Siamo all’alba di un boom di investimenti verso gli Stati Uniti?

Gli USA rimangono uno dei luoghi più attraenti al mondo per fare gli investimenti, visto che i consumatori statunitensi rappresentano oltre il 30% delle spese globali per consumi personali.A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

Feb 7, 2025 - 10:22
 0
Siamo all’alba di un boom di investimenti verso gli Stati Uniti?

Produzione industriale della Germania MoM di dicembre (stima -0.7% contro +1.5% di novembre) in uscita alle 8:00. Tasso di disoccupazione USA di gennaio (stima 4.1% invariato rispetto a dicembre) e variazione occupati di gennaio (stima 154k contro 256k di dicembre) entrambi alle 14:30. Alle 16:00 è la volta della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di febbraio (stima 71.4 punti contro 71.1 di gennaio). Se i dati venissero confermati, indicherebbero che il mercato del lavoro continua a normalizzarsi e con una disoccupazione comunque più bassa rispetto alla media storica.

Forte crescita degli ordini all’industria della Germania in dicembre (+6.9% contro +1.9% atteso e -5.4% di dicembre), che lasciano ben sperare nel successo della trasformazione dell’industria tedesca che, comunque, necessita di ulteriori conferme. Vendite al dettaglio MoM dell’Europa di dicembre in flessione (-0.2% contro -0.1% atteso e zero di novembre).

Richiesta USA di sussidi settimanali alla disoccupazione, pari a 219k, in crescita sia rispetto ai 214k attesi, sia a quelli della scorsa settimana e para a 208k. Più basso delle attese il costo unitario del lavoro QoQ del 4Q24 (+3% contro +3.4% atteso), ma in crescita rispetto al +0.5% del 3Q24. In calo la produttività QoQ del 4Q24 (+1.2% contro 1.5% attesa e +2.3% del 3Q24); produttività che rimane comunque tra le più elevate delle economie occidentali.

Con il piano di Trump di costruire uno scudo antimissile all’avanguardia, i produttori di armi a livello globale stanno cercando di garantirsi una parte dell’operazione “Iron Dome for America”. Non sono soli: temendo dazi commerciali più elevati e altre misure protezionistiche da parte della Casa Bianca, paesi e aziende di tutto il mondo intendono “entrare nella cupola”. Potremmo quindi essere all’alba di un boom di investimenti esteri diretti verso gli Stati Uniti e non solo nel settore della difesa.

Nelle ultime settimane, alcune aziende o nazioni hanno annunciato i propri piani per entrare negli Stati Uniti o rafforzare la loro presenza nel paese. Ecco alcuni esempi:

  • SoftBank è in trattative per investire tra i 15 e i 25 miliardi di dollari in OpenAI, oltre al suo impegno per l’iniziativa congiunta Stargate, dedicata all’intelligenza artificiale e alle infrastrutture AI. Stargate, che comprende anche Oracle e il fondo d’investimento degli Emirati Arabi Uniti MGX, prevede di investire fino a 500 miliardi di dollari in data center AI nei prossimi quattro anni;

  • Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman si è impegnato a investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni;

  • Stellantis prevede di investire oltre 5 miliardi di dollari nella produzione automobilistica statunitense, inclusi un nuovo pick-up di medie dimensioni costruito in Illinois, una nuova vettura Dodge a Detroit e impianti motore in Indiana;

  • ABB Group, che ha già 30 sedi produttive negli Stati Uniti, ha annunciato una continua espansione delle sue fabbriche e strutture per il business dell’elettrificazione e dell’automazione.

  • Il developer di Dubai DAMAC Properties ha annunciato piani per investire 20 miliardi di dollari legati all’intelligenza artificiale e alle criptovalute negli Stati Uniti, incluse località come Texas, Arizona, Oklahoma e Ohio.

È probabile che altre aziende estere seguiranno questo esempio, a causa delle preoccupazioni per le misure protezionistiche del commercio negli USA e della mentalità mercantilista dell’amministrazione. Ad attrarre il capitale delle multinazionali straniere è anche il fatto che, su base relativa, gli USA rimangono uno dei luoghi più attraenti al mondo per fare affari.

Il fascino dell’America è molteplice, con il suo immenso mercato di consumatori al primo posto tra le ragioni. I soli consumatori statunitensi rappresentano oltre il 30% delle spese globali per consumi personali. Gli USA sono anche un centro di innovazione, patria degli ecosistemi tecnologici più dinamici del mondo e sede di università rinomate a livello internazionale. Altri incentivi includono un rinnovato approccio pro-impresa della nuova amministrazione, una forza lavoro ampia e qualificata, costi energetici inferiori e un’economia che continua a sfidare i pessimisti crescendo in modo costante.

