“Videogiochi come ‘The Legendo of Zelda’ fanno bene alla salute mentale, aiutano a trovare il senso della vita”: il nuovo studio “rivoluzionario” sui videogames
Effetti "benefici sostanziali" a livello mentale sono stati riscontrati negli appassionati dei videogiochi "open world", dove l'esplorazione è libera dai vincoli narrativi L'articolo “Videogiochi come ‘The Legendo of Zelda’ fanno bene alla salute mentale, aiutano a trovare il senso della vita”: il nuovo studio “rivoluzionario” sui videogames proviene da Il Fatto Quotidiano.
I videogiochi non sono tutti uguali, e se spesso in passato si è messo in guardia contro alcuni tipi, come quelli violenti, più di recente la ricerca tende a rivalutare l’utilità di altre tipologie. È recentissima la creazione di un videogioco della durata di 1 minuto, capace di diagnosticare l’autismo e l’ADHD. A dicembre, uno studio anglo-austriaco si è incentrato invece sui benefici mentali degli open world, in particolare della serie The Legend of Zelda. Quello pubblicato sul Journal of Medical Internet Research non è certo il primo studio dedicato ai videogiochi (che, a seconda dei casi, possono uscirne stroncati o elogiati), ma è probabilmente il primo a fornire una nuova prospettiva su una particolare categoria di giochi, gli open world, che “possono offrire un senso di esplorazione, un’opportunità di sviluppare e sperimentare padronanza e abilità, un senso di positività e perfino scopo e significato nella vita”, sintetizza Andreas B. Eisingerich dell’Imperial College di Londra, ateneo che ha realizzato lo studio insieme ai colleghi dell’Università di Graz. Nello specifico, a meritarsi la palma di più efficaci sono stati due episodi della serie The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Tears of the Kingdom.
Per scoprirlo, gli studiosi hanno raccolto i dati qualitativi da 32 interviste approfondite e quelli quantitativi da 609 sondaggi condotti presso studenti specializzandi dediti ai videogame. Dalle prime è emerso che l’evasione cognitiva dalla realtà consentiva ai giocatori di astrarsi temporaneamente dal mondo esterno e dai suoi fattori di stress, a tutto vantaggio del benessere emotivo e dell’umore; dall’analisi dei secondi è stato possibile determinare che questa evasione cognitiva aveva un effetto “significativamente positivo” sul rilassamento, e quindi sul benessere mentale. Non a caso, nei loro commenti, i partecipanti dichiararono di provare una maggiore “pace interiore”, di riuscire a “dimenticare le preoccupazioni quotidiane”, di percepire il videogame come “la mia forma di meditazione”.
Il segreto degli open world
Ma perché proprio questa tipologia ludica ha mostrato effetti tanto benefici? L’espressione “open world si riferisce a giochi che offrono un vasto ambiente esplorabile liberamente, dove i giocatori possono muoversi e interagire con il mondo virtuale senza la minima restrizione”, scrivono gli autori. Boschi, montagne, laghi, città, animali, cavalieri, segreti nascosti, paesaggi incantati attendono l’esploratore curioso che si muove liberamente in questa realtà digitale, senza l’assillo di dover svolgere dei compiti secondo una rigida scaletta, come avviene nei giochi competitivi del tipo
“Fortnite, strutturati intorno a obiettivi prefissati e a un percorso definito – osservano i ricercatori -. La natura competitiva comporta un alto livello di eccitazione e urgenza”. Invece nella saga di Zelda tutto si svolge secondo il ritmo stabilito dal giocatore: se ha voglia di esplorare lo fa, rimandando i compiti da svolgere a un altro momento. “Lo stile di gioco autogestito degli open world games favorisce una connessione più profonda con il mondo ludico, con un focus principale sull’esplorazione”. Totale immersività in ambienti estesi e mancanza di obblighi (e conseguente senso di libertà) sono quindi i punti di forza di questi giochi, privi delle “controindicazioni” dei social media, che, secondo crescenti evidenze, favoriscono l’ansia e la depressione negli adolescenti e che, in generale, vengono associati a un ridotto benessere mentale.
Limiti e sviluppi
Gli autori dello studio sono consapevoli del fatto che i dati riportati sono basati su autodichiarazioni e che questo è dunque un limite della loro analisi, ma considerano comunque i risultati positivi e interessanti per ulteriori sviluppi. “Ricerche future potranno investigare gli effetti a lungo termine dell’impegno regolare con gli open world games ed esplorare le applicazioni terapeutiche potenziali per la gestione dello stress e dell’ansia”, spiegano gli scienziati, invitando gli sviluppatori a considerare questi fattori e a integrare nei loro giochi elementi che favoriscano il rilassamento e il benessere mentale.
Certo, nello studio si sottolinea l’importanza della moderazione nell’uso di uno strumento simile, per quanto possa essere benefico. E non va nemmeno dimenticato che passare troppo tempo davanti al monitor vuol dire trascurare l’attività fisica. Ma le prospettive appaiono interessanti, e chissà mai che un giorno gli psicoterapeuti non raccomandino ai loro pazienti qualche seduta con Zelda…
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