Propulsione elettrica nello spazio: un supercomputer per risolvere i problemi di usura delle sonde

La tecnologia dei motori ionici promette di rivoluzionare l’esplorazione spaziale, ma deve affrontare alcune sfide tecniche per diventare ancora più efficiente e sicura

Gen 27, 2025 - 18:14
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Propulsione elettrica nello spazio: un supercomputer per risolvere i problemi di usura delle sonde

Sebbene l'industria aerospaziale continui ad affidarsi principalmente alla propulsione chimica, esistono alte soluzioni interessanti in sviluppo che un giorno potrebbero soppiantare questa tecnologia, che sappiamo non essere la più efficiente. Tra le altre soluzioni , la propulsione elettrica è emersa come una tra le più versatili per le missioni spaziali ed è già utilizzata in progetti di punta come le sonde Deep Space 1 della NASA e SMART-1 dell’Agenzia Spaziale Europea. Ora, la tecnologia si sta evolvendo ulteriormente grazie all’utilizzo di supercomputer, con l’obiettivo di ridurre i danni che le sonde possono subire a causa dei loro stessi motori.

A differenza dei razzi chimici tradizionali, i motori ionici utilizzano l’energia elettrica per ionizzare gas come xenon o krypton, creando una nuvola di ioni ed elettroni. Questi vengono accelerati tramite un campo elettrico, generando un caratteristico getto blu che viaggia a velocità impressionanti, oltre 60.000 km/h.

Il principio di base si rifà alla terza legge di Newton: ogni azione genera una reazione uguale e contraria. In questo caso, il getto di ioni espulso genera una spinta che accelera gradualmente il veicolo spaziale. Sebbene la forza iniziale sia bassa rispetto ai razzi chimici, i motori ionici consumano meno carburante, riducendo il peso complessivo della sonda e i costi di lancio.


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