Intervista a Tommaso Sangiorgi: alla scoperta de “Il canto delle paure”

Tommaso Sangiorgi, artista e cantautore dal profondo legame con la sua terra, torna con “Il canto delle paure”, un brano che esplora le sfumature più intime delle relazioni familiari e del confronto con se stessi. In questo singolo, Tommaso racconta il suo personale viaggio emotivo attraverso un testo che unisce il dolore al desiderio di […] The post Intervista a Tommaso Sangiorgi: alla scoperta de “Il canto delle paure” appeared first on Indielife.it - Magazine indipendente dedicato agli artisti emergenti.

Feb 6, 2025 - 17:06
 0
Intervista a Tommaso Sangiorgi: alla scoperta de “Il canto delle paure”

Tommaso Sangiorgi, artista e cantautore dal profondo legame con la sua terra, torna con “Il canto delle paure”, un brano che esplora le sfumature più intime delle relazioni familiari e del confronto con se stessi. In questo singolo, Tommaso racconta il suo personale viaggio emotivo attraverso un testo che unisce il dolore al desiderio di riconciliazione, la speranza alla resilienza. In questa intervista, ci racconta la genesi della canzone, il processo creativo che l’ha portato alla sua realizzazione e il profondo significato che si cela dietro le sue parole e la sua musica. Un racconto che ci offre uno spunto di riflessione sul valore dei legami e sulla forza di trasformare le proprie paure in qualcosa di condiviso.

Tommaso, “Il canto delle paure” è chiaramente un brano molto personale e intimo. Puoi raccontarci com’è nata l’ispirazione per questa canzone e qual è il significato più profondo che hai voluto trasmettere?

L’ispirazione per questa canzone è nata nell’ottobre del 2023. Ero sul divano della “tavernetta”, il mio spazio creativo, e all’improvviso ho pensato al mio rapporto con mia sorella Giulia. Per troppi anni è stato segnato da silenzi, dalla paura reciproca di aprirci l’uno all’altra, da visioni di vita completamente diverse e personalità opposte. In quel momento mi sono reso conto che non ci sentivamo da due mesi, neanche per telefono. Mi sono sentito solo e, come in ogni momento difficile della mia vita, ho scritto una canzone.

“Il canto delle paure” nasce proprio dall’esigenza di recuperare un legame che sembrava non esistere più, come dico nel testo. Il messaggio più profondo che volevo trasmettere è che, anche nei momenti più bui, c’è sempre spazio per l’amore. Esiste sempre un luogo “dove gli abbracci son cure” e, invece di essere prigionieri delle nostre paure, possiamo trasformarle in qualcosa di condiviso, magari cantandole insieme. Perché a volte, cantando il dolore, quel dolore fa un po’ meno male.

Il brano affronta temi di perdono, speranza e resilienza, con un’attenzione particolare ai legami familiari. Come hai trasformato queste emozioni complesse in musica e quali sfide hai affrontato nel farlo?

Dal punto di vista testuale, il processo creativo è stato spontaneo e istintivo, ma anche estremamente doloroso. Credo di non aver mai pianto così tanto mentre scrivevo una mia canzone. Le parole sono venute fuori da sole, come in un flusso incontrollato di emozioni che non aspettavano altro che essere impresse su un foglio.

Dal punto di vista musicale, invece, la persona che ha dato forma alle mie emozioni è stata Romolo Peluso. Chiamarlo solo producer o direttore artistico sarebbe riduttivo, perché è anche un grande amico. Ci capiamo al volo, e fin dal primo momento ha saputo intercettare il mio dolore, trasformandolo in musica con una sensibilità straordinaria.

Il videoclip di “Il canto delle paure” è stato girato in location suggestive, come il faro di Marina di Ravenna. Qual è stato il processo creativo dietro la scelta di queste ambientazioni e come credi che abbiano enfatizzato il messaggio emotivo della canzone?

Per il primo brano del progetto Tommaso Sangiorgi, io e il mio team, Big Bounce Music, abbiamo scelto Ravenna perché è la città in cui sono cresciuto, dove ho vissuto fino ai 19 anni e a cui sono profondamente legato, anche se ora vivo a Bologna. Volevamo partire proprio da dove tutto è iniziato, dal luogo in cui ho cominciato a scrivere e fare musica.

Abbiamo scelto il mare perché è un elemento che ispira riflessione. Davanti al mare le persone si lasciano andare ai propri pensieri, ed era proprio questa introspezione che volevamo trasmettere. Il faro di Marina di Ravenna ci è sembrato il posto perfetto per raccontare un viaggio che va dalla notte all’alba. La notte è un elemento chiave, perché favorisce il confronto con le proprie emozioni, mentre l’alba rappresenta la speranza e il cambiamento.

Questa combinazione di buio e luce ha creato un’atmosfera ideale per esplorare il tema centrale della canzone: il rapporto con mia sorella Giulia. La regia del videoclip è stata affidata a Riccardo Sanmartini.

Nel videoclip interpreti te stesso in un viaggio emotivo dalla notte all’alba, simboleggiando speranza e rinnovamento. Qual è stato il tuo approccio nel tradurre il testo della canzone in immagini e quali elementi hai considerato cruciali per catturare l’essenza della tua musica?

Gli elementi visivi fondamentali del videoclip sono la notte e l’alba, che rappresentano perfettamente non solo questa canzone, ma in generale la mia musica. I miei brani sono spesso riflessivi, nostalgici, e questo viene raffigurato dalla notte, che simboleggia malinconia e introspezione. Tuttavia, questa tristezza è sempre accompagnata da una luce di speranza, rappresentata dall’alba: un nuovo giorno, la possibilità di ricominciare.

Nel videoclip, questa dicotomia tra buio e luce riflette il cuore della mia musica: il confronto con le proprie paure, il dolore che ne deriva e, al tempo stesso, la volontà di superarli.

“Il canto delle paure” sembra essere stato un ponte emotivo significativo tra te e la tua esperienza personale. In che modo questa canzone ha influenzato la tua percezione della musica come mezzo per esplorare e condividere emozioni profonde con il pubblico?

Scrivere Il canto delle paure è stata un’esperienza profondamente personale. In questa canzone mi sono messo completamente a nudo, condividendo qualcosa di molto intimo anche con persone che non conosco. Questo ha rafforzato una consapevolezza che ho maturato negli anni: il pubblico percepisce quando un artista non è autentico. Anni fa pubblicai una canzone che non sentivo davvero mia, e mi accorsi che la gente se ne accorgeva. Da quel momento ho deciso di scrivere solo ciò che mi emoziona davvero, raccontando esperienze personali che nel bene e nel male parlano di me e della mia vita—che poi è l’esperienza di tutti.

“Il canto delle paure” incarna perfettamente questo principio. Ho versato lacrime mentre lo scrivevo ed è stato incredibile ricevere messaggi da persone che hanno provato la stessa emozione ascoltandolo. Molti si sono immedesimati, rivedendo il loro rapporto con fratelli, sorelle, familiari o amici.

Non volevo trasmettere solo nostalgia e mancanza, ma anche speranza. Per me, la musica è tutto questo: ascolto, scrittura e terapia. Non voglio privarmene mai.

The post Intervista a Tommaso Sangiorgi: alla scoperta de “Il canto delle paure” appeared first on Indielife.it - Magazine indipendente dedicato agli artisti emergenti.