata con il titolare della ditta per il suo operato. Gli chiesi di mandarmi il conto e pagai subito la fattura". L’uomo, un 40enne originario della Sardegna ma residente a Siena, non era in aula ieri pomeriggio. E’ accusato della rapina compiuta con il travisamento parziale del volto, appunto, ma anche di lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale e del possesso di un coltello a serramanico. "Quando facemmo la perquisizione – spiega il poliziotto della Mobile che quella sera lo trovò a circa 200 metri di distanza dalla villetta – , lo teneva nel marsupio legato alla vita. Aveva una lama di circa 5 centimetri". Quando capì che la sua fuga era terminata, secondo la ricostruzione dell’investigatore, si stese in terra cominciando a scalciare. Chiedendo aiuto perché, così si era difeso mentendeo, lo picchiavano. "Disse che ci avrebbe denunciato e fatto passare dei guai", racconta ancora.
Guai che adesso si trova ad affrontare il 40enne, stando al racconto della proprietaria della villetta. Il cane che abbaiava attirò l’attenzione della donna, non voleva che svegliasse il quartiere. Era già tardi. L’animale si comportava così quando vedeva i ricci, per esempio. ’Basta, vai a cuccia’, ma non voleva saperne. Quando era scesa l’incontro con l’aggressore. "Rimasi paralizzata. Poi urlai con quanto fiato avevo in gola, per questo mi tappò la bocca con la mano", riferisce al giudice. In quel momento la scoperta: si trattava dell’imbianchino. "Iniziai a lottare, gridando a mia figlia che era di sopra di chiamare la polizia", prosegue. "Possibile che nessuno mi senta?", si chiedeva la donna in quel momento di panico quando l’aveva afferata al collo per spingerla dentro l’abitazione."Ho capito che voleva sdraiarmi in terra, mi sono difesa. Lui ci riprovava. Poi ho sentito girare il ginocchio", continua la ricostruzione. Di qui le lesioni l’arto. Poi l’arrivo della madre ultraottantenne ma molto coraggiosa, che si era buttata sull’aggressore. "Se ne andò camminando, come se facesse una passeggiata", descrive il finale della scena l’anziana, difesa dall’avvocato Luigi De Mossi che assiste anche sua figlia. "Da quel giorno sono come ai domiciliari, non vado neppure in giardino da sola", ammette la parte offesa.
Sono stati ascoltati altri testimoni, poi il processo è stato rinviato a fine marzo per la discussione.