‘Tariffe Donald Trump’ stende Wall Street

Il Presidente degli Stati Uniti ha imposto dazi del 25% a Canada e Messico, non risparmiando la Cina e minacciando anche l’Unione europea, indebolendo così i mercati azionari di oggi.

Feb 3, 2025 - 22:46
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‘Tariffe Donald Trump’ stende Wall Street

Il ciclone Donald Trump continua a colpire i mercati e dopo Europa e Asia sembra arrivato il turno di Wall Street. I future sul Nasdaq cedono il 2% quando manca circa un’ora all’avvio delle contrattazioni, mentre è solo leggermente minore il calo dei contratti sullo S&P500 (-1,50%) e sul Dow Jones (-1,50%).

Il dollaro continua a correre nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD scende (-1%) a 1,0267, indebolendo anche il Bitcoin (-3% a 95 mila dollari), mentre l’oro torna a salire (+0,30%) e viene scambiato a 2.844 dollari l’oncia (future).

In mezzo alla tempesta, resta alta l’attenzione sul proseguimento della stagione delle trimestrali nel corso della settimana, con protagoniste, tra le altre, Alphabet (domani) e Amazon (giovedì), entrambe dopo la chiusura del mercato.

Trump ha imposto dazi del 25% a Canada e Messico, oltre ad alzare di un ulteriore 10% quelli sulla Cina, minacciando anche l’Unione europea. Le tariffe dovrebbero entrare in vigore domani 4 febbraio, salvo un accordo dell’ultimo minuto.

In risposta alla decisione degli Stati Uniti, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato una contro-tariffa del 25%, mentre la leader messicana Claudia Sheinbaum ha minacciato tariffe di ritorsione. Il Ministero del Commercio cinese ha promesso “contromisure corrispondenti”, senza fornire dettagli, e che presenterà un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio.

La mossa di Trump è stata il primo colpo di una guerra commerciale globale distruttiva e di un'impennata dell'inflazione statunitense che "sarebbe ancora più rapida e più grande di quanto inizialmente previsto", secondo Paul Ashworth di Capital Economics.

Trump "sembra un giocatore di poker che punta tutto il suo bottino sulla prima mano", spiegava a Bloomberg TV Steven Englander, responsabile globale della ricerca G-10 FX presso Standard Chartered, che aggiunge: "il mercato non era preparato".

Secondo George Saravelos, di Deutsche Bank, "se le tariffe dovessero andare avanti, si tratterebbe del più grande shock nel sistema commerciale globale dai tempi di Bretton Woods” (l'accordo firmato nel 1944 da 44 paesi per mantenere stabili i loro tassi di cambio, da cui gli Stati Uniti si ritirarono nel 1971). Pertanto, sottolinea l'analista, "il mercato deve scontare strutturalmente e significativamente il premio di rischio di una guerra commerciale", cosa che finora non ha fatto.

Paul Ashworth, analista di Capital Economics, indica che "considerando che le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano circa il 20% del loro PIL, le economie di Canada e Messico entreranno in recessione se i dazi verranno mantenuti". Di conseguenza, il primo effetto delle decisioni di Trump sarà un calo del dollaro canadese e del peso messicano.

Goldman Sachs stima che i dazi del 25% sui prodotti di Canada e Messico aumenteranno l'inflazione degli Stati Uniti dello 0,7% e ridurrà il PIL dello 0,4%, anche se limitando al 10% i dazi sui prodotti energetici, tale effetto sarà leggermente minore. Tuttavia, la banca non esclude che ci possa essere un accordo dell'ultimo minuto che eviti l'imposizione di tariffe, e in ogni caso crede che non dureranno a lungo "per il loro potenziale effetto economico e le condizioni esistenti per il loro ritiro” (che si riduca l'immigrazione illegale e l'invio di fentanyl attraverso i paesi colpiti).

