Oms, a chi farà più male l’addio degli Stati Uniti deciso da Trump
Uno dei primi provvedimenti del presidente Donald Trump è stato l’ordine esecutivo che ha portato gli Stati Uniti ad abbandonare l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Esteri 21 Gennaio 2025 Trump subito a lavoro: firma i primi ordini esecutivi Tra le decisioni l'uscita degli Usa dall'Oms, il salvataggio di TikTok, la grazia per gli assalitori di Capitol Hill 21 Gennaio 2025 accordo parigi clima oms tiktok trump Guarda ora Una decisione che avrà conseguenze importanti sull’attività dell’Oms, dal momento che gli Usa erano il principale finanziatore di questa istituzione. Il peso degli Stati Uniti sul bilancio dell’Oms Il dato più recente a disposizione sul sito dell’Oms è quello relativo al biennio 2022/2023. In questo periodo, gli Stati Uniti hanno versato all’Organizzazione mondiale della sanità 1 miliardo e 284 milioni di dollari. Per dare un’idea di cosa significhi, nello stesso periodo la Cina, citata dallo stesso Trump motivando la sua decisione, ha versato 156 milioni di dollari, l’Unione europea 468, l’Italia 73. Foto: Ansa Tornando alla somma versata dal governo federale americano, 218 milioni sono arrivati come assessed contributions, ovvero i contributi obbligatori, calcolati in base al Pil e alla popolazione di ogni paese. La quota più consistente, pari invece a poco più di un miliardo di dollari, è legata ai contributi volontari, erogati per sostenere specifici progetti. Altri 46,7 milioni hanno contribuito al fondo di riserva per le emergenze. Concentrando l’attenzione sui soli contributi volontari effettivamente distribuiti ai destinatari, che comprendono anche quelli arrivati da enti e organizzazioni private, il quadro che emerge è quello sottostante. Gli Stati Uniti restano il primo finanziatore dell’Oms, con il 15,6% della quota legata ai contributi volontari. Segue la fondazione creata da Bill e Melinda Gates che, con 826,3 milioni di dollari, ha coperto il 12,7% di questa voce di entrata. C’è poi la Germania, con una quota pari all’11,1% dovuta ai 722,6 milioni di dollari versati. Sempre guardando ai contributi volontari, la Cina ha versato 25,7 milioni di dollari, pari allo 0,4% del totale, l’Italia 37,7 (0,58%). Distribuzione geografica dei fondi americani Sono due i principali beneficiari dei fondi erogati da Washington: il primo è il continente africano (234,9 milioni di dollari), il secondo è quello che l’Oms chiama Headquarters. Ovvero la sede centrale di Ginevra (Svizzera), che nel biennio 2022-2023 ha beneficiato di fondi Usa per 222,4 milioni di dollari. Tra i paesi africani, quello sul quale impatterà maggiormente l’addio americano all’Organizzazione mondiale della sanità è la Nigeria che, nel periodo considerato, ha beneficiato di fondi americani per 40,9 milioni di dollari. Come venivano utilizzati i fondi americani Il 42,6% dei fondi erogati dagli Stati Uniti all’Oms veniva impiegato per la gestione delle emergenze sanitarie. Mentre il 16,3% era destinato a garantire l’accesso a servizi sanitari di qualità. Altre destinazioni significative sono quelle legate alla prevenzione sia delle epidemie che delle pandemie (8,2%) che delle emergenze sanitarie (4,9%). Foto: Shutterstock C’è poi una quota, pari al 14,8%, destinata al programma di eradicazione del virus della poliomielite. Un patogeno ad oggi endemico in due paesi del mondo (Afghanistan e Pakistan), recentemente tornato a Gaza a causa della guerra e contro il quale esiste un vaccino sicuro ed efficace. Lo stesso la cui autorizzazione uno dei collaboratori del nuovo
Uno dei primi provvedimenti del presidente Donald Trump è stato l’ordine esecutivo che ha portato gli Stati Uniti ad abbandonare l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Una decisione che avrà conseguenze importanti sull’attività dell’Oms, dal momento che gli Usa erano il principale finanziatore di questa istituzione.
Il peso degli Stati Uniti sul bilancio dell’Oms
Il dato più recente a disposizione sul sito dell’Oms è quello relativo al biennio 2022/2023. In questo periodo, gli Stati Uniti hanno versato all’Organizzazione mondiale della sanità 1 miliardo e 284 milioni di dollari.
Per dare un’idea di cosa significhi, nello stesso periodo la Cina, citata dallo stesso Trump motivando la sua decisione, ha versato 156 milioni di dollari, l’Unione europea 468, l’Italia 73.
Foto: Ansa
Tornando alla somma versata dal governo federale americano, 218 milioni sono arrivati come assessed contributions, ovvero i contributi obbligatori, calcolati in base al Pil e alla popolazione di ogni paese.
La quota più consistente, pari invece a poco più di un miliardo di dollari, è legata ai contributi volontari, erogati per sostenere specifici progetti. Altri 46,7 milioni hanno contribuito al fondo di riserva per le emergenze.
