Farmacie, come tutelare e sostenere i presidi della salute
I farmacisti e la rete delle farmacie rappresentano, insieme ai medici di medicina generale, un presidio del SSN sul territorio e un punto di riferimento per il malato cronico, il caregiver e il cittadino in generale. Nel momento in cui la pandemia rende impellente ed accelera la necessità di dare una risposta sul territorio ai cittadini, il coinvolgimento dei farmacisti di comunità consente di evitare accessi impropri ai Pronto Soccorso e agli ospedali e di trovare una soluzione al sovraccarico del SSN rafforzando la medicina del territorio e dando un servizio di prossimità. Grazie alla loro presenza capillare, all’ampia accessibilità e alla professionalità del farmacista, le farmacie forniscono un contributo importante nell’erogazione di servizi sanitari di prima assistenza, attività di prevenzione e orientamento del cittadino, oltre a dispensare farmaci e dispositivi necessari per il trattamento di molte patologie. Il grande dilemma della mancanza di personale Oggi però viviamo un grande dilemma: calano i laureati in farmacia, ma in Italia il numero delle farmacie è in costante aumento. Il report di Federfarma, realizzato su dati Almalaurea, ha messo in evidenza che i laureati sono passati da 5.095 del 2017 a poco più di 4 mila del 2023. La quota è costituita in gran parte da donne (79%). Questo calo è determinato da diverse ragioni. Fra queste, lo stipendio, ritenuto basso: a un anno dalla laurea si registra una percentuale di occupati dell’84,7% e la retribuzione mensile netta è di 1399 euro. Dopo cinque anni, il tasso di occupazione sale a oltre il 90% e il netto mensile cresce a 1639. Anche le prospettive di carriera non sono così appetibili, mentre di contro i sacrifici sono tanti. « In Italia c’è una carenza strutturale di personale che riguarda tutte le professioni sanitarie, quindi medici, infermieri ed anche farmacisti. La crisi si è acuita nel tempo, soprattutto dopo la pandemia – ci ha spiegato il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Andrea Mandelli. – Dopo il Covid è cambiato il modo di relazionarsi al mondo del lavoro: è cresciuto il desiderio di recuperare tempo per sé, per la famiglia, con l’obiettivo di avere una qualità della vita migliore e meno stressante. La professione sanitaria, e nello specifico la professione di farmacista, ne ha risentito perché per sua stessa natura richiede spirito di sacrificio e un impegno costante da dedicare ai pazienti. Si lavora il sabato, la domenica, durante le feste, e ad orari sempre più dilatati per dare risposte immediate ai bisogni di salute delle persone. C’è poi la necessità di mantenersi costantemente aggiornati attraverso la formazione continua perché da un lato le innovazioni terapeutiche e tecnologiche avanzano rapidamente, dall’altro aumentano le prestazioni offerte al cittadino, di pari passo con l’evoluzione del nostro ruolo all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Questi aspetti connaturati alla nostra professione possono rappresentare un disincentivo per i giovani, malgrado i molteplici sbocchi occupazionali offerti dalla laurea in Farmacia e la gratificazione che deriva dall’esercitare una professione che trova fondamento nella relazione umana, nella vicinanza alle persone e nella volontà di tutelare il bene più grande: la salute”. Il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Andrea Mandelli foto ufficio stampa Cresce il numero di farmacie Nonostante il calo dei laureati il numero delle farmacie continua ad aumentare. Il saldo tra aperture e chiusure in Germania, Gran Bretagna e Polonia è molto negativo, mentre è positivo in Spagna. In Italia il numero delle farmacie è in costante aumento a seguito delle nuove aperture determinate dallo svolgimento dei concorsi straordinari indetti dalle Regioni sulla base del Decreto Cresci Italia del 2012. Le Regioni hanno infatti sfruttato la possibilità, prevista dalla legge, di aprire farmacie in zone disagiate e mal collegate, indipendentemente dal numero di abitanti. Dal 1975 a oggi si è registrato un aumento del 40%. Si contano oltre 20 mila farmacie in tutta Italia. In Italia operano inoltre 7.200 farmacie