“È evidente che l’obiettivo di Trump (oltre alla lotta contro immigrazione clandestina e traffico di droga) sia quello di incoraggiare la produzione nazionale, aumentare i posti di lavoro e migliorare la bilancia commerciale”, secondo Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. “Tuttavia”, aggiunge, “i dazi introdotti sull’acciaio durante il primo mandato di Trump non avevano portato a grandi benefici. I dazi del secondo mandato sono generalizzati su tutti i beni e settori e potrebbero avere conseguenze diverse rispetto alle tariffe introdotte in passato.

Il rischio di estensione dei dazi all'Unione europea "farà avvicinare l'euro alla parità con il dollaro", prevede Deutsche Bank, e i movimenti in borsa potrebbero essere anche significativi. "Una guerra commerciale dovrebbe essereinterpretata come una combinazione di inasprimento fiscale (una tassa sui consumi) e uno shock negativo dell'offerta, il che è chiaramente negativo per i mercati azionari", aggiungono dalla banca tedesca.

Gli analisti di Citi spiegano che l'effetto si farà sentire anche nella borsa statunitense, poiché i dazi aumenteranno i costi dei titoli dell'S&P500. Secondo le loro stime, una tariffa generica di base del 10% sul resto del mondo riduce del 4-5% gli utili per azione delle aziende di quell'indice borsistico. Va ricordato che nel 2018, l'inizio di una battaglia commerciale tra Stati Uniti e Cina provocò cali a livello globale di tutte le borse.

“In mancanza di ritorsioni da parte degli altri paesi, la teoria economica insegna che il dollaro dovrebbe salire, i prezzi al consumo aumentare (inflazione in crescita), la Federal Reserve dovrebbe prepararsi a cambiare i propri piani per fronteggiare la nuova situazione. Per i paesi colpiti dai dazi la svalutazione delle proprie valute dovrebbe aumentare l'appetibilità dei beni”, prevede Diodovich.

In caso contrario, prosegue l’analista, “ovvero di risposte da parte dei paesi colpiti con altre misure, si potrebbe creare una escalation con il ritorno di una nuova guerra commerciale che avrebbe conseguenze fortemente negative sulla domanda globale”.

Secondo Goldman Sachs “c'è il rischio di un crollo del 5% delle azioni statunitensi a causa del colpo agli utili aziendali”, mentre RBC Capital Markets ha stimato “un intervallo tra il 5% e il 10%”.

Nvidia (-3%): i dazi di Trump stanno indebolendo il settore dei produttori di chip, tra cui anche Broadcom (-2%), Marvel Technology (-2%), Qualcomm (-1%), Advanced Micro Devices (-1%), Intel (-1%), Micron Technology (-2%), Arm Holdings (-3%) e Texas Instruments (-1%).

Triumph Group (+35%): stipulato un accordo definitivo per l'acquisizione da parte di Warburg Pincus e Berkshire Partners in un'operazione del valore di circa 3 miliardi di dollari.

Uranium Energy (-2%): i dazi di Trump attirano vendite anche sul settore dell’uranio, in quanto il Canada ne è il secondo produttore mondiale.

Constellation Brands (-5%): Secondo JP Morgan, l'85% delle sue vendite consolidate deriva dalla birra messicana importata che sarà soggetta ai dazi di Trump.

Molson Coors (-2%): sarà esposta ai dazi attraverso Molson Canadian, ma JP Morgan ritiene che l'impatto sarebbe minimo.

Annovis Bio (-17%): il prezzo dell'offerta pubblica di 5,25 milioni di azioni ordinarie e warrant è di 4 dollari per azione, valutata a sconto del 17,9% rispetto all'ultima chiusura del titolo.

Tesla

Argus: ‘buy’ e prezzo obiettivo aumentato da 286 a 488 dollari.

Visa

Argus: ‘buy’ e target price alzato da 330 a 395 dollari.

BNP Paribas Exane: ‘buy’ e prezzo obiettivo incrementato da 350 a 370 dollari.

Mastercard

Macquarie: ‘buy’ e target price salito da 565 a 645 dollari.

BNP Paribas Exane: ‘neutral’ e prezzo obiettivo aumentato da 507 a 570 dollari.

Pepsi Co

HSBC: ‘neutral’ e target price ridotto da 186 a 170 dollari.