Dazi Trump, Sapelli: “Non ci danneggiano sul lungo periodo, protezionismo Usa c’è sempre stato. Fa molta più paura von der Leyen”
L'economista smonta l'allarmismo sui dazi di Trump e rifila frecciate sparse: "Non si leggono più i grandi libri sul commercio mondiale scritti dal premio Nobel Krugman ma si seguono i modelli alla Cottarelli, alla Monti e alla Bocconi-Luiss" - Il video L'articolo Dazi Trump, Sapelli: “Non ci danneggiano sul lungo periodo, protezionismo Usa c’è sempre stato. Fa molta più paura von der Leyen” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“I dazi di Trump all’Europa? Niente di nuovo sotto il sole, la situazione non è molto diversa da quella che si stava annunciando già da un decennio. Anche con l’amministrazione Biden si faceva dumping sociale finanziando l’industria nazionale e locale. Trump è un abile propagandista ma i suoi avversari sono ignoranti e sciocchi, per certi versi molto più di lui. Con la decadenza del pensiero economico, l’informazione è tale che si dimenticano cose elementari”. Sono le parole pronunciate a 5 Notizie, su Radio Cusano Campus, dall’economista Giulio Sapelli circa i dazi promessi da Donald Trump sui prodotti europei.
“Ci sono sempre stati cicli di libero scambismo e di protezionismo nella politica americana – spiega Sapelli – Trump non fa altro che enfatizzare certi temi, come i dazi o le regole sanitarie o i processi di unificazione tecnica, molto peggiori dei dazi e utilizzati tantissimo nella nostra “brillantissima” industria rappresentata per anni da Finmeccanica e poi da Leonardo“.
Lo storico dell’economia sminuisce anche l’allarme dei giornali circa gli impatti disastrosi dei dazi sulla Ue e sull’Italia, sganciando staffilate all’informazione e a certi approcci economici: “Vengono fatti calcoli statistici nel brevissimo tempo, c’è questa mania di fare economia con sistemi meccanici, cioè con l’intelligenza artificiale degli stupidi. Non si leggono i grandi libri sul nuovo commercio mondiale scritti da Paul Krugman che su questo vinse il premio Nobel del 2008. Io mi rendo conto che la gente non legga più economia, ma faccia solo statistica alla Cottarelli, alla Monti, insomma a modello Bocconi-Luiss. Non si studia più la teoria”.
E sottolinea: “Krugman ha vinto il premio Nobel dicendo che il commercio mondiale, più che dai dazi, è determinato dalle capacità delle filiere e delle imprese di trovare sempre nuovi sistemi di congregazione e di coordinamento, perché, anche se i dazi vengono estesi nel mondo, generalmente nel lungo periodo la caduta delle esportazioni collima con un aumento delle sostituzioni delle importazioni. Quello che fa veramente male all’economia – prosegue – sono le interruzioni fisiche come la pandemia e la guerra. I dazi nel lungo periodo non danneggiano fortemente l’economia, anzi alle imprese, che oggi hanno una certa capacità di resilienza tecnologica, un po’ di movimento fa bene perché stimolano l’innovazione. Gli economisti che leggono ancora i libri di Kondratiev e di Krugman queste cose le sanno“.
Frecciata tagliente di Sapelli anche alla politica europea e in particolare alla ex ministra spagnola della Transizione Ecologica, Teresa Ribera Rodríguez, attualmente vicepresidente esecutiva della Commissione europea: “Lasciamo perdere, la politica non c’è più. Dagli imprenditori non c’è tutto questo cancan sui dazi, perché a loro fa molto più paura la von der Leyen. I veri nemici dell’industria mondiale oggi sono la von der Leyen e l’ecologismo che stanno, appunto, distruggendo l’industria e sono molto più pericolosi dei dazi. Questa cosa dei dazi è solo un diversivo per dare via libera alla Ribera, la fanatica ministra spagnola socialista verde che appoggia la von der Leyen. Ma è molto più pericoloso quello che fa l’Europa o la burocrazia tedesca rispetto ai dazi di Trump”.
E rincara: “Avete visto quanto sta crollando l’acciaio europeo? Ormai è stato superato dal Vietnam, che da solo produce più acciaio di tutta l’Europa, perché c’è la legge contro la carbonizzazione. Quando si dice che importiamo petrolio, sbagliamo: in realtà noi importiamo benzina perché in Europa non c’è più una raffineria. Naturalmente – precisa – non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte ai temi ambientali ma vanno messi dei filtri. In Australia ci sono ancora le centrali a carbone, ma è il posto più pulito del mondo. C’è bisogno di una neutralità tecnologica: usiamo tutte le tecnologie ma senza avere questo fondamentalismo“.
Sapelli conclude ironicamente con una esortazione al direttore Gianluca Fabi e a tutti i giornalisti: “Ma svegliatevi, suonate la tromba. Ma tanto lo so che quello dico non frega niente a nessuno, figlio mio”.
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