Concentrando l’attenzione sui soli contributi volontari effettivamente distribuiti ai destinatari, che comprendono anche quelli arrivati da enti e organizzazioni private, il quadro che emerge è quello sottostante.
Gli Stati Uniti restano il primo finanziatore dell’Oms, con il 15,6% della quota legata ai contributi volontari. Segue la fondazione creata da Bill e Melinda Gates che, con 826,3 milioni di dollari, ha coperto il 12,7% di questa voce di entrata.
C’è poi la Germania, con una quota pari all’11,1% dovuta ai 722,6 milioni di dollari versati. Sempre guardando ai contributi volontari, la Cina ha versato 25,7 milioni di dollari, pari allo 0,4% del totale, l’Italia 37,7 (0,58%).
Distribuzione geografica dei fondi americani
Sono due i principali beneficiari dei fondi erogati da Washington: il primo è il continente africano (234,9 milioni di dollari), il secondo è quello che l’Oms chiama Headquarters. Ovvero la sede centrale di Ginevra (Svizzera), che nel biennio 2022-2023 ha beneficiato di fondi Usa per 222,4 milioni di dollari.
Tra i paesi africani, quello sul quale impatterà maggiormente l’addio americano all’Organizzazione mondiale della sanità è la Nigeria che, nel periodo considerato, ha beneficiato di fondi americani per 40,9 milioni di dollari.
Come venivano utilizzati i fondi americani
Il 42,6% dei fondi erogati dagli Stati Uniti all’Oms veniva impiegato per la gestione delle emergenze sanitarie. Mentre il 16,3% era destinato a garantire l’accesso a servizi sanitari di qualità.
Altre destinazioni significative sono quelle legate alla prevenzione sia delle epidemie che delle pandemie (8,2%) che delle emergenze sanitarie (4,9%).
Foto: Shutterstock
C’è poi una quota, pari al 14,8%, destinata al programma di eradicazione del virus della poliomielite. Un patogeno ad oggi endemico in due paesi del mondo (Afghanistan e Pakistan), recentemente tornato a Gaza a causa della guerra e contro il quale esiste un vaccino sicuro ed efficace.
Lo stesso la cui autorizzazione uno dei collaboratori del nuovo ministro della Sanità Robert Kennedy Jr ha chiesto che venisse revocata. A ricordare che l’impatto dell’uscita degli Stati Uniti dall’Oms andrà oltre i meri aspetti economici.
Il precedente in piena pandemia
Nel 2020 in piena pandemia e in polemica con la gestione del rapporto Oms-Cina ci aveva già provato ma non gli era riuscito, complice la scadenza di mandato che aveva consentito al suo successore Biden di fare marcia indietro e quindi di restare nell’organizzazione.
Questa volta, con la firma apposta da Trump nel primo giorno da presidente, ci sarà tutto il tempo per implementare a pieno la decisione.
Una scelta che implica potenzialmente grandi ripercussioni sia sulla tutela della salute globale sia nei rapporti di forza tra potenze, con la Cina che già si candida a occupare lo spazio lasciato vuoto dal gigante americano.
Il “j’accuse” di Trump e la ricerca di nuovi partner sanitari
Il durissimo ‘j’accuse’ di Trump all’Oms si legge nero su bianco nell’ordine esecutivo che reca la data del 20 gennaio 2025, giorno dell’insediamento alla Casa Bianca: «Gli Stati Uniti avevano già comunicato il ritiro dall’Oms nel 2020 per la cattiva gestione della pandemia da Covid-19 e di altre crisi globali, per il suo fallimento nell’adozione di riforme urgenti e per l’inadeguatezza nel mostrarsi indipendente da inappropriate politiche di influenza da parte degli Stati membri. Ma intanto l’Oms continua a chiedere onerose e sproporzionate contribuzioni agli Stati Uniti mentre la Cina, con una popolazione di 1,4 miliardi di persone pari al 300% in più di quella Usa, versa un contributo inferiore di circa il 90% rispetto al nostro».
Una sproporzione che fa dichiarare a Trump di essere stato “defraudato”. E allora, se la scelta di abbandonare l’Organizzazione al suo destino durante la pandemia era stata poi revocata, gli Usa oggi la rinnovano e anzi il presidente tornato al comando fa di più: chiede di «identificare partners internazionali credibili e trasparenti per portare avanti le attività prima svolte dall’Oms» mentre sul piano interno incarica il direttore dell’Ufficio per la preparazione e risposta alle pandemie di «rivedere, rescindere e sostituire appena possibile” la Strategia di sicurezza sanitaria globale del 2024».
Gli appelli al presidente Usa per un ripensamento
Il cambio di passo Usa avrà forti ripercussioni, con la stessa Unione europea – quarta contribuente dopo Usa, Bill&Melinda Gates Foundation e Alleanza per i vaccini-Gavi – che si affida subito a un portavoce della Commissione per chiedere a Donald Trump di ripensarci.
