Borse chiusura 24 gennaio: scintille sull’Ops Mps per Mediobanca che guadagna 7,7% mentre la banca senese perde il 6,9%
Nel primo giorno della sorprendente Ops della banca senese, ispirata da Caltagirone e Delfin per blindare Generali e appoggiata dal Governo, Piazza Affari boccia il Monte dei Paschi e premia Mediobanca difesa soprattutto dai fondi internazionali contro le ingerenze della politica L'articolo Borse chiusura 24 gennaio: scintille sull’Ops Mps per Mediobanca che guadagna 7,7% mentre la banca senese perde il 6,9% proviene da FIRSTonline.
La chiusura contrastata delle borse in Europa e l’andamento svogliato di Wall Street in queste ore (dopo i record di ieri) non riflettono oggi appieno le pirotecniche notizie che hanno animato la giornata. Su tutte, a Milano, svetta l’offerta pubblica di scambio totalitaria (per 13,3 miliardi di euro) lanciata a sorpresa da Mps su Mediobanca, con la preda senese che improvvisamente si è fatta predatore puntando al boccone più appetibile che controlla anche le Assicurazioni Generali. Il risiko bancario ha così preso una piega inattesa animando intensi scambi in Piazza Affari.
Il Ftse Mib chiude con un timido rialzo dello 0,24% a 36.200 punti base, mentre i due titoli, protagonisti del nuovo feuilleton bancario, sono ai poli opposti dell’indice principale. Complice la bocciatura dell’operazione da parte di alcuni analisti, Montepaschi archivia gli scambi in maglia nera con una perdita del 6,91%, mentre specularmente Piazzetta Cuccia guadagna il 7,72%. Insomma il mercato non sembra molto convinto dell’impresa, ma prima di approfondire un po’ il tema, che trova ampio spazio in un altro articolo su FIRSTonline, si sottolinea che l’effervescente settore bancario tiene a galla oggi il listino insieme al lusso, mentre i titoli oil e le utility lo zavorrano.
Nel resto d’Europa arretrano Londra -0,75%, Amsterdam -0,86%, Madrid -0,12%, Francoforte -0,09%. Parigi è la migliore con un guadagno dello 0,44% e a tenere alto il morale sotto la torre Eiffel contribuiscono anche oggi i titoli del lusso, contagiati dal balzo di Burberry (+9,86% a Londra), dopo i conti. Il settore, molto esposto in Cina, beneficia inoltre dall’apparente attenuazione dei toni del presidente Usa Donald Trump sui dazi a Pechino. Parlando con Fox News il tycoon ieri sera ha detto: “Abbiamo un grande potere sulla Cina, le tariffe, e loro non le vogliono, e io preferirei non doverle usare”.
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Dollaro in ribasso
L’attivismo di Trump e le sue numerose esternazioni si stanno ripercuotendo sul dollaro, che oggi si muove in ribasso contro le principali valute. A spingere il biglietto verde recentemente erano state le minacce e 360 gradi sui dazi e i timori di politiche inflative da parte del nuovo presidente, ma ora Trump dice che vuole far scendere i prezzi del petrolio, che l’inflazione scenderà insieme ai tassi e ammorbidisce i toni sui dazi. In un clima quindi d’incertezza il dollaro si sgonfia leggermente. L’euro guadagna circa lo 0,9%, per un cambio oltre 1,05.
Un’altra notizia di peso, che sta influenzando il mercato valutario, è l’atteso rialzo dei tassi da parte della banca centrale giapponese, che ha portato il tasso d’interesse chiave dallo 0,25% allo 0,50%, livello più alto degli ultimi 17 anni. Si tratta di una normalizzazione ampiamente attesa, ma che costa al dollaro un ribasso dello 0,3% circa contro lo yen, per un cambio di 155,74.
Il clima variabile porta gli investitori verso il sicuro rifugio dell’oro, che si muove verso i suoi massimi con un rialzo dello 0,96% per lo spot gold e un prezzo di 2781,27 dollari l’oncia.
