L'uomo che riformerà la Cia
È stato appena confermato dal Senato come nuovo direttore della Cia. E John Ratcliffe ha già le idee chiare su come guidare l’agenzia. “Ciò che vuole il presidente Trump è - dice - 'guidare con integrità e togliere la politica dalla comunità dell'intelligence’”, ha dichiarato. “Parte di ciò che dobbiamo fare è ripristinare la fiducia degli americani nelle nostre istituzioni, come la comunità dell'intelligence e le forze dell'ordine, e questo include la Cia”, ha aggiunto. In questo quadro, tra i suoi primi atti, Ratcliffe ha desegretato una valutazione dell’agenzia sull’origine del Covid: una valutazione che, risalente all’amministrazione Biden, sostiene, pur con “bassa sicurezza”, che il virus sia più probabilmente fuoriuscito da un laboratorio cinese. Intervistato dalla Verità a ottobre 2023, Ratcliffe, che nel 2020 era stato Direttore dell’Intelligence nazionale, aveva del resto accusato la Cia di aver “politicizzato” le analisi sulle origini della pandemia con lo scopo di danneggiare la campagna elettorale di Trump. Inoltre, secondo il figlio dello stesso Trump, Donald jr, già nelle prime ore del nuovo incarico il direttore dell’agenzia avrebbe chiuso gli uffici della Cia per la diversità e l’inclusione. Insomma, Ratcliffe ha intenzione di riformare l’agenzia, inserendosi nella strategia portata avanti da Donald Trump. L’obiettivo è quello di una ristrutturazione degli apparati governativi, volta a tagliare le spese superflue e a reindirizzare quelle usate male. In questo senso, lo sradicamento delle politiche progressiste dalle istituzioni rappresenta una necessità cruciale per la nuova amministrazione americana. Non solo. La nomina di Ratcliffe presenta anche delle significative implicazioni nell’ambito della politica estera: il nuovo direttore della Cia porta infatti avanti una linea particolarmente severa nei confronti della Cina e dell’Iran. Infine, ma non meno importante, Ratcliffe è cattolico: un elemento che, data la natura storicamente trasversale del cattolicesimo americano, potrebbe aiutarlo a gestire la complessità dell’agenzia in modo articolato. Certo, c’è chi accusa Ratcliffe di inesperienza e di essere un alleato troppo stretto di Trump. Ora, al di là del fatto che – come detto – è stato Direttore dell’Intelligence nazionale nel 2020, non è che i presunti “competenti” dell’amministrazione Biden abbiano dato grande prova di sé. A dicembre scorso, l’Fbi ha arrestato un analista della Cia, accusato di aver divulgato, due mesi prima, i piani di attacco israeliani ad alcuni siti militari iraniani. A maggio 2022, lo stesso Joe Biden si lamentò con l’allora capo del Pentagono, Lloyd Austin, e con l’allora Direttrice dell’Intelligence nazionale, Avril Haines, delle fughe di notizie che si erano registrate in riferimento al conflitto ucraino. Senza poi dimenticare lo scandalo dei Pentagon leaks ad aprile dell’anno successivo. Indubbiamente le sfide che attendono Ratcliffe sono numerose. Ma le carte in regola per riuscire nell’intento, il nuovo direttore le ha tutte.
È stato appena confermato dal Senato come nuovo direttore della Cia. E John Ratcliffe ha già le idee chiare su come guidare l’agenzia. “Ciò che vuole il presidente Trump è - dice - 'guidare con integrità e togliere la politica dalla comunità dell'intelligence’”, ha dichiarato. “Parte di ciò che dobbiamo fare è ripristinare la fiducia degli americani nelle nostre istituzioni, come la comunità dell'intelligence e le forze dell'ordine, e questo include la Cia”, ha aggiunto.
In questo quadro, tra i suoi primi atti, Ratcliffe ha desegretato una valutazione dell’agenzia sull’origine del Covid: una valutazione che, risalente all’amministrazione Biden, sostiene, pur con “bassa sicurezza”, che il virus sia più probabilmente fuoriuscito da un laboratorio cinese. Intervistato dalla Verità a ottobre 2023, Ratcliffe, che nel 2020 era stato Direttore dell’Intelligence nazionale, aveva del resto accusato la Cia di aver “politicizzato” le analisi sulle origini della pandemia con lo scopo di danneggiare la campagna elettorale di Trump. Inoltre, secondo il figlio dello stesso Trump, Donald jr, già nelle prime ore del nuovo incarico il direttore dell’agenzia avrebbe chiuso gli uffici della Cia per la diversità e l’inclusione.
Insomma, Ratcliffe ha intenzione di riformare l’agenzia, inserendosi nella strategia portata avanti da Donald Trump. L’obiettivo è quello di una ristrutturazione degli apparati governativi, volta a tagliare le spese superflue e a reindirizzare quelle usate male. In questo senso, lo sradicamento delle politiche progressiste dalle istituzioni rappresenta una necessità cruciale per la nuova amministrazione americana. Non solo. La nomina di Ratcliffe presenta anche delle significative implicazioni nell’ambito della politica estera: il nuovo direttore della Cia porta infatti avanti una linea particolarmente severa nei confronti della Cina e dell’Iran. Infine, ma non meno importante, Ratcliffe è cattolico: un elemento che, data la natura storicamente trasversale del cattolicesimo americano, potrebbe aiutarlo a gestire la complessità dell’agenzia in modo articolato.
Certo, c’è chi accusa Ratcliffe di inesperienza e di essere un alleato troppo stretto di Trump. Ora, al di là del fatto che – come detto – è stato Direttore dell’Intelligence nazionale nel 2020, non è che i presunti “competenti” dell’amministrazione Biden abbiano dato grande prova di sé. A dicembre scorso, l’Fbi ha arrestato un analista della Cia, accusato di aver divulgato, due mesi prima, i piani di attacco israeliani ad alcuni siti militari iraniani. A maggio 2022, lo stesso Joe Biden si lamentò con l’allora capo del Pentagono, Lloyd Austin, e con l’allora Direttrice dell’Intelligence nazionale, Avril Haines, delle fughe di notizie che si erano registrate in riferimento al conflitto ucraino. Senza poi dimenticare lo scandalo dei Pentagon leaks ad aprile dell’anno successivo. Indubbiamente le sfide che attendono Ratcliffe sono numerose. Ma le carte in regola per riuscire nell’intento, il nuovo direttore le ha tutte.