“Io ero razzista prima che fosse fico esserlo”: licenziato dal Doge uno dei fedelissimi di Elon Musk

Di fronte allo scandalo la Casa Bianca ha annunciato le dimissioni di Elez, ma sia Musk che Vance hanno chiesto di riassumerlo L'articolo “Io ero razzista prima che fosse fico esserlo”: licenziato dal Doge uno dei fedelissimi di Elon Musk proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 8, 2025 - 11:54
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“Io ero razzista prima che fosse fico esserlo”: licenziato dal Doge uno dei fedelissimi di Elon Musk

“Per chiarire, io ero razzista prima che fosse fico esserlo”. Con un biglietto da visita del genere, la carriera di Marko Elez al Dipartimento dell’Efficienza Governativa (Doge), guidato da Elon Musk, non poteva che essere breve. Il suo caso, però, va ben oltre la sua vicenda personale: alimenta i sospetti sulle reali intenzioni del fondatore di Tesla e sull’obiettivo della rivoluzione federale affidatagli dal presidente Trump, come riporta La Repubblica.

Elez, programmatore venticinquenne con un passato a SpaceX, Starlink e X, era stato reclutato dallo stesso Musk per entrare nel Doge e lavorare sull’accesso ai sistemi del Dipartimento del Tesoro, strumenti con cui vengono gestiti pagamenti per miliardi di dollari. Proprio giovedì, un tribunale aveva imposto restrizioni sulla sua possibilità di condividere quei dati, che includevano informazioni riservate dei contribuenti. Ma nel frattempo il Wall Street Journal aveva fatto emergere delle controverse affermazioni di Elez: con lo pseudonimo @nullllptr, aveva riempito la rete di post pesantemente razzisti, dall’odio verso gli indiani, accusati di rubare posti nella Silicon Valley, a commenti sprezzanti sul conflitto in Medio Oriente, come “Non mi importerebbe nulla se Gaza e Israele fossero entrambi cancellati dalla faccia della Terra.”

Di fronte allo scandalo, la Casa Bianca, incalzata dal Wall Street Journal, ha dovuto reagire: la portavoce Karoline Leavitt ha annunciato le dimissioni di Elez, ma Musk non ha perso tempo e ha lanciato un sondaggio su X per chiedere se dovesse riassumerlo. L’80% dei partecipanti ha detto sì. Un plebiscito che suona come un’amnistia virtuale, se non un’assoluzione politica. Anche il vicepresidente Vance è sceso in campo a difendere il programmatore: “Non sono d’accordo con alcuni post di Elez, ma non credo che attività stupide sui social media debbano rovinare la vita di un ragazzo. Non dobbiamo premiare i giornalisti che rovinano la gente. Quindi riprendiamolo.” E a chiudere il cerchio, in serata, arriva la benedizione di Trump in persona: “Non ho seguito il caso, ma se Vance dice di riassumerlo, io sto con lui.”

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