I future del petrolio invece non trovano spunti rialzisti e trattano poco variati: Brent 78,13 dollari al barile (-0,2%); Wti 74,41 dollari al barile (-0,28%).
Ampia pagina macro
Nella rutilante giornata resta un po’ in secondo piano l’ampia pagina macro.
Si segnala comunque che la zona euro vede qualche segnale incoraggiante nel manifatturiero. L’Indice Pmi S&P Global del settore a gennaio sale a 46,1 punti, dai 45,1 punti del mese scorso. Si resta ancora sotto la linea del Piave di 50 (oltre la quale c’è espansione) ma comunque ai massimi degli ultimi otto mesi. L’Indice Pmi relativo al settore dei servizi però scende a 51,4 punti, dai 51,6 punti di dicembre.
I servizi, secondo la stima flash, scende anche negli Usa a 52,8 punti, pur restando ampiamente oltre la soglia di 50. A sorpresa però il manifatturiero si espande a 50,2 punti (da 47,7 di dicembre, attese a 49,7).
A gennaio però gli statunitensi paiono meno ottimisti sull’economia rispetto al mese precedente. La lettura finale dell’indice sulla fiducia redatto mensilmente dall’Università del Michigan è pari a 71,1 punti, dopo i 74 punti della lettura finale di dicembre. Le attese erano per una conferma della lettura preliminare a 73,2 punti.
Piazza Affari, riflettori sulla sfida di Mps
La sfida lanciata da Mps è avvincente perché tocca molti punti cruciali del sistema finanziario italiano e mette in campo tanti vivaci azionisti, oltre al fatto che darebbe vita al terzo polo bancario del paese. Qualcuno parla di mettere assieme mele e pere, per il diverso core business dei due istituti e per questo boccia l’operazione, mentre notizie stampa segnalano che Mediobanca riterrebbe l’offerta ostile e nei prossimi giorni riunirà il cda. Intanto il consiglio di Mps ha dato via libera all’operazione all’unanimità.
L’azionario dei due istituti è simile: nell’azionario di Mps sono entrati recentemente Delfin (eredi Del Vecchio) con il 9,7%, mentre Francesco Gaetano Caltagirone ha poco più del 5%, Banco Bpm il 5% e Anima quasi il 4%. Il Mef ha ancora una quota residua dell’11,73%. Il titolo di Piazza Meda oggi segna in Borsa +1,89%, mentre Anima arretra dello 0,83%.
Mediobanca è poi partecipata a sua volta da Delfin (19,8%) e Caltagirone (+7,8%) e piazzetta Cuccia controlla Generali. Il titolo del Leone triestino guadagna lo 0,61% oggi in borsa.
Insomma risulta chiaro che la mossa di Mps è forte e potrebbe cambiare il settore in maniera radicale, interferendo anche con le mire e le ambizioni di Unicredit (+0,53%).
Guardando al resto del listino segnano robusti rialzi Campari, +5,36% e Iveco +3,91%.
Nel lusso si confermano in denaro Moncler +3,02%, Cucinelli +0,92% e tra le mid cap Ferragamo (+4,38%).
Bene titoli industriali come Interpump +1,7%, Buzzi +1,12%, Stellantis +1,04%, mentre nel settore bancario agguanta un’altra top ten Popolare di Sondrio +1,31%.
Al netto di Mps, i maggiori ribassi del giorno si concentrano su Saipem -2,86%, Telecom -1,77%, Amplifon -1,69%, Eni -1,37%, Hera -1,34%.
Fuori dal paniere principale si apprezza Bialetti Industrie (+3,48%), con la notizia, riportata dal Corriere della Sera, che il riassetto della società si avvia verso la conclusione: da tempo l’omino coi baffi studia una possibile operazione di M&A per supportare il rilancio aziendale e ora pare che, tra i vari interlocutori, sia alle battute finali un accordo con Nuo Capital, parte del family office asiatico Wwi.
Spread in calo, tassi in rialzo
Sono modeste le variazioni sul secondario: lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata arretra a 111 punti base, ma i tassi salgono un po’ rispettivamente al 3,65% e 2,54%.
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