L’Italia lontana dal trend Europeo, in pochi scelgono l’assistenza sanitaria integrativa

lentepubblica.it Il sistema sanitario italiano scricchiola pesantemente, tutto il sistema rischia di collassare e gli italiani, anche quelli con minori possibilità sono costretti a pagare le prestazioni sanitarie mentre l’assistenza sanitaria integrativa, nata per sostenere il Sistema Sanitario Nazionale, in Italia non cresce nonostante proiezioni, trend e stime positive. La sanità integrativa, che garantisce prestazioni aggiuntive […] The post L’Italia lontana dal trend Europeo, in pochi scelgono l’assistenza sanitaria integrativa appeared first on lentepubblica.it.

Jan 23, 2025 - 12:20
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L’Italia lontana dal trend Europeo, in pochi scelgono l’assistenza sanitaria integrativa

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Il sistema sanitario italiano scricchiola pesantemente, tutto il sistema rischia di collassare e gli italiani, anche quelli con minori possibilità sono costretti a pagare le prestazioni sanitarie mentre l’assistenza sanitaria integrativa, nata per sostenere il Sistema Sanitario Nazionale, in Italia non cresce nonostante proiezioni, trend e stime positive.


La sanità integrativa, che garantisce prestazioni aggiuntive a quelle fornite da servizio pubblico attraverso fondi di categoria, è uno strumento poco conosciuto dagli italiani, tanto che nel 2023 veniva confuso con la sanità privata dall’87% del campione intervistato.

Che cos’è l’assistenza sanitaria integrativa in Italia?

L’assistenza sanitaria integrativa è una forma di assistenza sanitaria diversa da quella pubblica, che solitamente la affianca. All’assistenza sanitaria integrativa può ricorrere sia la persona singola, stipulando una polizza privata con una compagnia, sia una collettività, per esempio quando il proprio CCNL prevede l’iscrizione del lavoratore a un organismo di assistenza sanitaria.

È un sistema immaginato per andare in soccorso al Ssn sia nel colmare lacune ed intervenire laddove non siano coperte alcune prestazioni, come accade per le spese odontoiatriche o la fisioterapia, oppure può fungere da sostegno nel percorso di abbattimento delle infinite liste d’attesa. Molte aziende offrono come benefit ai propri dipendenti anche l’iscrizione a un fondo sanitario, che li copre per le spese mediche, odontoiatriche, ospedaliere, o per lo meno lo fanno durante i lavori per redigere i contratti collettivi di lavoro delle varie professioni.

In realtà però non è un ‘regalo’ quanto piuttosto un obbligo.  Se un’azienda datrice di lavoro stipula un contratto facendo riferimento a un determinato CCNL, contratto collettivo nazionale di lavoro, a quel punto deve iscrivere ogni suo dipendente al fondo salute previsto dal CCNL di riferimento, nello specifico il fatto di usare quel CCNL per il contratto individuale, la obbliga a iscrivere il dipendente. (Tribunale di Torino, sentenza del 15 gennaio 2013).

Il numero di iscritti è fermo da tre anni

Siamo un Paese atipico anche su questo fronte visti i numeri che non raggiungono un terzo dei dati in ambito Europeo, mentre in Italia negli ultimi tre anni il numero di iscritti è fermo a 16 milioni con solo il 24% della popolazione che utilizza l’assistenza sanitaria integrativa, i dati di Francia e Germania vedono le forme di assistenza integrativa collettivistica coprire circa il 70% della popolazione.

Il sistema è in affanno anche sul fronte della sostenibilità economica. Questo appare ad un esame dei dati diffusi dall’Osservatorio Welfare che raccoglie approfondimenti e rassegna stampa nel rapporto annuale di tutto il 2024, con analisi, proposte e studi sui temi di riforma e prospettive della Sanità, la sanità integrativa come strumento per ridurre le Liste di Attesa e gli approfondimenti sul ruolo del Governo e quello delle Regioni.

