Groenlandia e Panama: il doppio gioco di Trump tra negazionismo e strategie globali

La questione dell’eventuale acquisto o annessione forzosa della Groenlandia e del Canale di Panama, ventilati dal presidente americano in pectore Donald Trump, nasconde un paradosso. Trump non crede alla crisi del clima, è un negazionista. Ciò nonostante, le sue mire di annessione della Groenlandia e del Canale di Panama sono del tutto basate sul cambiamento […] The post Groenlandia e Panama: il doppio gioco di Trump tra negazionismo e strategie globali first appeared on QualEnergia.it.

Jan 17, 2025 - 11:04
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Groenlandia e Panama: il doppio gioco di Trump tra negazionismo e strategie globali

La questione dell’eventuale acquisto o annessione forzosa della Groenlandia e del Canale di Panama, ventilati dal presidente americano in pectore Donald Trump, nasconde un paradosso.

Trump non crede alla crisi del clima, è un negazionista. Ciò nonostante, le sue mire di annessione della Groenlandia e del Canale di Panama sono del tutto basate sul cambiamento climatico.

La Groenlandia nelle mire di Trump

Questo mese, Trump ha rilanciato l’idea di acquistare la Groenlandia, un tema già discusso durante il suo precedente mandato. La sua motivazione è la sicurezza nazionale.

Lo scioglimento dei ghiacci, accelerato dal riscaldamento globale, sta esponendo enormi riserve di idrocarburi e minerali rari, essenziali per tecnologie avanzate come batterie e semiconduttori. Inoltre, la posizione strategica della Groenlandia la rende un punto di controllo cruciale per le rotte marittime artiche, che si stanno aprendo grazie sempre al ritiro dei ghiacci.

La Groenlandia è attualmente una regione autonoma sotto sovranità danese, che dovrebbe diventare indipendente nei prossimi anni.

Qualsiasi trasferimento di sovranità richiederebbe il consenso non solo dei cittadini groenlandesi, che si oppongono fermamente a tale ipotesi, ma anche della Danimarca. Senza contare che, allo stato attuale, anche l’Unione europea sarebbe formalmente coinvolta, visto che la Danimarca è uno Stato membro.

La tripla sfida: crisi climatica, ambientale ed espansionismo territoriale

Nonostante i suoi proclami che la crisi del clima non esiste, le proposte del prossimo presidente Usa evidenziano come il riscaldamento globale stia trasformando la possibilità di accesso a nuove risorse naturali e rotte commerciali in nuovi fronti strategici.

La comunità internazionale deve affrontare una tripla sfida: gestire le conseguenze della crisi climatica e ambientale, nonché e prevenire l’espansionismo territoriale guidato da interessi economici.

  • Impatti climatici

Il risvolto meno negativo per il clima è che i produttori di idrocarburi esplorano e trivellano nuovi giacimenti solo a fronte di un aumento stimato della domanda futura di greggio che sostenga i prezzi petroliferi e ripaghi gli investimenti.

I petrolieri non investiranno, cioè, solo per il gusto di creare nuova offerta senza una previsione di domanda adeguata, perché questo porterebbe ad un crollo dei prezzi di petrolio e gas, cosa che i produttori certamente non vogliono.

La sempre maggiore elettrificazione dell’economia e il crescente contributo delle rinnovabili non fanno pensare a un aumento sostenuto e duraturo della domanda di greggio. È quindi possibile che gli idrocarburi della Groenlandia rimarranno sottoterra ancora per un po’ o forse anche per sempre.

Il pericolo maggiore, se la Groenlandia finisse sotto il diretto controllo degli Usa, è che le risorse dell’isola siano relativamente più facili da estrarre e di maggiore qualità di quelle americane.

Questa maggiore facilità di estrazione, anche al netto delle complessità legate al trasporto, potrebbe rendere meno vantaggioso il costoso fracking degli oli di scisto negli Usa e potrebbe spingere ad esempio le majors a sostituire almeno in parte lo shale oil del Texas con il greggio della Groenlandia.

La sostituzione anche solo parziale di un greggio più difficile e caro da estrarre con un greggio più facile, affidabile e un po’ meno costoso, da un lato aumenterebbe i ricavi delle aziende petrolifere, e dall’altro rischierebbe di essere climaticamente ancora più impattante dello shale oil se la sfruttamento avvenisse nel permafrost.

Vaste aree della Groenlandia sono ricoperte dal permafrost, uno strato di terreno permanentemente congelato che con il riscaldamento globale rischia un graduale scioglimento. L’esplorazione petrolifera nelle regioni con permafrost comporta ulteriori rischi.

