Tajani: “Massimo sforzo per liberare Alberto Trentini in Venezuela”. La mobilitazione per il cooperante, da Bologna a Venezia
Dal 15 novembre non si hanno più notizie del cooperante veneziano, arrestato a Caracas e accusato di terrorismo. Il ministro degli Esteri ha dichiarato di avere parlato col segretario di Stato Usa della liberazione dei prigionieri politici in Venezuela L'articolo Tajani: “Massimo sforzo per liberare Alberto Trentini in Venezuela”. La mobilitazione per il cooperante, da Bologna a Venezia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nel fine settimana il Comune di Bologna, seguito da altre amministrazioni, esporrà uno striscione per chiedere la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano arrestato in Venezuela il 15 novembre e accusato di terrorismo, di cui la famiglia da allora non ha più notizie. Un gesto, come era stato fatto anche per Patrick Zaki, che punta a mantenere alta l’attenzione mediatica sul caso, così come la fiaccolata in programma sabato davanti alla chiesa di Sant’Antonio al Lido di Venezia. Intanto la diplomazia continua a lavorare per ottenere informazioni da Caracas e l’appello per la sua liberazione ha superato le 40mila firme. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in audizione alle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, ha dichiarato che nelle prossime settimane incontrerà il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio. Con lui, ha detto, “ci siamo trovati perfettamente d’accordo sulla necessità di ripristinare il quadro democratico” in Venezuela, “a partire dalla liberazione dei prigionieri politici” e “mi ha voluto esprimere la sua attenzione e solidarietà per la situazione dei nostri connazionali, a partire da quella di Alberto Trentini“. “Colgo l’occasione – ha proseguito – per ringraziare nuovamente il Parlamento e tutti i gruppi per lo spirito di unità e coesione con cui sta accompagnando – con riservatezza – l’azione del governo in questa delicata vicenda. Anche in questo caso come ministro degli Esteri sto profondendo il massimo sforzo affinché il connazionale – così come gli altri detenuti italiani nel mondo – possa essere tutelato dai diritti previsti dalle convenzioni internazionali”, ha affermato il vicepremier.
A sollecitare il governo sulla detenzione del cooperante, sono intervenuti anche Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio, che a ‘Che Tempo che fa‘ hanno chiesto che l’esecutivo “si dia veramente una mossa perché è passato troppo tempo, non si sa dove sia. Vogliamo che questo giovane italiano torni a caso sano e salvo e che sia rispettato come portatore di pace”. La vicenda di Trentini, come quella di Giulio Regeni, è seguita dall’avvocatessa Alessandra Ballerini. E sul Corriere della Sera, anche l’ex direttore e oggi editorialista Carlo Verdelli, spera che il caso di Trentini, come quello di Cecilia Sala possa risolversi rapidamente proprio grazie all’attività del governo e alla mobilitazione della società civile. “Se Cecilia Sala è già tornata al lavoro dopo i 21 giorni di incubo in una prigione iraniana, lo si deve in parte anche (…) all’azione forte di un governo, sostenuto da una spinta altrettanto forte dalla base del Paese“. Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che nei giorni scorsi ha incontrato Tajani, ha parlato di una “situazione complicata”. “È accusato di terrorismo – ha spiegato -, e su questo non si può intervenire su un Paese terzo. Abbiamo però chiesto di poterlo incontrare, ci sono una serie di attività in corso”.
Il flash mob a Venezia – Venerdì 31 gennaio circa una quarantina di persone si sono date appuntamento sul molo di piazzetta San Marco, a Venezia, per un flash mob a favore della liberazione del cooperante veneziano: indossavano al collo un cartello con una lettera per formare lo slogan Free Alberto, reggendo uno striscione con la foto di Alberto Trentini e l’hashtag #freealberto, mentre uno speaker col megafono spiegava ai passanti il motivo della singolare protesta. “Alberto è un nostro caro amico, un professionista preparato, un uomo per bene, che non ha mai usato violenza, abbiamo bisogno dell’attenzione di tutti per tener viva l’urgenza per le sue condizioni di salute – Trentini soffre infatti di pressione alta, asma e altre patologie e molto probabilmente non ha con sé i farmaci salvavita necessari, ndr – e la speranza di farle tornare a casa al più presto”, ha detto Luca Eelis Tiozzo, portavoce degli amici di Alberto. Tra i presenti l’attrice Ottavia Piccolo, in rappresentanza dell’Associazione Articolo 21.
L’arrivo in Venezuela e l’arresto – Il cooperante, 45 anni, fin dal suo arrivo in Venezuela lo scorso 17 ottobre, aveva notato un clima di ostilità negli aeroporti. Una situazione difficile che non aveva mai visto prima e che il 14 novembre lo aveva indotto a scrivere a un collega della ong per la quale lavorava, Humanity & Inclusion (HI), confidandogli di volere presentare le dimissioni. Lo riferisce la Commissione interamericana dei diritti umani (Iachr) che sul suo sito sollecita le autorità venezuelane a fornire informazioni e a garantire i contatti con i famigliari, ritenendo che Trentini si trovi in una situazione di “gravità e urgenza“. “Il 15 novembre 2024 è stato arrestato da funzionari del Servizio Amministrativo per l’Identificazione, la Migrazione e l’Immigrazione (SAIME), e trasferito alle autorità della Direzione Generale del Controspionaggio Militare (DGCIM) con destinazione finale a Caracas. La ong (per la quale lavora Trentini) ha tentato di presentare un atto di Habeas Corpus, ma le autorità avrebbero rifiutato di riceverlo e di riferire su dove si trovasse Alberto Trentini. Ad oggi la CIDH non ha ricevuto risposta dal Venezuela”. Trentini era in Venezuela per conto della ong Humanity & Inclusion, che lavora in una sessantina di Paesi “al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità”. Laurea in storia moderna e contemporanea all’Università Cà Foscari, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo: fra il 2023 e il 2024, con il Consiglio danese per i rifugiati, a Barbacoas, località della Colombia. Per gli ultimi 4 mesi del 2022 invece, sempre in Colombia, è stato, per l’Ong francese Solidarités International, field coordinator; stessa mansione che ha ricoperto per Première Urgence Internationale. Tra il 2017 e il 2020, Trentini ha collaborato con l’organizzazione Coopi in Ecuador, Perù, Libano e Etiopia. Tra gli altri paesi dove ha compiuto missioni umanitarie Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia-Erzegovina.
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