Il ciclone Donald Trump si abbatte su Wall Street

Ieri il tycoon ha giurato da Presidente e nel suo discorso ha minacciato tariffe alle importazioni da Canada e Messico, anche se per il momento l’Europa sembra non essere coinvolta.

Jan 21, 2025 - 14:13
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Il ciclone Donald Trump si abbatte su Wall Street

Torna agli scambi Wall Street dopo la chiusura di ieri dovuta al Martin Luther King Day e le luci non potevano che accendersi sul ‘ciclone’ Donald Trump abbattutosi dopo il suo insediamento ufficiale.

Alla ripresa, i future sul Nasdaq e quelli sul Dow Jones guadagnano lo 0,5% quando manca circa un’ora all’avvio ufficiale delle contrattazioni, seguiti in scia dai contratti sullo S&P500 (+0,30).

Il dollaro cerca il recupero nei confronti dell’euro dopo il -1% di ieri e la coppia EUR/USD scende a 1,0357, mentre cala il Bitcoin (-4%), 104.500 dollari.

Ritraccia l’oro, scambiato a 2.738 dollari l’oncia, mentre i prezzi del petrolio cedono oltre l’1%: il Brent scambia a 79 dollari e il greggio WTI scende a 75,61 dollari.

Sul fronte trimestrali, in arrivo dopo la chiusura della Borsa di New York i risultati di Netflix: il consensus ferma i ricavi a 10,13 miliardi di dollari mentre gli utili dovrebbero essersi attestati a 4,2 dollari per azione.

Niente dazi all’Europa nel giorno dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, ma le tariffe aleggiano nell’aria e potrebbero essere imposte fino al 25% sulle merci messicane e canadesi. Questa la minaccia del nuovo Presidente USA, che ha dato anche ordine all’Agenzia governativa per il commercio di analizzare le pratiche commerciali dei partner degli Stati Uniti per individuare quelle scorrette.

Per il resto, al di là del folclore, Trump ha firmato l’ordine per uscire dagli accordi sul green deal e ha avviato il programma per la sicurezza energetica, ha rimandato lo stop all’app cinese Tik Tok negli USA, in un gesto tipico del businessman che contratta d’affari, e ha reso felice il suo sostenitore numero uno, Elon Musk, promettendo di piantare la bandiera a stelle e strisce su Marte.

“Nel complesso nulla che abbia turbato più di tanto i mercati azionari, i quali però sanno che le dichiarazioni di Trump potrebbero arrivare da un momento all’altro”, prevedono gli analisti di UniCredit.

Nel suo discoro Trump non ha fatto riferimenti ad eventuali dazi rivolti all’Europa. "Siamo abbastanza certi che ad un certo punto Trump inizierà a muoversi sulle tariffe", prevede Khoon Goh, responsabile della ricerca asiatica di ANZ, a proposito delle tariffe in generale.

"Il fatto che non abbia affrontato la questione il primo giorno non significa che sia fuori dall'agenda. È sicuramente all'ordine del giorno, solo che dobbiamo aspettare e vedere che forma assumerà".

"Le prime ore dell'amministrazione Trump hanno sottolineato che il contesto politico sarà ancora una volta dinamico e i mercati dovrebbero prepararsi alla volatilità", avverte Charu Chanana, chief investment strategist di Saxo. "Chiaramente”, aggiunge, “i mercati hanno festeggiato troppo presto con le minacce tariffarie mancanti all'inizio del discorso inaugurale di Trump".

Trump ha minacciato tariffe fino al 25% sulle importazioni canadesi e messicane già dal 1° febbraio, innescando forti cali del peso messicano e del dollaro canadese. Le valute sono state tra le peggiori tra le 30 principali, con il peso scambiato all'1,2% in meno e il loonie in calo dello 0,9%.

Le scommesse sul peso messicano o altre valute dei mercati emergenti esposte ai dazi erano troppo rischiose, secondo Becky Qin, gestore multi-asset di Fidelity International, il quale sottolinea la dipendenza della valuta dal dollaro. "

Gli analisti di Goldman Sachs vedono una probabilità del 70% che Trump colpisca la Cina con dazi del 20%, ma ritengono basse le probabilità che mantenga la promessa di tariffe del 25% su Canada e Messico.

In una nota di novembre citata da Bloomberg, gli analisti di Bernstein avevano anche sottolineato come i dazi annunciati da Trump verso i due Paesi avrebbero rappresentato un “disastro” per l’industria automobilistica americana, che contano molto proprio sull’importazione dai Paesi vicini. Stellantis importa il 40% dei veicoli venduti negli Stati Uniti, General Motors il 30% e Ford il 25%.

I prelievi supplementari colpirebbero circa 97 miliardi di dollari di pezzi di ricambio e 4 milioni di veicoli finiti che arrivano negli Stati Uniti da questi da questi Paesi e potrebbero far aumentare i prezzi medi delle auto nuove di circa 3000 dollari, secondo Wolfe Research.

Moderna (+3%): ha ottenuto dagli Stati Uniti 590 milioni di dollari per accelerare lo sviluppo del suo vaccino contro l'influenza aviaria.

Intel (+4%): il media SemiAccurate, specializzata sul settore dei chip, ha riferito che una società senza nome stava considerando l'acquisto di Intel "nella sua interezza", citando e-mail e conferme da "fonti di alto livello".

Nano Nuclear Energy (+6%): il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha emesso una serie di ordini volti a stimolare la produzione di energia dopo il suo insediamento di ieri, sostenendo così tutto l’azionario legato al nucleare.

3M Co (+4%): EPS a 1,68 dollari nel quarto trimestre, superiore alle attese degli analisti che si aspettavano 1,66 dollari, grazie all'aumento delle vendite di adesivi industriali, nastri ed elettronica.

KeyCorp (-2%): ha ribadito la previsione di un aumento del 20% dei ricavi da interessi quest'anno rispetto al livello di 3,81 miliardi di dollari del 2024, mentre gli analisti (LSEG) si attendevano 4,58 miliardi.

Apple

Jefferies: da ‘neutral’ a ‘sell’ e prezzo obiettivo diminuito da 211,84 a 200,75 dollari.

Nvidia

UBS: ‘buy’ e target price confermato a 185 dollari.

Boeing

Jefferies: ‘buy’ e prezzo obiettivo sempre a 205 dollari.

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