Pantaloni (P&G SGR): “Oggi puntiamo sui CLO, la tipologia di ABS che vede maggiore spinta e vivacità”

Il consigliere delegato per il settore mobiliare spiega come la società si posizioni tra i primi player in Italia a operare nella finanza strutturata. I settori in cui P&G è attiva sono gli ABS, il real estate e il credito. L'articolo Pantaloni (P&G SGR): “Oggi puntiamo sui CLO, la tipologia di ABS che vede maggiore spinta e vivacità” proviene da FundsPeople Italia.

Jan 14, 2025 - 14:23
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Pantaloni (P&G SGR): “Oggi puntiamo sui CLO, la tipologia di ABS che vede maggiore spinta e vivacità”

Operare nel mondo delle cartolarizzazioni, mercato che in Italia si rivolge a una platea di investitori ristretta (principalmente istituzionali e con caratteristiche ben precise) e con una selezione degli investimenti che richiede specifiche competenze. La scelta di P&G SGR si è rivelata vincente dal momento che la società, fondata nel 2004 da Luca Peviani e Fabiana Gambarota, si colloca tra le prime in Italia a operare in questo settore e ad ampliarsi alle potenzialità offerte dalla finanza strutturata. “Con cartolarizzazione, il riferimento va a un concetto ampio, e a livello di sotto asset class vi è una miriade di possibilità, che spesso differiscono in base alla tipologia di collaterale”, spiega Luca Pantaloni, consigliere delegato per il settore mobiliare di P&G SGR raggiunto da FundsPeople per approfondire l’ambito in cui la società opera da oltre 20 anni.

P&G è attiva in tre settori: un focus specifico è dedicato all’investimento in asset-backed security (ABS) tramite diversi prodotti (fondi aperti e chiusi, e mandati di gestione), altri due ambiti di azione sono poi il real estate e, dal 2019, il settore del credito. “L’asset class principe della finanza strutturata – spiega l’esperto – sono sempre stati gli ABS, dove il portafoglio a collaterale delle note può essere composto da diverse tipologie di asset”.

Tra i più famosi, Pantaloni cita i Residential mortgage-backed security (RMBS) “ossia cartolarizzazioni in cui il collaterale è costituito da mutui ipotecari”. Ebbene, anche in questo caso, “le note emesse dalla SPV (che possono assumere diversi livelli di rischio, coprendo tutte le fasce di rating) sono i titoli in cui noi investiamo”. Il processo della cartolarizzazione vede in sintesi, “l’esistenza di un veicolo (SPV) che, attraverso l’emissione e il collocamento delle note agli investitori, ottiene il ‘funding’ per acquistare il portafoglio collaterale, nel caso degli RMBS i mutui ipotecari, originati da banche”.

Cosa sono i CLO

In anni recenti P&G ha concentrato ulteriormente la propria attenzione su una specifica asset class: i collateralized loan obligations (CLO), investendo sia tramite fondi chiusi (è il caso del fondo ZOO5, lanciato nel 2022), sia tramite mandati di gestione dedicati o fondi aperti che coprono anche altri tipi di asset creditizi (come ad esempio con il fondo P&G SCO, attivo dal 2009). “Il CLO è una cartolarizzazione che ha come sottostante i leveraged loan”, prosegue l’esperto che indica come, anche in questo caso, l’investitore in titoli cartolarizzati abbia “un’ampia scelta di emissioni in cui investire a seconda del rapporto rischio-rendimento che vuole ottenere”. All’interno del mercato della finanza strutturata, i CLO sono la tipologia di ABS che, dal 2013 in poi, ha visto “maggiore spinta e vivacità”.

Nel dettaglio, il collaterale di questi ABS sono “prestiti di tipo senior secured a imprese che hanno rating sub-investment grade o indicatori di leva di debito superiori di quattro o cinque volte il rapporto debito su Ebitda” afferma Pantaloni. Strumenti, insomma, “il cui collaterale può comprendere oltre 200 nomi: singoli prestiti a singole imprese di giurisdizione in generale europea”.

Un mercato in crescita

Un mercato, quello dei CLO, che a livello mondiale a fine 2024 si attesta a circa 1.260 miliardi di dollari. La fetta più grossa della torta concentrata negli Stati Uniti (con circa 998 miliardi), mentre la dimensione del mercato europeo è pari a circa 267 miliardi. Numeri che nel 2024 hanno visto un ulteriore incremento, a livello europeo, grazie a circa 48,5 miliardi di euro di nuove emissioni (di gran lunga superiori ai 27 miliardi del 2023).  La crescita del mercato dei CLO nel 2024, in ogni caso, è stata intensa a livello mondiale e guidata in particolare dal mercato statunitense che, secondo dati Bloomberg, ha sfiorato i 207 miliardi, tanto da superare il precedente record del 2021 quando si vendettero note per quasi 189 miliardi di dollari. Tuttavia, spiega Pantaloni “per come è fatto il CLO, per emettere le note e far crescere il mercato, serve il collaterale, ossia i crediti leveraged loan. Il leveraged loan spesso nasce da un’attività legata all’M&A e al leveraged buy-out. Essendoci al momento una forte domanda di CLO, l’attuale offerta di nuovi loan (collaterale) rischia di non essere abbastanza ampia da stare al passo con l’emissione di primario”.

Dove si colloca l’Italia

L’Italia, per parte sua, si colloca più come un Paese di “originator” che di asset manager attivi nell’investimento in questo tipo di prodotto. “Negli anni, abbiamo vissuto diverse fasi di crescita e di interruzione del mercato (si pensi alla parentesi del 2008)”, prosegue il consigliere delegato, che specifica come i soggetti che investono in questi prodotti siano principalmente istituzionali (“da banche a tesorerie corporate”). Un potenziale a livello di investitori interessati ancora inespresso, “nonostante si tratti di un’asset class che potrebbe rappresentare un’opportunità nel mondo del credito, dati i vantaggi a livello di relative value rispetto ad altre classi obbligazionarie: a parità di rating, le note CLO offrono rendimenti superiori sia ai bond governativi sia a quelli societari. Un’asset class – rimarca – da guardare per ottenere diversificazione e ritorno”.

E l’esperto torna sulla necessità di una “forte expertise nell’analisi”. Entra qui in gioco l’importanza della selezione. “Per come è sviluppato il mercato americano – afferma – è possibile investire in CLO anche tramite diversi prodotti ETF (oltre 20 miliardi di dollari in CLO ETF), mentre in Europa il primo ETF su CLO AAA è stato emesso soltanto nel 2024. Il mercato europeo è differente e il ruolo del gestore è centrale nella selezione degli strumenti di migliore qualità considerando rendimento, duration, ma anche struttura, composizione e track record di un determinato CLO manager”.

Anche perché un trend che si è visto in anni recenti (“e che può anche essere considerato una caratteristica del nostro mercato”) è quello che viene definito “tiering” tra i diversi CLO: “Ci sono differenze tra un CLO e un altro all’interno della stessa categoria di rating, ed è lì che il gestore va a selezionare quello che per lui è il migliore investimento per il proprio fondo in gestione. Più si scende nella capital structure e si investe in note CLO sub-investment grade, più si è esposti a una coda di portafoglio, e più il ruolo del gestore è importante”. Tuttavia, conclude Pantaloni, “occorre ricordare che i CLO, tra tutte le categorie di ABS, sono l’asset class che potremmo definire ‘più beta’, ossia i prodotti di finanza strutturata che si muovono più in linea con il mercato dei capitali”.

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