In definitiva, le misure protezionistiche degli USA stanno attirando flussi di investimento verso il paese, mentre i vantaggi strategici dell’America continuano ad attirare capitali. La storia ha dimostrato che il protezionismo negli Stati Uniti genera afflussi di investimenti diretti esteri (IDE) negli USA, poiché le aziende straniere si affrettano a superare le barriere commerciali. Questa dinamica è stata evidente negli anni '80, quando gli Stati Uniti imposero misure protezionistiche contro le importazioni di automobili e acciaio dal Giappone. Minacciate da tali misure, le aziende giapponesi reagirono aumentando i loro investimenti negli Stati Uniti come strategia per aggirare le barriere imposte. Questa "strategia di superamento delle barriere" diede origine a un boom degli investimenti giapponesi negli Stati Uniti nel decennio successivo.

Arrivando ai giorni nostri, scommesse simili per mitigare i rischi legati alle tariffe dell'amministrazione sono evidenti nel vortice di annunci relativi ai piani di investimento delle multinazionali fin dal giorno dell'insediamento. I dati dello scorso anno mostrano la preferenza del resto del mondo per gli Stati Uniti come destinazione degli investimenti diretti esteri (IDE). La quota degli Stati Uniti nei progetti di investimento transfrontaliero globali ha raggiunto il suo livello più alto di sempre nel 2024, attirando oltre 2.100 nuovi progetti di greenfield IDE nei 12 mesi fino a novembre scorso.

Al secondo posto, ma molto distante, si trova la Cina, che nello stesso periodo ha attirato meno di 400 progetti, vicino ad un minimo storico. I fattori in gioco includono la Cina al centro delle tensioni geopolitiche, le strategie di “de-risking” delle economie straniere e una generale stagnazione economica. Anche la quota dell’Europa, per ragioni diverse, si è mantenuta al di sotto delle tendenze storiche.

Con poche alternative e con l'incremento delle richieste di reshoring/onshoring negli Stati Uniti, il numero di progetti all’estero da parte delle aziende americane è sceso al livello più basso degli ultimi due decenni, escludendo le distorsioni causate dalla pandemia. Come il resto del mondo, anche le imprese statunitensi mostrano una crescente inclinazione a investire sul territorio nazionale piuttosto che all'estero.

Il flusso di investimenti a breve termine verso gli Stati Uniti è quindi atteso rimanere solido e coincide con una tendenza a lungo termine: incredibilmente, dall'inizio di questo secolo, gli Stati Uniti hanno rappresentato il 17,3% degli afflussi globali di IDE (fonte: Nazioni Unite). Questo dato supera di gran lunga ogni altro paese nell’attrarre investimenti, come ad esempio la Cina, che si trova al secondo posto con l’8,3% del totale. Nell’anno più recente per il quale sono disponibili dati completi dalle Nazioni Unite, gli afflussi di IDE negli Stati Uniti (311 miliardi di dollari) sono stati quasi il doppio di quelli della Cina (163 miliardi di dollari).

In definitiva, nessun altro paese al mondo è stato altrettanto efficace nell’attirare capitali stranieri come gli Stati Uniti. E questo ha contribuito a sostenere la competitività globale dell’America. Maggiore è il livello di afflussi di investimenti di capitale nell'economia statunitense, maggiore è il livello di occupazione e i redditi più alti per i lavoratori americani e maggiore è il livello di investimenti di capitale e di spese in ricerca e sviluppo. Maggiore è il livello di commercio, poiché molte aziende a capitale straniero negli Stati Uniti sono importanti esportatori statunitensi e maggiore è l'importo delle entrate fiscali e dei finanziamenti per i servizi pubblici come le infrastrutture e le attività legate alle comunità.

In altre parole, esiste una forte correlazione tra la capacità e la volontà di una nazione di accettare e utilizzare capitale straniero e il livello complessivo di crescita e competitività di quella nazione. Da questo punto di vista, nessuno fa meglio degli Stati Uniti. Questo è un fattore importante considerando che la previsione più condivisa da Wall Street è la continuazione dell'eccezionalismo americano. Motivi questo che, siamo convinti, contribuirà a mantenere un peso elevato degli Stati Uniti nei portafogli degli investitori.