Lavoratori stranieri, i controlli preventivi promessi non ci sono. L’Ispettorato del lavoro smentisce il Viminale: “Mai ricevuto nulla”
"Dal primo dicembre 2024, l’Ispettorato nazionale del lavoro, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e, relativamente al settore agricolo, con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, esegue le verifiche", diceva il decreto del governo. L'articolo Lavoratori stranieri, i controlli preventivi promessi non ci sono. L’Ispettorato del lavoro smentisce il Viminale: “Mai ricevuto nulla” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Tra il ministero dell’Interno e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro è scontro sulla gestione dei controlli preventivi relativi al click day per i permessi di soggiorno per lavoratori stranieri. Il Viminale di Matteo Piantedosi aveva dichiarato che tutte le 165.000 domande precaricate sulla piattaforma Ali a novembre 2024 erano state trasmesse all’Ispettorato per la verifica della congruità del reddito dei datori di lavoro. Lo ha previsto il governo nel decreto 145/2024 col quale Giorgia Meloni ha promesso di sconfiggere l’illegalità connessa all’ingresso dei lavoratori stranieri promettendo, appunto, più controlli preventivi. All’articolo 2, il decreto dice che “dal primo dicembre 2024, l’Ispettorato nazionale del lavoro, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e, relativamente al settore agricolo, con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, esegue le verifiche”. Si tratta di verificare, intanto, che l’azienda abbia davvero la capacità economica per richiedere un certo numero di lavoratori, scongiurando così il rischio di false richieste in cambio di soldi da parte di stranieri. “Fino a 15 mila euro per ogni pratica”, aveva detto Meloni puntando il dito contro la criminalità organizzata. Cosa è stato fatto? A quanto pare, ancora nulla. L’Ispettorato ha smentito categoricamente l’affermazione del Viminale, spiegando che le informazioni relative alle domande non sono mai state caricate nel sistema informatico Spi 2.0, che avrebbe dovuto consentire agli uffici territoriali di effettuare i controlli.
Sempre secondo l’Ispettorato, la situazione sarebbe emersa chiaramente il 5 febbraio, primo giorno del click day dedicato alla quota di 25mila contratti a tempo indeterminato, quando si è constatato che le istanze, complete dei dati necessari, non erano ancora visibili negli uffici preposti. Eppure, ha riportato Repubblica, l’Ispettorato aveva già sollecitato il Viminale il 17 dicembre 2024, chiedendo di rendere disponibili i dati nel sistema come ha poi dovuto fare in un’altra mail ancora il 5 febbraio 2025. “Si resta in attesa che agli Uffici territoriali sia consentita quanto prima la visibilità su Spi 2.0 delle istanze”, ha riportato Repubblica. La smentita è stata ufficializzata dal direttore dell’Ispettorato, Danilo Papa, che ha ribadito l’impegno a completare i controlli non appena i dati saranno messi a disposizione, garantendo l’istruttoria delle domande in tempi rapidi. Ma per quanto rapidi, è già tardi, perché di preventivo ci sarà ben poco: coi nulla osta già emessi, i lavoratori stranieri arrivati e poi chissà, magari senza contratto. “Appena il 3% di chi entra con il nulla osta in Campania sottoscrive poi un vero contratto di lavoro”, aveva spiegato la premier nei giorni del suo esposto all’antimafia. Proprio per questo il decreto 145/2024 stabiliva che le verifiche sui requisiti dei datori dovessero essere completate prima dell’avvio dei click day, ma il coordinamento tra gli enti coinvolti, a quanto pare, non c’è stato. E nemmeno i controlli.
Nel frattempo, un calo delle domande c’era già stato, del 76% con 164.787 domande precompilate rispetto alle 674.363 dell’anno precedente. Effetto barriera di alcune modifiche che hanno complicato la presentazione della domanda e, dicono alcuni, dell’effetto deterrente dei maggiori controlli annunciati. E finora non eseguiti. Si tornerà, almeno per ora, a quelli fatti a posteriori, con gli ispettori che, già in carenza di organico, temono l’improvviso carico di lavoro e l’effettiva capacità di farvi fronte. Ma il rischio è soprattutto che alcuni lavoratori possano essere già entrati nel Paese senza che siano stati verificati i requisiti dei datori che hanno promesso loro un contratto di lavoro. Mancando norme che concedano un permesso per ricerca di lavoro, c’è il pericolo che si ripeta proprio quello che Meloni dice di voler evitare e cioè la produzione di nuova irregolarità.
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