Mattia Bellucci: exploit o nuova stella destinata a durare? Un tennis fuori dai canoni classici

Sembrava quasi una maledizione, fino a poche settimane fa, l’ingresso vero in top 100 per Mattia Bellucci. Una specie di “lotta” durata molto a lungo, quella del passaggio dalle tre alle due cifre nella classifica mondiale. Poi qualcosa, a inizio 2025, è effettivamente accaduto: nei 100 ci è entrato, a Montpellier è arrivato al secondo […]

Feb 8, 2025 - 11:54
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Mattia Bellucci: exploit o nuova stella destinata a durare? Un tennis fuori dai canoni classici

Sembrava quasi una maledizione, fino a poche settimane fa, l’ingresso vero in top 100 per Mattia Bellucci. Una specie di “lotta” durata molto a lungo, quella del passaggio dalle tre alle due cifre nella classifica mondiale. Poi qualcosa, a inizio 2025, è effettivamente accaduto: nei 100 ci è entrato, a Montpellier è arrivato al secondo turno, ma a Rotterdam ha letteralmente preso il volo.

Non è certo la prima volta che, in questo torneo, si vedono dei qualificati (o dei lucky loser, come accadde ad Andreas Seppi nel 2018: perse contro Federer) arrivare in semifinale nel torneo olandese. In tempi recenti ce l’hanno fatta l’ungherese Marton Fucsovics (2021) e il ceco Jiri Lehecka (2022). Buon giocatore il primo, ancora tutto da decifrare per varie ragioni il secondo. La storia di Rotterdam è piena di questi casi. E a Bellucci farà senz’altro piacere sapere che, prima di lui e del caso differente di Seppi, c’era stato un altro italiano in grado di arrivare alle semifinali via tabellone cadetto: Omar Camporese nel 1995, quattro anni dopo esser stato egli stesso trionfatore (su Ivan Lendl) proprio in questo torneo. Nel 1993, stessa sorte toccò a Diego Nargiso.

Quella di Bellucci è una parabola che non sembrava in alcun modo possibile a inizio torneo, e tra quelle citate è di sicuro la più roboante. Battere in fila Medvedev e Tsitsipas non è cosa per tutti: lui ci è riuscito con personalità e con un gioco che non lascia margine di prevedibilità. Basta vedere le partite con i due appena citati: contro il russo è riuscito per larga misura a entrargli nella mente, confondendolo fino a non dargli più nessun reale punto di riferimento. Al greco, invece, ha fatto capire di non essere disposto a fare la vittima sacrificale e, soprattutto, si è mostrato aggressivo ogni volta che ha potuto, sia per potenza dei colpi che per capacità di coprire la rete, fatto che ha regalato diversi punti ad alto tasso spettacolare.

Ora la vera domanda resta una: sarà questo un caso isolato oppure, nei prossimi mesi e soprattutto anni, al 2001 di Busto Arsizio riuscirà la conferma ai livelli mostrati fin qui? Una cosa è sicura: non sempre potrà battere i big, anche perché nel frattempo lo conosceranno e sarà meno facile sfruttare il fattore sorpresa. La mentalità per fare il salto, però, è quella giusta: lavorare continuamente e non fermarsi di fronte a quelli che sembrano ostacoli. L’hanno insegnato in molti prima di lui: hanno vissuto momenti di vero e proprio incagliamento, tra gli altri, Lorenzo Musetti e Flavio Cobolli, prima di spiccare definitivamente il volo. Bellucci, per guadagnarsi una potenziale carriera almeno da top 50 stabile, ha tutto: imprevedibilità (nel senso di impossibilità di categorizzarlo in una categoria di tennis, tanto è difficile da anticipare), mentalità, e una confidenza nei propri mezzi importante.

Va peraltro fatto notare un ulteriore aspetto della semifinale di Bellucci. Si può affermare, senza grandi difficoltà, che la svolta del tennis italiano passa anche dal fatto che questo risultato sia semplicemente un ulteriore segno di come le cose stiano andando particolarmente bene dalle nostre parti, visti i risultati di Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e non solo, limitandoci qui solo al maschile. Una ventina d’anni fa si ricorderà facilmente come, quando prima Filippo Volandri e poi Potito Starace emersero in circostanze diverse (Montecarlo, Roma e Umago 2003 l’uno, Roland Garros 2004 l’altro), l’Italia tennistica semplicemente si stringeva attorno a loro in maniera forte, sperando di trovare quel campione che, al tempo, mancava da trent’anni. Oggi quello di Bellucci è un risultato notevole perché non solo siamo di fronte al quinto giocatore diverso almeno ai quarti in un torneo sul circuito maggiore nell’anno, e siamo solo a inizio febbraio, ma perché è lui, contro ogni previsione, il secondo in semifinale. Cioè il primo a non chiamarsi Sinner. Ed è qualcosa che può tenersi ben stretto.