L’azienda Fenice di Chiara Ferragni “è in perdita di qualche milione di euro”, serve un aumento di capitale

Ma che cosa ha causato questo “rosso”? I fattori - scrive Repubblica - sono riconducibili al Pandoro gate e a tutto ciò che le inchieste hanno innescato L'articolo L’azienda Fenice di Chiara Ferragni “è in perdita di qualche milione di euro”, serve un aumento di capitale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 7, 2025 - 15:42
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L’azienda Fenice di Chiara Ferragni “è in perdita di qualche milione di euro”, serve un aumento di capitale

Il mese di marzo sarà decisivo per il futuro della Fenice srl, la società che racchiude i marchi e le attività di Chiara Ferragni. Nell’agenda dell’influencer, appena volata in Spagna per partecipare ai Goya Awards, il più importante riconoscimento cinematografico spagnolo, c’è una data segnata in rosso: il 15 marzo. Entro quel giorno dovrebbe essere convocata l’assemblea degli azionisti della società che gestisce i marchi di moda dell’imprenditrice, con un obiettivo preciso: dare il via libera al bilancio del 2023, che ancora non è stato approvato a causa del “Pandoro gate”. Ma non solo, perché la Ferragni e i suoi soci saranno chiamati anche a decidere un eventuale aumento di capitale “necessario per rimettere conti e patrimonio in sicurezza”, come scrive oggi Repubblica. Che aggiunge: “Senza aumento di capitale, ombre lunghe rischierebbero di allungarsi su Fenice”. Insomma, la situazione è delicata. Gli ultimi dati disponibili, quelli relativi al 2022, delineavano un quadro decisamente diverso da quello attuale, con ricavi per 14,2 milioni di euro e utili per 3,4 milioni di euro. L’esercizio del 2023, invece, “dovrebbe chiudersi in perdita per qualche milione di euro, a singola cifra”, spiega Repubblica.

Ma che cosa ha causato questo “rosso”? I fattori sono riconducibili al Pandoro gate e a tutto ciò che le inchieste hanno innescato. A cominciare dalla sanzione da 400mila euro comminata dall’Antitrust nel dicembre 2023 per pratica commerciale scorretta (altri 675 mila li ha versati la TBS Crew, che dispone dei diritti sulla persona Chiara Ferragni). Cui va sommato “il forte calo dei ricavi legato anche al danno reputazionale, passando per tutta una serie di cause e contenziosi”, aggiunge ancora Repubblica. Il quotidiano spiega che “la ripatrimonializzazione, nell’ordine di qualche milione, si rende necessaria perché è altamente probabile che le perdite abbiano eroso per oltre un terzo il capitale sociale”.

Al lavoro per cercare di rimettere in sesto i conti c’è l’amministratore unico Claudio Calabi, nominato lo scorso novembre, che dovrà trovare una sintesi tra gli azionisti, ossia Paolo Barletta (fino allo scorso autunno presidente della società e tuttora primo azionista al 40% tramite Alchimia), la Ferragni (che controlla le quote con la cassaforte Sisterhood) e il socio di minoranza Pasquale Morgese. “Sono loro che dovranno decidere se vale la pena aprire il portafogli per tenere in vita la società, sia pure su scala ridotta”, spiega Repubblica. Visto lo stato dei conti, potrebbe emergere “la necessità di ripensare la stessa società in scala ridotta, con un giro d’affari inferiore, anche perché, senza più il peso dell’affitto degli uffici di via Turati a Milano (lasciati a fronte del pagamento di una piccola penale), i costi complessivi da sostenere appaiono tutto sommato gestibili”.

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