Ma la reazione politica più rilevante è proprio quella della Cina su cui punta l’indice Trump e che subito si è impegnata a colmare il vuoto lasciato dall’amministrazione Usa: «Il ruolo dell’Oms deve essere rafforzato e non indebolito – ha sottolineato il portavoce della diplomazia Guo Jiakun, aggiungendo che – la Cina, come ha sempre fatto, sosterrà l’Oms nel compimento delle sue missioni per promuovere la salute dell’umanità».
Chissà quindi che la mossa del presidente Usa non si riveli un boomerang in termini di pesi e ruoli nel mondo. Non solo della salute.
La difesa dell’Oms e la promessa di rinnovamento
Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità – guidata dal Dg etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus – si difende e rivendica un ruolo cruciale nella protezione della salute e della sicurezza della popolazione mondiale, compresi gli americani, grazie alla capacità di affrontare le cause profonde delle malattie, di costruire sistemi sanitari più forti e di individuare, prevenire e rispondere alle emergenze sanitarie, comprese le epidemie, spesso in luoghi pericolosi dove altri non possono arrivare.
«Gli Usa, ricorda, insieme ad altri 193 Stati membri per oltre sette decenni hanno salvato innumerevoli vite e protetto gli americani e tutte le persone dalle minacce alla salute. Insieme abbiamo debellato il vaiolo e portato la poliomielite sull’orlo dell’eradicazione – sottolineano dall’Oms – le istituzioni americane hanno contribuito e beneficiato dell’adesione all’Organizzazione».
Rispetto alle accuse del neo presidente, non nuove e non isolate nei confronti di un’Organizzazione che negli ultimi decenni non aveva brillato per indipendenza e trasparenza – la promessa implicita di un’ulteriore capacità di rinnovamento: «Con la partecipazione degli Stati Uniti e di altri Stati membri, negli ultimi 7 anni l’Oms ha implementato la più ampia serie di riforme della sua storia, per trasformare la responsabilità, il rapporto costo-efficacia e l’impatto nei paesi. Questo lavoro continua. Ci auguriamo che gli Stati Uniti ci riconsiderino e non vediamo l’ora di impegnarci in un dialogo costruttivo per mantenere questa partnership a beneficio della salute e del benessere di milioni di persone in tutto il mondo».
Il piano pandemico e il Trump factor
«Per l’Oms significa uno shock finanziario non indifferente perché gli Usa sono in assoluto il primo finanziatore sia per contributi obbligatori, cioè quelli che gli Stati devono dare in ragione del loro Pil e del loro status economico, sia in termini di contributi volontari. Stiamo parlando di circa 800 milioni di dollari l’anno, poco oltre il 10% del finanziamento dell’Organizzazione», spiega Nicoletta Dentico, direttrice del programma di salute globale di Society for International Development (Sid) al Sole24Ore.
Foto: Shutterstock
«Già da un anno e mezzo sul negoziato per il Trattato pandemico c’era l’idea di dover arrivare rapidamente a una firma, prima che il ‘Trump factor’ rendesse tutto più complicato. Ed è proprio dalle sue accuse di asservimento dell’Oms alla Cina che è partito tutto: secondo Trump l’Organizzazione sarebbe stata eccessivamente blanda nei confronti del gigante asiatico, con il Dg etiope Tedros poco muscolare e troppo diplomatico quando si trattò di persuadere la Cina a consegnare dati e informazioni sul virus».
La guerra fredda alla Cina sottotraccia
Ma la vera partita, fatte salve le critiche sulla governance della pandemia, si giocherebbe su un piano più ampio e strategico.
«Al di là dei temi sanitari – prosegue Dentico, sempre in un’intervista al Sole24Ore – durante la pandemia Trump ha ben compreso che l’Oms è un terreno molto debole, sul quale può giocare la sua partita politica contro la Cina. La battaglia che sta conducendo, al netto delle critiche che possono essere rivolte all’Oms, è in realtà parte di una guerra fredda contro Xi Jinping. Che si gioca non tanto sulla pandemia e sull’origine del Covid ma sul fatto che l’Oms è al tempo stesso un’agenzia sì cruciale in quanto si occupa di salute mondiale ma anche indebolita per l’alto tasso di partecipazione di contributors privati. Un terreno utile, quindi, da usare come scacchiera nella partita con la Cina nella riproposizione di una nuova guerra fredda».
Conseguenze per gli Usa dell’abbandono dell’Oms sul piano strettamente sanitario
«L’Oms non opererà più sul territorio statunitense – afferma l’esperta al quotidiano di Confindustria – se ci saranno pandemie o altre crisi, gli Stati Uniti dovranno vedersela da soli. Pare incredibile ma è una scelta perfettamente inserita nella logica Maga. Un grande fraintendimento, perché non c’è niente come la salute che non implichi collaborazione internazionale. Virus, patogeni e pandemie non conoscono né confini né ideologie e la scelta di Trump penalizzerà in primis gli americani».
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