I dati dell’ONWS

L’ONWS, Osservatorio Nazionale Welfare e Salute è nato nel 2023 con l’obiettivo di promuovere ricerca, dibattito e divulgazione sulla sanità integrativa, e di favorirne un processo condiviso di riforma normativa. Alla base del dibattito che mira alla piena attuazione del dettato costituzionale, specificamente negli Articoli 1, 32 e 38, sta l’dea di un modello basato sulla centralità del lavoro, la collaborazione tra pubblico e privato per garantire il diritto alla salute a tutti, indigenti ed occupati, in una logica di sostenibilità anche finanziaria.

Gli strumenti utilizzati dall’ONWS sono come dichiarato attraverso i propri canali web “discussion paper, studi, rapporti ed una serie di incontri ed eventi” con l’obiettivo di “diventare un aggregatore di posizioni e prospettive sul tema del welfare sanitario, avvalendosi di collaborazioni con mondo accademico, centri di ricerca, associazioni e fondazioni che si occupano di welfare contrattuale e sanitario.” Tantissimi i dati significativi raccolti.

Negli ultimi 10 anni fondi, casse e società di mutuo soccorso hanno registrato una importante, con un valore medio di circa un milione di iscritti in più ogni anno e fino al raggiungendo di 16,2 milioni nel 2023. In realtà i dati mostrano un importante stop della crescita tra gli anni 2021 ed il 2023, con una contrazione sul fronte dei Fondi integrativi tra il 2022 ed il 2023(-10).

Perché questa fase di stallo?

Nell’esaminare le motivazioni per le quali la sanità integrativa attraversi questa fase di stallo i report parlano di ‘elusione contributiva’ da parte delle aziende. Il meccanismo si inceppa laddove, seppure esistono contratti collettivi firmati che danno diritto a qualche forme di Sanità integrativa ben 15 milioni di lavoratori, i lavoratori poi che risultano scritti sono soltanto 8 milioni, comprese le rispettive famiglie il che sottodimensiona ulteriormente gli iscritti in fase lavorativa attiva.

“Non serve un euro pubblico, ma serve un provvedimento che intervenga sul loro assetto regolatorio intervenendo innanzitutto sul problema numero uno e cioè il contrasto all’elusione contributiva da parte delle aziende” ha spiegato Ivano Russo, presidente dell’ONWS in una recente intervista ed ha proseguito: “Bisognerebbe intervenire spostando l’esigibilità del diritto alla Sanità integrativa dal lavoratore al Fondo integrativo, il lavoratore infatti non denuncerà mai il suo datore di lavoro perché non lo iscrive al fondo di categoria”.

Fondamentale anche la sostenibilità economica di lunga durata del sistema, su cui si dovrebbe agire: “Da una parte la platea non aumenta perché non si contrasta l’elusione contributiva e dall’altra aumenta la richiesta di prestazioni ma non quella dei premi. Il rapporto tra premi e sinistri è salito al 70% quando pochi anni fa era al 50%. Tra qualche anno non ci sarà più convenienza economica e ci sarà la fuga di assicurazioni e altri player dalla sanità integrativa, un vero problema perché non occuparsi del secondo pilastro vuol dire fare un danno anche al primo pilastro, quello pubblico”, ha concluso Ivano Russo.

La spesa sanitaria sta diventando un peso per le spalle dei cittadini

A completare il quadro di riferimento anche in termini socio economici, la spesa sanitaria è sempre più un peso che grava sulle spalle dei cittadini, sta facendo emergere un altro dato allarmante per il nostro Paese, quello che vedeva i cittadini spendere di tasca propria ben 43 miliardi, nel 2023 rispetto ai 133 miliardi di spesa pubblica per finanziati dal Ssn, da cui deriva come un euro su tre sia a carico degli italiani, speso di tasca propria.

Tra intramoenia e visite private, ma anche prestazioni del tutto non sostenute dal SSN, i cittadini soprattutto se fragili e/o affetti da gravi patologie preferiscono – o sono obbligati – a pagare di tasca propria sempre che non abbiano piacere di attendere oltre 18mesi per alcuni degli esami più salvavita in alcune Regioni Italiane La spesa erogata dai Fondi integrativi nel 2023 è stata di 3,2 miliardi, meno di un decimo rispetto a quanto ha speso la popolazione per le proprie cure sanitarie, un euro su tre per le cure viene pagato, allo stato attuale, dai cittadini.

Il dossier dell’ONWS

Qui il documento completo.

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