L’evoluzione di Rina e il futuro delle risorse marine secondo Ugo Salerno
“Non ho scelto il settore navale per una vocazione innata", racconta Ugo Salerno, presidente esecutivo di Rina a Forbes Leader L’articolo L’evoluzione di Rina e il futuro delle risorse marine secondo Ugo Salerno è tratto da Forbes Italia.
“Non ho scelto il settore navale per una vocazione innata”, esordisce così Ugo Salerno, presidente esecutivo di Rina, durante l’intervista a Forbes Leader. Figlio di un ingegnere navale, Salerno inizia a muovere i primi passi della sua carriera nei cantieri marittimi proprio al fianco del padre. Esperienze che, inevitabilmente, hanno influenzato profondamente il suo percorso. Tuttavia, un momento di esitazione c’è stato: “Avevo considerato di intraprendere la carriera di notaio per ragioni economiche, ma alla fine ho seguito la strada dell’ingegneria navale, di cui non mi sono mai pentito”, aggiunge Salerno, che ha guidato Rina in una transizione che l’ha vista passare da un’azienda in difficoltà a un colosso internazionale.
L’impatto su Rina e le risorse marine
Quando Salerno è stato chiamato a guidare Rina nel 2002, l’azienda stava attraversando una crisi reputazionale e finanziaria dovuta all’incidente della nave Erika nel 1999. Con un fatturato di appena 85 milioni di euro e 700 dipendenti, il futuro era incerto. “La sfida era immensa, ma conoscevo le persone e le loro competenze. Non ho inserito nuove figure ai vertici; ho scelto di valorizzare il capitale umano esistente”, rivela Salerno. Una sfida che ha permesso a Rina di volare verso un futuro completamente diverso. Basti pensare che oggi la società conta circa 6.000 dipendenti e si avvicina a un fatturato annuo di 900 milioni di euro.
Guardando al futuro, Salerno pone l’accento sull’importanza delle risorse marine. “La conoscenza dei fondali oceanici è ancora limitata, ma le potenzialità sono immense”. Minerali critici come cobalto, rame e nichel, essenziali per la transizione energetica, sono presenti in concentrazioni significative sul fondo del mare. L’estrazione marina rappresenta una valida alternativa a quella terrestre, spesso associata a gravi impatti ambientali e sociali, come la deforestazione in Indonesia per il nichel o il lavoro minorile in Congo per il cobalto. “È necessario adottare un approccio pragmatico: minimizzare i danni agli ecosistemi marini è più sostenibile rispetto all’estrazione terrestre”, osserva Salerno.
Oltre all’estrazione di risorse, il ruolo dei fondali marini nella trasmissione di energia e dati è cruciale. Con oltre 10 trilioni di dollari in transazioni annuali legate a infrastrutture sottomarine, il settore si trova al centro di questioni geopolitiche ed economiche. Salerno sottolinea l’importanza della cooperazione tra settori per ridurre i rischi e massimizzare le opportunità e vede nei mari una frontiera di opportunità, ma con la consapevolezza che l’innovazione deve andare di pari passo con la sostenibilità. “Il nostro compito è bilanciare il progresso con la responsabilità, per lasciare alle generazioni future un mondo migliore”.
L’intervista completa
L’articolo L’evoluzione di Rina e il futuro delle risorse marine secondo Ugo Salerno è tratto da Forbes Italia.
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