L’errore “macroscopico” di via Mariti: Il ’dente’ costruito male: “Non poteva reggere”

La superconsulenza rivela: “Non sosteneva neanche il proprio peso”. E nel cantiere che resta sotto sequestro c’è il pericolo di ulteriori collassi

Feb 6, 2025 - 04:52
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L’errore “macroscopico” di via Mariti: Il ’dente’ costruito male: “Non poteva reggere”

Firenze, 6 febbraio 2025 – “Non era in grado di sostenere neanche il peso proprio della trave”. Era progettata male. Malissimo. La trave TL309-2P, secondo gli inquirenti, non doveva nemmeno uscire dal cantiere di costruzione. Perché il suo scheletro di acciaio e calcestruzzo era frutto di “macroscopici” errori di calcoli. Peccato che quella trave nel cantiere di via Mariti ci è entrata. Ed è stata posizionata su altri elementi considerati, dai consulenti della procura, a loro volta “non verificati”. Un castello di prefabbricati che al peso del cemento gettato sulla cappa dell’edificio dai manovali è crollato. Portando con sé cinque vite. Quelle degli operai Luigi Coclite, 60 anni, Mohamed Toukabri, 54, Mohamed El Farhane, 24, Taoufik Haidar, 45, e Bouzekri Rahimi, 56.

 È quant o scritto dai titolari dell’inchiesta, i pm Alessandra Falcone e Francesco Sottosanti, negli avvisi di garanzia notificati al legale rappresentante di Rdb Ita spa (l’azienda che ha costruito la trave), Alfonso D’Eugenio, all’ingegnere responsabile dell’ufficio calcolo della stessa azienda, Carlo Melchiorre, e a Marco Passaleva, ingegnere incaricato da Villata spa (l’immobiliare di Esselunga) di dirigere di lavori strutturali nel cantiere.

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Il crollo della trave, che franando ne ha travolte altre cinque, più alcuni tegoli, il secondo impalcato e i solai sottostanti, è stato provocato “dall’insufficiente quantitativo di acciaio progettato e realizzato nel dente della trave”.

A cedere infatti è stata proprio la mensola. Sul quale, si legge ancora, non sono stati eseguiti “i calcoli e le verifiche necessarie”, da parte sia di Melchiorre, sia di Passaleva. Più precisamente, come sottolineato, Melchiorre, autore del progetto e delle schede di produzione dei prefabbricati destinati al cantiere Esselunga di Novoli, avrebbe “omesso di calcolare in modo adeguato i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere” e “l’inserimento di un quantitativo di ferro (armatura) in grado di sorreggere altri pesi”.

Passaleva, invece, avrebbe omesso di rilevare “tali errori e carenze”, in particolari quelli presenti nel progetto della trave TL309-2P, da cui tutto è partito. Su D’Eugenio ricade infine la responsabilità di non aver adottato “misure affinché le attività di progettazione e di esecuzione degli elementi” venissero svolte in modo corretto.

Alla Rdb Ita spa, spiegano ancora gli inquirenti, non doveva neanche essere affidato l’incarico di progettare quella trave. Perché? Perché la società non aveva “esperienza” nella realizzazione di “prefabbricati per edifici complessi” come quello di via Mariti. E in corso d’opera aveva più volte dato dimostrazione della sua “disorganizzazione e dell’approssimazione” con la quale agiva. Dettata anche dalla sua “inadeguatezza” e da un’organizzazione aziendale carente e non all’altezza della tipologia di lavorazioni richieste”.

A questo si sono aggiunti i tempi stretti. Le pressioni dalla committenza: La Villata spa e l’appaltatore, Attività Edilizie Pavesi. Mail e chat dove si chiedeva “modi concitati”. Il tutto confermato dai più stretti collaboratori dei tre indagati.

Dalle indagini effettuate, è emerso anche un quadro allarmante in merito alle condizioni degli altri prefabbricati presenti nel cantiere di via Mariti. Collaboratori e tecnici hanno riferito agli inquirenti di problemi legati “all’errato dimensionamento degli elementi”, e all’errato “posizionamento delle staffe sulle facce superiori delle travi”. O alla sbagliata “esecuzione delle boccole (perni ndr)”, nonché alla presenza di “ragnatela di crepe sui tegoli”, che avevano fatto sorgere seri dubbi di stabilità strutturale degli elementi (tanto da richiedere una specifica prova di carico). Per il rischio di nuovi collassi, il gip ha mantenuto il sequestro dell’area.

Problemi sono sorti anche nella fase di montaggio e negli espedienti usati per cercare di rimediare evitando di appesantire i costi per la Rdb. Per capirci: una trave è stata “scapezzata”, cioè recisa, sull’intera testata con un martello pneumatico.