rurali, cioè farmacie situate in comuni o centri abitati con meno di 5.000 abitanti, che assistono una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti. Un terzo delle farmacie esistenti, quindi, opera in piccoli comuni. Di queste, 4.400 sono farmacie rurali sussidiate, cioè farmacie situate in località con meno di 3.000 abitanti, che servono complessivamente oltre 5 milioni di persone. «In Italia il numero delle farmacie è superiore alla media europea, abbiamo una capillarità che ci contraddistingue, ovvero la capacità di essere presenti in ogni angolo del Paese. Parlando di salute, i farmacisti italiani sono la spina dorsale su cui si regge il Paese, svolgendo un ruolo sociale oltre che sanitario, nei piccoli centri così come nelle grandi città. Il tema è proprio quello di avvicinare i giovani alla professione sanitaria ch
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I farmacisti e la rete delle farmacie rappresentano, insieme ai medici di medicina generale, un presidio del SSN sul territorio e un punto di riferimento per il malato cronico, il caregiver e il cittadino in generale. Nel momento in cui la pandemia rende impellente ed accelera la necessità di dare una risposta sul territorio ai cittadini, il coinvolgimento dei farmacisti di comunità consente di evitare accessi impropri ai Pronto Soccorso e agli ospedali e di trovare una soluzione al sovraccarico del SSN rafforzando la medicina del territorio e dando un servizio di prossimità. Grazie alla loro presenza capillare, all’ampia accessibilità e alla professionalità del farmacista, le farmacie forniscono un contributo importante nell’erogazione di servizi sanitari di prima assistenza, attività di prevenzione e orientamento del cittadino, oltre a dispensare farmaci e dispositivi necessari per il trattamento di molte patologie.
Il grande dilemma della mancanza di personale
Oggi però viviamo un grande dilemma: calano i laureati in farmacia, ma in Italia il numero delle farmacie è in costante aumento. Il report di Federfarma, realizzato su dati Almalaurea, ha messo in evidenza che i laureati sono passati da 5.095 del 2017 a poco più di 4 mila del 2023. La quota è costituita in gran parte da donne (79%).
Questo calo è determinato da diverse ragioni. Fra queste, lo stipendio, ritenuto basso: a un anno dalla laurea si registra una percentuale di occupati dell’84,7% e la retribuzione mensile netta è di 1399 euro. Dopo cinque anni, il tasso di occupazione sale a oltre il 90% e il netto mensile cresce a 1639. Anche le prospettive di carriera non sono così appetibili, mentre di contro i sacrifici sono tanti. « In Italia c’è una carenza strutturale di personale che riguarda tutte le professioni sanitarie, quindi medici, infermieri ed anche farmacisti. La crisi si è acuita nel tempo, soprattutto dopo la pandemia – ci ha spiegato il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Andrea Mandelli. – Dopo il Covid è cambiato il modo di relazionarsi al mondo del lavoro: è cresciuto il desiderio di recuperare tempo per sé, per la famiglia, con l’obiettivo di avere una qualità della vita migliore e meno stressante. La professione sanitaria, e nello specifico la professione di farmacista, ne ha risentito perché per sua stessa natura richiede spirito di sacrificio e un impegno costante da dedicare ai pazienti. Si lavora il sabato, la domenica, durante le feste, e ad orari sempre più dilatati per dare risposte immediate ai bisogni di salute delle persone. C’è poi la necessità di mantenersi costantemente aggiornati attraverso la formazione continua perché da un lato le innovazioni terapeutiche e tecnologiche avanzano rapidamente, dall’altro aumentano le prestazioni offerte al cittadino, di pari passo con l’evoluzione del nostro ruolo all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Questi aspetti connaturati alla nostra professione possono rappresentare un disincentivo per i giovani, malgrado i molteplici sbocchi occupazionali offerti dalla laurea in Farmacia e la gratificazione che deriva dall’esercitare una professione che trova fondamento nella relazione umana, nella vicinanza alle persone e nella volontà di tutelare il bene più grande: la salute”.
