Tecnologie net-zero: a che punto è la manifattura europea?
Quali criticità sta affrontando l’industria manifatturiera europea delle tecnologie Net-Zero? La Commissione Ue ha pubblicato martedì 14 gennaio un nuovo studio indipendente chiamato “The Net-Zero manufacturing industry landscape across Member States”, dedicato al panorama industriale delle tecnologie pulite (a zero emissioni) nei vari Stati membri. Il report (link in basso) offre una panoramica in diversi […] The post Tecnologie net-zero: a che punto è la manifattura europea? first appeared on QualEnergia.it.
Quali criticità sta affrontando l’industria manifatturiera europea delle tecnologie Net-Zero?
La Commissione Ue ha pubblicato martedì 14 gennaio un nuovo studio indipendente chiamato “The Net-Zero manufacturing industry landscape across Member States”, dedicato al panorama industriale delle tecnologie pulite (a zero emissioni) nei vari Stati membri.
Il report (link in basso) offre una panoramica in diversi settori chiave come le componenti per eolico, solare e altre rinnovabili, batterie, cattura della CO2, pompe di calore e reti elettriche: vediamoli uno per uno.
Le criticità del fotovoltaico
L’Ue ha visto calare la sua produzione di componenti per il solare fotovoltaico. Attualmente la capacità produttiva è di 14,1 GW per quanto riguarda i moduli, 2 GW per le celle, secondo la Ue solar manifacturing map di SolarPower Europe. La Germania è il Paese leader e rappresenta circa il 50% della capacità produttiva, seguita da Italia, Francia, Austria e Spagna.
Come è noto, l’Ue deve affrontare un’intensa concorrenza da parte della Cina, che domina il settore FV a livello mondiale grazie alle economie di scala, ai minori costi dei materiali e dell’energia e ai maggiori sussidi governativi. L’analisi della Commissione riporta che i costi di produzione in Cina sono inferiori del 35-65% rispetto a quelli dell’Ue.
Ciò rende molto difficile per le aziende europee competere sul mercato globale. La dipendenza dalle importazioni cinesi rimane un problema significativo a causa della mancanza di una catena di approvvigionamento completa all’interno dei confini comunitari.
La produzione nell’Ue si trova in una fase critica. La diffusione di tecnologie per il fotovoltaico, storicamente alimentata dagli incentivi, soffre i ritardi in nuove politiche di sostegno. Così, molti produttori hanno cessato le proprie attività o si sono trasferiti: si pensi al clamore intorno alla chiusura degli stabilimenti di Meyer Burger, che ha spostato la produzione negli Usa per godere dei vantaggi dell’Inflation Reduction Act.
Al contrario del fotovoltaico, la produzione industriale di componenti per il solare termico rimane “relativamente solida”, con la Germania leader negli scaldacqua e una quota industriale significativa anche in Italia, Francia e Polonia.
L’eolico soddisfa la domanda interna
La produzione di turbine eoliche nei Paesi Ue riesce a soddisfare l’85% della domanda interna. L’Europa è anche arrivata ad essere un affidabile esportatore netto, ma la sua quota di mercato globale è diminuita significativamente negli ultimi anni, anche in questo caso a causa della concorrenza della Cina.
I principali produttori di turbine eoliche sono concentrati in Germania e Danimarca, con un contributo anche della Spagna, soprattutto per quanto riguarda le torri. Anche Francia, Portogallo, Italia e Polonia svolgono, in misura minore, un ruolo chiave nella catena del valore dell’Ue. Tutti e quattro questi Paesi ospitano impianti di produzione di torri (e altre componenti in acciaio), mentre la realizzazione di pale e navicelle avviene perlopiù in Francia.
In termini di capacità di produzione di gondole (l’alloggiamento che contiene il generatore, il cambio e altri componenti), la Germania è il Paese leader, con una quota compresa tra il 45% e il 54%. Seguono Danimarca e Spagna, che rappresentano ognuno circa il 20% della capacità dell’Ue in questo segmento.
Batterie, un settore in crescita
Il mercato europeo delle batterie è in rapida espansione. Attualmente l’Ue detiene una piccola quota nella produzione globale (5% nel 2023, secondo stime Iea). Partendo da una base di 150-260 GWh di capacità produttiva nel 2023, ci si aspetta che vengano aggiunti 150-250 GWh nel 2024 e altrettanti nel 2025. La Commissione prevede che gli investimenti in corso faranno aumentare l’attuale capacità fino al 15% entro il 2030.
Polonia, Germania e Ungheria sono i Paesi leader, ma la produzione su larga scala è presente anche in Francia e Svezia. La Polonia in particolare ospita impianti che rappresentano oltre il 37% della capacità produttiva complessiva dell’Ue.
Anche in questo settore, la forte concorrenza cinese rimane un ostacolo significativo. La carenza di componenti e materiali essenziali complica ulteriormente il percorso dell’Ue verso l’autosufficienza industriale.
La forte dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche, le incertezze dovute alle chimiche alternative emergenti e la forte concorrenza sui prezzi, sono indicate nel report come altre criticità importanti.
