C’è almeno un magistrato che critica le ossessioni dell’Anm

Dietro la facciata della compattezza della magistratura provocata dal governo. I Graffi di Damato.

Feb 5, 2025 - 12:18
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C’è almeno un magistrato che critica le ossessioni dell’Anm

Cosa c’è dietro la facciata della compattezza della magistratura provocata dal governo. I Graffi di Damato

 

L’associazione delle toghe si rassegnerà prima o poi alla fine di ciò che nega a parole di avere mai voluto o volere ma è realtà da almeno una trentina d’anni: il primato del potere giudiziario sugli altri.

Più degli strilli dell’associazione, dello sciopero già indetto, con l’impegno di farne altri, e della mobilitazione annunciata per il referendum che concluderà il percorso della riforma Nordio, chiamiamola così, col nome del ministro della Giustizia, conta la maggiore consapevolezza che si avverte fra i magistrati non mobilitati. O hanno smesso di mobilitarsi in attività sindacali dopo averci provato e toccato con mano più danni che altro.

Ha fatto rumore in questi giorni, come al solito, con quella mimica inconfondibile dell’uomo che vuole prendere a calci anche le parole che pronuncia verso la controparte di turno, l’indimenticato ex magistrato ormai Antonio Di Pietro. Che ha condiviso la riforma Nordio e, precedendo persino le domande di Massimo Giletti in televisione, ha criticato l’amico avvocato Luigi Li Gotti, da lui fatto nominare sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo di Romano Prodi, per l’esposto contro il governo per l’affare del rimpatrio del generale libico Almasri girato rapidamente al tribunale dei ministri dal capo della Procura della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi.

Ma, pur senza avere la mimica e la notorietà di un Di Pietro riuscito a piacere persino a Giuliano Ferrara, avendo tuttavia il vantaggio di essere un magistrato ancora operativo alla guida della Procura della Repubblica di Padova, Antonello Racanelli (nella foto), già segretario di Magistratura Indipendente, ha avvertito e denunciato in una intervista al Foglio di ieri la “strategia suicida” dei suoi colleghi ostili alla separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e alle altre novità della riforma Nordio.

“Ci troviamo di fronte a una forte maggioranza parlamentare, legittimata dal voto popolare, che ha un preciso programma politico in tema di giustizia e magistratura”, ha osservato Racanelli. Che ai colleghi rifiutatisi di ascoltare i rappresentanti del governo uscendo per protesta quando parlavano alle inaugurazione dell’anno giudiziario, ha chiesto: “Cosa avremmo detto noi magistrati se di fronte a presidenti di Corti di appello o a procuratori generali che legittimamente nei loro interventi hanno avanzato argomentate critiche tecniche alla riforma i parlamentari o gli esponenti governativi presenti si fossero alzati per non ascoltarli?”.

Racanelli ha indicato nel referendum su cui ha scommesso l’associazione nazionale delle toghe l’occasione di una verifica della “fiducia o no nella situazione attuale della giustizia”. Ed ha detto: “E’ facile prevedere la risposta e sappiano tutti che molte sono le cause di questa sfiducia, alcune imputabili alla politica ma altre imputabili a noi magistrati”, “Corrisponde a verità -ha insistito Racanelli- che i peggiori nemici dei magistrati sono alcuni magistrati”.