Nel 2025 occhio alla rimonta delle medie e piccole società
Titoli industriali penalizzati dalla debolezza della congiuntura, pur a fronte di fondamentali solidi; small e medium cap rimaste indietro nella corsa che ha caratterizzato i listini nell’ultimo anno; infine realtà meno penalizzate dalla prospettiva di dazi sull’import paventati da Donald Trump. Sono le società di Piazza Affari con le maggiori opportunità di rivalutazione secondo l’outlook […] L'articolo Nel 2025 occhio alla rimonta delle medie e piccole società proviene da Iusletter.
Titoli industriali penalizzati dalla debolezza della congiuntura, pur a fronte di fondamentali solidi; small e medium cap rimaste indietro nella corsa che ha caratterizzato i listini nell’ultimo anno; infine realtà meno penalizzate dalla prospettiva di dazi sull’import paventati da Donald Trump. Sono le società di Piazza Affari con le maggiori opportunità di rivalutazione secondo l’outlook 2025 di Intermonte. Un documento che mostra una moderata fiducia perle prospettive di Piazza Affari, ma a patto di puntare su un’attenta selezione di titoli, dato che la dispersione dei rendimenti potrebbe rivelarsi consistente.
LE BUSSOLE
Le bussole – non diversamente dal passato – sono essenzialmente due: da una parte le dinamiche geopolitiche, con i tanti fronti aperti ai quali da oggi si aggiunge l’avvio dell’amministrazione Trump, con la minaccia di dazi e di crescenti tensioni con la Cina; dall’altra le mosse delle banche centrali, con la previsione di un “divorzio” tra le due sponde dell’Atlantico. «Sul fronte dell’inflazione ci aspettiamo un primo semestre più complicato per i timori legati alla percezione dell’impatto delle politiche di Trump e una seconda parte dell’anno più tranquilla, anche nella prospettiva di un’attenuazione delle tensioni geopolitiche e di una maggiore offerta di petrolio e gas» afferma Alberto Villa, direttore ufficio studi di Intermonte.
Gli analisti si attendono una Bce molto accomodante nei prossimi mesi, con il tasso ufficiale sui depositi atteso al 2% entro l’estate, contro il 3% attuale. I tagli al costo del denaro dovrebbero essere quattro (secondo il ritmo tenuto da quando è partito l’allentamento monetario), tutti da 0,25%. «È improbabile che si assista a tagli più consistenti, dato che l’istituto ha fatto sapere di voler decidere in base all’evoluzione dei dati macro, in merito ai quali non si attendono strappi nel breve» aggiunge Villa. Il quale si mostra molto più prudente sugli Stati Uniti, con la Fed che potrebbe riprendere l’allentamento monetario solo nel quarto trimestre di quest’anno, sempre che effettivamente l’inflazione non continui ad alzare la testa, per un complessivo 0,50%.Detto dello scenario generale, Piazza Affari è reduce da un anno solo a prima vista positivo. Infatti, se è vero che il Ftse Mib è cresciuto del 13% nel corso del 2024, il merito è tutto dei primi sette titoli finanziari per capitalizzazioni, sui quali ha avuto peso rilevante il boom delle banche.
UN ANNO DIFFICILE
Senza di loro, la performance dell’indice principale sarebbe stata negativa del 3%. «Lo scorso anno è stato difficile per buona parte delle società quotate a Piazza Affari, che da un trimestre all’anno si sono trovate a dover ridurre le stime di crescita degli utili. Per il 2025 potremmo assistere a un fenomeno opposto, anche se non generalizzato », aggiunge l’esperto. «Vediamo opportunità soprattutto tra gli industriali che presentano multipli contenuti». Un esempio? Villa cita in proposito Buzzi (cemento e calcestruzzo), con un potenziale di rivalutazione del titolo che sfiora il 30%. «L’ottimismo è giustificato dall’attesa di una stabilizzazione nell’immobiliare residenziale tedesco e di un generale incremento dei prezzi. Inoltre ci attendiamo benefici dai maggiori investimenti nella decarbonizzazione, con ricadute positive anche in merito alla remunerazione degli azionisti tramite dividendi”, aggiunge. Il tutto nella considerazione di multipli sotto la media storica, con un rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi quest’anno di 7,3 volte.
Le prospettive di Intermonte sono orientate all’ottimismo anche per i titoli finanziari, in particolare Banco Bpm e Intesa Sanpaolo, nel primo caso per l’appeal speculativo dovuto al risiko bancario in corso, con la banca guidata da Giuseppe Castagna oggetto di un’Opas da parte di UniCredit, ma che intanto ha visto salire nel suo azionariato Credit Agricole. Quanto al primo gruppo bancario italiano, invece, la fiducia si spiega in primo luogo con il forte contributo dei ricavi commissionali, attesi a un altro anno positivo. Tra le altre large cap, gli analisti segnalano anche Amplifon e Pirelli per i multipli contenuti, Ferrari per la minore dipendenza rispetto ad altre società da eventuali dazi, Enel e Leonardo, per l’attesa di investimenti crescenti rispettivamente nella transizione energetica e nella difesa.Ma le maggiori opportunità di valorizzazione Intermonte le vede nei titoli a media o bassa capitalizzazione, rimaste indietro negli ultimi anni, quando gli investitori hanno focalizzato le attenzioni sulle realtà più grandi di fronte alle tante incognite del quadro macro.
SMALL E MID CAP
In questo caso l’attenzione è concentrata su settori a contenuto tecnologico, con preferenza per aziende ben diversificate a livello geografico e buoni fondamentali come El.En. (sistemi laser per applicazioni medicali e industriali) e Sesa (soluzioni informatiche per le imprese) anche alla luce della recente performance negativa del titolo. Spazio, poi, ai beni di consumo con De’ Longhi, Intercos (cosmetica) e Lottomatica e media (Mondadori e Media for Europe). Infine Villa indica la multiutility Iren, «nella considerazione che i servizi di pubblica utilità costituiscono un settore tradizionalmente orientato a una crescita sostenibile, con l’aggiunta nel caso aziendale di una forte esposizione all’idroelettrico, un settore destinato a una crescita rilevante» conclude.
L'articolo Nel 2025 occhio alla rimonta delle medie e piccole società proviene da Iusletter.
What's Your Reaction?