![](https://business24tv.it/wp-content/uploads/2025/02/Andrea-Mandelli_Foto-HD-1024x1008.jpg)
Il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Andrea Mandelli foto ufficio stampa
Cresce il numero di farmacie
Nonostante il calo dei laureati il numero delle farmacie continua ad aumentare. Il saldo tra aperture e chiusure in Germania, Gran Bretagna e Polonia è molto negativo, mentre è positivo in Spagna. In Italia il numero delle farmacie è in costante aumento a seguito delle nuove aperture determinate dallo svolgimento dei concorsi straordinari indetti dalle Regioni sulla base del Decreto Cresci Italia del 2012. Le Regioni hanno infatti sfruttato la possibilità, prevista dalla legge, di aprire farmacie in zone disagiate e mal collegate, indipendentemente dal numero di abitanti. Dal 1975 a oggi si è registrato un aumento del 40%. Si contano oltre 20 mila farmacie in tutta Italia.
In Italia operano inoltre 7.200 farmacie rurali, cioè farmacie situate in comuni o centri abitati con meno di 5.000 abitanti, che assistono una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti. Un terzo delle farmacie esistenti, quindi, opera in piccoli comuni. Di queste, 4.400 sono farmacie rurali sussidiate, cioè farmacie situate in località con meno di 3.000 abitanti, che servono complessivamente oltre 5 milioni di persone.
«In Italia il numero delle farmacie è superiore alla media europea, abbiamo una capillarità che ci contraddistingue, ovvero la capacità di essere presenti in ogni angolo del Paese. Parlando di salute, i farmacisti italiani sono la spina dorsale su cui si regge il Paese, svolgendo un ruolo sociale oltre che sanitario, nei piccoli centri così come nelle grandi città. Il tema è proprio quello di avvicinare i giovani alla professione sanitaria che incarna una scelta di vita ben precisa», aggiunge il Presidente.
Cosa andrebbe cambiato
L’esigenza post-pandemica di rafforzare la prossimità e ampliare le funzioni dei farmacisti oggi si scontra con una grave carenza di personale e con una serie di oneri amministrativi che si ripercuotono sull’attività professionale e sugli stessi pazienti, in termini di efficienza e qualità del servizio. «Non abbiamo dubbi sul fatto che la salute dei cittadini italiani va affidata a farmacisti laureati. Si tratta di capire quali strategie mettere in atto perché ciò avvenga e la Federazione è molto attiva su questo fronte – ci spiega ancora Mandelli. – Da tempo stiamo lavorando per un cambiamento radicale della nostra professione. Nel 2005 abbiamo avuto l’intuizione della farmacia dei servizi, un progetto che ha permesso alla professione di farmacista di cambiare pelle, andando oltre la dispensazione dei farmaci per diventare un punto di riferimento per i cittadini e la loro salute. La farmacia dei servizi è diventata legge nel 2009, dimostrandosi poi fondamentale con la pandemia quando si è reso necessario un territorio più forte e più vicino al cittadino. Da due anni abbiamo rinnovato il corso di laurea quinquennale in farmacia che oggi dà una preparazione molto più sanitaria, meno orientata alla chimica e più all’assistenza al paziente. E ancora, stiamo interagendo con il Governo perché abbiamo bisogno di un professionista della salute che sia meno gravato dalla burocrazia e più centrato sulla cura del paziente».
Quindi sburocratizzazione, corso di studi rinnovato per essere al passo con l’evoluzione della professione e un farmacista sempre più protagonista della salute di prossimità sono i cardini della politica federale per attrarre sempre più giovani verso quello che non è solo un mestiere ma una vera e propria vocazione.
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