Il processo di perforazione può accelerare il disgelo del permafrost, provocando cedimenti e instabilità del terreno. Questo non solo mette a rischio le infrastrutture, ma aumenta anche la probabilità di contaminazione ambientale. Ad esempio, nel Delta del fiume Mackenzie in Canada, numerosi pozzi di perforazione contenenti rifiuti industriali tossici rischiano di disperdere sostanze nocive nell’ambiente con il disgelo del permafrost.

L’estrazione di idrocarburi a basso costo in queste zone, sommata al rilascio di gas serra come il metano, oggi intrappolato nel permafrost, potrebbe alimentare la domanda di greggio e accelerare ulteriormente i cambiamenti climatici e i danni ambientali (Cosa vuol dire l’elezione di Trump per rinnovabili, energia e clima).

  • Impatti ambientali

L’impatto dell’attività mineraria potrebbe avere effetti disastrosi sulla fauna e sulla flora locali nella regione del disgelo.

“Le stagioni di crescita del Nord sono brevi e fredde, quindi tutte le specie sono più o meno al limite della sopravvivenza”, ha detto a Politico Anne Tolvanen, docente e direttore del programma di ricerca presso il Natural Resources Institute Finland, e coautrice di una rassegna sull’estrazione mineraria nell’ambiente artico.

La ricercatrice ha spiegato che la natura potrebbe impiegare decenni o addirittura secoli per riprendersi dalle perturbazioni causate dall’industria pesante e da altre attività umane.

  • Impatti strategici

Il global warming sta trasformando la Groenlandia in un territorio di opportunità economiche e strategiche senza precedenti, nonostante le possibili gravi implicazioni climatiche e ambientali.

Lo scioglimento dei ghiacci non solo contribuisce all’innalzamento del livello del mare, ma rende accessibili giacimenti minerari fino a poco tempo fa irraggiungibili. Il controllo della Groenlandia garantirebbe agli Stati Uniti un significativo vantaggio strategico nell’Artico, in una fase in cui, con l’apertura di nuove rotte marittime, la regione è ormai un teatro di competizione tra le grandi potenze.

In un’intervista a Fox News, il deputato Mike Waltz, prossimo consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, ha dichiarato che il piano “non riguarda solo la Groenlandia”.

“Si tratta dell’Artico. La Russia sta cercando di diventare il re dell’Artico con oltre 60 rompighiaccio, alcuni dei quali a propulsione nucleare… Noi ne abbiamo due, e una ha appena preso fuoco. Con l’arretramento delle calotte polari, anche i cinesi stanno costruendo navi rompighiaccio e si stanno spingendo fin lassù… si tratta di petrolio e gas. È la nostra sicurezza nazionale”, ha dichiarato.

Parallelamente, il Canale di Panama affronta una crisi legata alla siccità, che sta riducendo i livelli d’acqua necessari per il funzionamento delle chiuse. Questo compromette il commercio internazionale, rendendo il controllo del canale e la gestione delle acque un obiettivo prioritario per Trump.

Un maggiore controllo americano potrebbe consolidare la posizione degli Stati Uniti come arbitro del commercio mondiale, ma rischia di generare tensioni con i Paesi dell’America Latina, che vedrebbero la mossa come un’ingerenza negli affari regionali.

Le reazioni internazionali

La proposta di acquistare la Groenlandia ha suscitato forti reazioni a livello internazionale.

Il governo danese ha definito l’idea “assurda e inaccettabile”, ma ha accettato di confrontarsi con Trump per discutere le relazioni bilaterali.

In Groenlandia, le autorità locali e la popolazione temono una perdita di autonomia e un aumento dell’impatto ambientale dovuto a politiche di sfruttamento intensivo.

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per il ritorno di una retorica espansionistica, che mette in secondo piano il generico isolazionismo internazionale di Trump, quando ci sono interessi economici e strategici funzionali alla “America first” e a un più diretto controllo delle catene di fornitura mondiali, necessario al rimpatrio della manifattura Usa e anche in funzione anti-Cina e anti-Russia.

Questo approccio potrebbe creare tensioni non solo con la Danimarca, l’Ue o l’America Latina, ma soprattutto con altre potenze mondiali interessate alle risorse artiche, come appunto Russia e Cina.

Questioni legali ed etiche

L’acquisto o l’annessione di territori solleva questioni legali ed etiche complesse.

Il diritto internazionale non prevede la vendita di interi Paesi o regioni senza il consenso dei residenti. Inoltre, la mossa di Trump è vista da molti come una violazione dei principi democratici e una forma di neocolonialismo mascherato da interesse strategico.

L’analisi degli esperti sottolinea anche i rischi di una gestione americana orientata al profitto. La Groenlandia, ricca di ecosistemi unici, potrebbe subire danni irreversibili se trasformata in una “miniera a cielo aperto” per risorse strategiche.The post Groenlandia e Panama: il doppio gioco di Trump tra negazionismo e strategie globali first appeared on QualEnergia.it.

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