Pompe di calore e geotermia
L’Ue produce e assembla una parte significativa delle pompe di calore necessarie a soddisfare la domanda interna (60-70%). In Germania, Svezia e Danimarca sorgono i principali stabilimenti: i primi due Paesi rappresentano rispettivamente il 22% e il 23% della produzione industriale di pompe di calore dell’Ue.
Il settore si trova però ad affrontare sfide legate alla riduzione della domanda, causata da fattori economici quali l’aumento dei tassi di interesse, l’inflazione, i prezzi elevati dell’elettricità rispetto a quelli del gas. Nel settore geotermico, invece, è l’Italia ad essere all’avanguardia sia nella diffusione che nella produzione industriale, seguita da Germania e Francia.
Le prospettive per idrogeno e biogas
L’Ue è destinata a una crescita significativa della sua base produttiva di elettrolizzatori, con una capacità che dovrebbe raddoppiare entro il 2030, grazie ai forti investimenti nell’idrogeno. Più della metà dell’attuale produzione di elettrolizzatori dell’Ue è concentrata in Germania, che rappresenta oltre il 60% della capacità comunitaria in questa tecnologia, diffusa ampiamente anche in Danimarca, Portogallo, Italia, Spagna e, in misura minore, in Belgio e in Francia.
Sebbene l’Ue detenga un vantaggio tecnologico in quanto a competenze e stabilimenti, in particolare per gli elettrolizzatori PEM (a membrana a scambio protonico) e a ossido solido, meno del 10% dei progetti previsti per il 2030 ha raggiunto una decisione finale di investimento.
Il Vecchio Continente conta anche su capacità significative per la produzione di apparecchiature per il biogas, come digestori anaerobici. La Germania e l’Italia sono centri chiave, con valori di produzione industriale rispettivamente di circa 5,8 e 2,5 miliardi di euro.
Carbon Capture, la strada è in salita
La catena del valore per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) nell’Ue è ancora in fase di sviluppo e gli impianti di produzione industriale su larga scala devono ancora essere pienamente consolidati. Si prevede che in futuro i principali siti produttivi sorgeranno in prossimità delle industrie petrolifere e del gas esistenti, in particolare negli Stati membri con solide basi industriali, come la Germania e i Paesi Bassi.
Sebbene l’Ue sia in testa agli investimenti globali nelle tecnologie CCS, deve ancora affrontare delle sfide per quanto riguarda la scalabilità e la diffusione di queste tecnologie.
Gli ostacoli sono rappresentati dai bassi investimenti, dagli alti costi, dalla carenza di manodopera. Il sistema di scambio di quote di emissione Ue (Ets), osserva Bruxelles, rappresenta un’opportunità per la diffusione della CCS, in quanto il tetto massimo alle emissioni e i prezzi della CO2 in aumento dovrebbero incentivare le aziende a investire e a utilizzare questa tecnologia.
L’eccellenza europea nelle reti
L’Ue detiene la leadership tecnologica e produttiva a livello mondiale nel settore delle infrastrutture di rete, in particolare nella produzione di cavi ad alta tensione CA e CC (HVAC/HVDC). L’Italia è al primo posto in questo segmento, seguita da Svezia e Germania, con contributi significativi da parte di Francia, Polonia e Danimarca.
I principali produttori europei citati dalla Commissione sono Prysmian Group (Italia), Nexans (Francia) e NKT (Danimarca). Gli sforzi di modernizzazione delle reti globali, molti dei quali finalizzati ad accogliere sempre più potenza da fonti rinnovabili, stanno guidando la domanda e sono ben supportati da un solido ecosistema industriale europeo.
Le principali sfide da affrontare sono dovute alla dipendenza da materie prime importate, come rame e alluminio per la produzione di cavi o semiconduttori, oltre alla concorrenza sui prezzi da parte di produttori emergenti, tra i quali – ancora una volta – aziende cinesi.
Il sistema di incentivi
Quasi tre Stati membri su quattro dispongono di programmi di incentivazione per promuovere gli investimenti nella capacità produttiva delle tecnologie Net-Zero, con 41 misure individuate in 19 Paesi. Più della metà dei programmi individuati nel report si rivolge a più tecnologie contemporaneamente. Le batterie e in generale le tecnologie storage (17 schemi in 13 Stati membri) e gli elettrolizzatori/fuel cell (17 schemi in 12 Stati membri) sono le più sostenute.
Le sovvenzioni sono la forma di sostegno più comune, ma vengono utilizzati anche prestiti ed esenzioni fiscali. Queste misure di solito forniscono un sostegno finanziario per coprire in parte i costi di investimento (capex) per l’installazione o l’espansione delle capacità produttive delle tecnologie stesse. Poco più della metà degli schemi identificati riceve il sostegno di programmi o fondi dell’Ue.
Esistono inoltre diversi schemi legati al Quadro temporaneo di crisi e transizione (TCTF), come parte del regime di aiuti di Stato per l’attuazione di progetti di investimento di importanza strategica.
Al momento i regimi di aiuti di Stato approvati dalla Commissione europea nell’ambito del TCTF per promuovere le capacità produttive delle tecnologie Net-Zero riguardano 12 Stati membri e forniscono congiuntamente un tetto di circa 15,6 miliardi di euro attraverso sovvenzioni, prestiti, misure fiscali e strumenti finanziari vari.
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